giovedì 16 agosto 2012

Caffé. Amore o Lussuria


“La donna è come un frutto che esala la sua fragranza solo quando una mano la strofina. Prendi, ad esempio, il basilico: se non lo scaldi tra le dita non sprigiona il suo profumo” 
 da Il giardino profumato

Proviamo a concentrarci un attimo. Chiudiamo gli occhi. Distendiamo le gambe. Liberiamo il cervello da tutto e cominciamo a respirare. Se il nostro naso è fino a  sufficienza riusciremo a percepire diversi odori, non sempre piacevoli, che entreranno dalle narici e si propagheranno in tutto il nostro essere. In quel momento di totale rassegnazione olfattiva potremmo trovarci a respirare l’odore di erba fresca (se siamo reduci da un temporale estivo), di fiori di pesco (con la primavera alle porte), di salsedine (se siamo di fronte al mare), di rose rosse (se il giardino della nonna è appena stato annaffiato), di more (se siamo a ridosso di un fosso nella campagna mantovana), di grano essiccato (se siamo su un campo in pianura padana) o di caffé della moca (se ci troviamo con la finestra aperta davanti alla scrivania di casa nostra e la vicina puntualmente, ogni giorno, alle tre, mette sui fornelli una moca da sei per berlo con le amiche).



Il caffé è una tentazione, ma contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non è una tentazione che nasce dal suo sapore che lascia tracce di fumo e “brace del ricordo” nel palato, bensì una tentazione che proviene dall’intensa, intima e  profonda fragranza da “bosco millenario”. Il caffé è il gesto quotidiano di un’italianità che non molla le radici, è la pausa piacevole di chiacchere amicali, è la fine di una cena luculliana passata a deliziare il palato. Ma è anche il risveglio del mattino, il proseguo di una giornata tossica o il compagno fedele di una notte passata a studiare. Con un caffé prendiamo appuntamenti, dichiariamo guerra al nemico e ci innamoriamo, si perché oltre ad essere un’ottima interruzione al lavoro è anche complice di rendez-vous con l’uomo che ti piacerebbe avere al fianco, è un collante perfetto per serate divertenti e soprattutto è un ottimo alleato contro il sonno quando vuoi albeggiare di fronte al mare. Si prende un caffé in nome della famiglia, della madre, del padre, della sorella e dell’amica con problemi di cuore, si sorseggia un caffé sul bancone di casa, in cammino verso l’ufficio, in un museo mentre “scrocchi” la connessione internet, se devi andare in bagno al bar (è la scusa migliore per beneficiare dei servizi igienici) e se avvisti, dalla tua auto, una caffetteria che t’ispira. C’è sempre una buona scusa per prendersi un caffé cosi come c’è sempre una buona scusa per infilarsi nel letto di un uomo che ne ha appena bevuto uno e la sua saliva ne riporta l’essenza divina. Un caffé non è per la vita ma sicuramente potrebbe far parte di un pezzo, della tua vita. Ci sono momenti in cui amiamo cercarne le note acidule o acri, altri in cui l’amaro si sposa bene con il nostro umore, altri in cui preferiamo l’aspro, ci sono attimi dove lo percepiamo salato o bilanciato, in alcuni riconosciamo il retrogusto di bouquet e in altri ancora il sapor di ciliegia o il cioccolato dominano la scena. Ma dove finisce l’olfatto e inizia il gusto? Dove rimane questa linea sottile che traccia l’inseparabilità dei due sensi? Dove collochiamo il caffé e il suo essere naturalmente erotico, per forma (chicco), colore (ricorda la cioccolata), sapore e odore? Ma è più erotico un caffé in moca fatto con tanto amore o in cialda (magari una fiammante Nespresso) che fa risparmiare tempo? Ma da dove arriva il caffé e come siamo arrivati a consacrarlo portatore sano delle nostre emozioni all’ombra di una gigante Orange Moon ?

La storia del caffé è lunghissima. Un cammino, iniziato intorno al 900-1000 d.C., che lo vede fenomeno di costume, simbolo della socialità e bevanda portatrice di saperi che desta anche un notevole interesse scientifico.
Il caffé è giunto fino a noi seguendo le rotte delle navi. Probabilmente esisteva già ai tempi di Omero e di Troia. Giunse a Costantinopoli nel 1517 circa, dopo la conquista dell'Egitto e da allora fu abitudine berlo in tutto l'impero turco, usanza già ben radicata a Damasco e ad Aleppo.
In Europa i molti viaggiatori, commercianti, avventurieri  così come studiosi, medici a disegnatori contribuirono a farlo divenire bevanda sinonimo di socialità. In Italia, il caffé divenne presto dono da offrire, era considerato il regalo dell’amicizia e dell’amore. È vero, infatti, che i corteggiatori inviavano alle proprie innamorate vassoi colmi di caffé e cioccolata.

Allora qui siamo da capo. Il cioccolato si sa, ha un potere a dir poco afrodisiaco ma anche il caffé non scherza. Regalando un pò di caffé all’amata la si voleva indurre in tentazione, si bramava di strapparle gli slip (mutandoni, nei secoli scorsi)ma con quel tocco di galanteria tipica di una società evoluta, una società che credeva ancora nel corteggiamento, soprattutto quello gastronomico. Il caffé era perfetto perché faceva sognare, con il suo profumo, a posti lontani, luoghi vergini, vedute sconfinate e orizzonti illimitati.

Quindi, il naso è portatore di erotismo tanto quanto lo è la lingua e nel caso del caffé i due si coalizzano per giocare a favore di una sessualità esplosiva. Il naso sa riconoscere ogni nota presente nel caffé mentre il cervello la riconosce e la lingua ne produce una memoria gustativa ma lo stesso cervello che riesce a fare tutto questo con un odore non riesce, spesso, a distinguere tra lussuria e amore. Allora come si può uscirne vivi? Come possiamo capire se siamo incappati in un amore (caffé in moka) o  nella lussuria (un caffé Nespresso). Chissà.
Blue consiglia. Se un uomo vi offre un caffé, cercate sempre di scoprire se nella sua splendida cucina ha una rudimentale moka o un tecnologica macchina mangia cialde.
Se sia meglio l’una o l’altra dipende da voi.


3 commenti:

  1. Ci hai regalato un sorriso, è bello leggerti! Noi siamo per la moka perchè ha bisogno di preliminari e perchè puoi riempire la tazzina fino all'orlo! :-D
    Baci baci
    Sabrina&Luca

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  2. Il caffé serve anche per scambiarsi sguardi ancora non assaporati

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  3. Il caffè, quello italiano ovviamente, è una goduria. Io preferisco quello della macchinetta, con quella schiumetta chiara e soffice.
    Purtroppo, causa tachicardia galoppante, ho dovuto ridurne drasticamente le dosi ultimamente ed è orribile :(
    Ma mi consolo annusandolo!!
    Robi

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