venerdì 15 giugno 2012

Beyond the earthquake

























Mi sono assentata volutamente dal mio blog.
Ho deciso di prendermi una pausa per osservare il mondo e per riflettere su ciò che mi stava intorno. Ho pensato che era meglio impormi il silenzio di alcuni giorni per capire cosa veramente volessi da questo momento della mia vita, ma soprattutto per dare una classifica alla scala dei valori e mettere sul podio le cose più importanti per creare il mio futuro. Stasera una domanda mi sorge spontanea. Cos’è il futuro? Nel lungo cammino della vita pensiamo continuamente al futuro credendo che questo sia lontano anni luce da noi, lo agogniamo non rendendoci conto che lui è già qui di fronte, ci aspetta e poi ci oltrepassa, ci guarda e poi ci prende in giro, ci urla e poi la sua voce diventa eco impalpabile e scompare negli angoli nascosti della memoria. Il futuro è tra noi, è il sogno di un lavoro perfetto, di un amore sospirato, di una famiglia felice. È la veloce sensazione che ci fa attendere ciò che pensavamo non arrivasse mai, è la rarefatta speranza che un giorno possa accadere qualcosa che cambi le sorti della tua esistenza, è una strana utopia che raggiungi in un attimo pensando che quell’attimo fosse lontano.

La mia momentanea assenza da questo diario virtuale è stata pensata, voluta e ragionata. Ho preferito schiodarmi dalla sedia blu, dalla mia tana, dal mio rifugio per andare sul campo a riprendermi la mia identità. Ho iniziato a camminare verso me stessa per riscoprire quanto è bello parlare con la gente, aiutarla e sentirmi una persona in carne e ossa. Ho preso la macchina e sono andata direttamente là, verso le mie origine, in direzione della mia terra massacrata dal terremoto, lungo il cammino del Po, quel grande fiume che ha segnato la mia infanzia e che oggi sussurra il suo dolore e la sua paura. Mantova. Andata e ritorno. Una salvifica permanenza nei campi sfollati, in mezzo alla gente che non ha più nulla, alle persone che hanno ancora voglia di stare unite e ricominciare. Mantova una città ricca di me in cui mi sono ritrovata e ho capito che avevo rinunciato a troppe cose per il successo e tralasciato troppe amicizie per crearmi quell’impalpabile futuro che ora possiedo.
Mantova solo andata.
Bologna solo ritorno.
Blue fermata obbligatoria.

La terra ha tremato il giorno del mio 35esimo compleanno. “Seduta sopra la bocca del drago” tutto mi è sembrato così irreale, le case ballavano, i campanili si giravano su se stessi, nelle strade si aprivano squarci con vista, gli uomini abbracciavano le loro famiglie e sorreggevano i loro figli. Io sono rimasta con gli occhi sbarrati a osservare la vita che scorreva mentre i giovani cuochi del campo erano intenti a preparare un pasto caldo per la gente, mentre la protezione civile “tirava su i morali” e mentre scendevano calcinacci pesanti sull’anima e sul cuore. Il terremoto è una catastrofe non solo per ciò che ti porta via fisicamente ma per ciò di cui ti priva emotivamente. Dopo di lui, hai paura di respirare. Dopo di lui guardi continuamente il lampadario (se hai ancora una casa dove appenderlo). Dopo il terremoto i rapporti sono più veri, sono spogliati dallo sfarzo, dai fronzoli e da quegli orpelli inutili che pensavi fossero necessari. Dopo il terremoto tocca ricominciare e allora io, ri-comincio con la mia famiglia ri-unita dopo un lungo periodo di paralisi emotiva. Ricomincio da qui. Mantova 29 Maggio 2012. 







Il capo cuoco Nicola (18 anni) al campo di Bondanello
scuola alberghiera Greggiati di Poggio Rusco 





Fabrizio Benzi, responsabile protezione civile zona A di Mantova




Gli ospiti del campo di Bondanello che attendono la cena




Al lavoro per preparare la cena






Zelia e il suo cane, ospiti del campo di Bondanello






Omar che prepara caffè per la protezione civile







Elvira mentre aiuta a preparare l'insalata



Elviva e Salvatore ( aiuto cuoco) al campo di Bondanello.



2 commenti:

  1. Non soltanto le parole, ma anche le immagini con cui le hai accompagnate. Scatti pieni di vita, e di forza, e coraggio, e speranza.
    Tu non sei una che resta dietro la scrivania ad osservare la storia. Tu sei quella che dalla scrivania si alza, e scrive la storia.

    Un sorriso. Sempre tua, Antonia.

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  2. bellissimo questo post, ricco di sentimenti ed emozioni, così come pure le foto, un abbraccio SILVIA

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