mercoledì 31 luglio 2013

La possibilità di un deserto


A un certo punto della vita il tuo corpo è un deserto. Un deserto arido, soffocante, senza orizzonte. Un deserto rosso, polveroso, senza vie di uscita. Nel deserto l'orizzonte è sconfinato, offuscato, privo di vie d’uscite. É un piano mobile, una paura disorientante, un luogo infinito, desolato, cinico e spietato. Il deserto ti toglie le forze, ti annebbia lavista e ti fa perdere la bussola. Non pare dare possibilità, dove ti giri, ti giri vedi solo sabbia che ti entra nelle orecchie, nella bocca e che ti bolle sotto ai piedi. Il deserto è sacrificio di giorno e desolazione di notte, quando l'aria si alza e il vento secca le labbra. Per superare un deserto é necessario saper ascoltare il silenzio, non solo il proprio, ma quello che invade tutto, sì perché il deserto si prende tutto, ogni singolo angolo di ciò che ti ruota attorno.

venerdì 26 luglio 2013

Osteria delle Rose. Dove vanno le foodBloggers quando a Bologna fa caldo


Vista dell'Osteria delle Rose

Chi dice che in estate a Bologna non c’è mai nulla da fare ha due grandi problemi: è una persona che non si interessa alle attività della sua città e non ha mille amiche Bloggers come me. Non è affatto vero che Bologna, con 40°, non offre opportunità, non le da se sei una persona che sta seduta alla scrivania a guardare la polvere che si accumula, non ci sarà mai niente da combinare se te ne stai incollato alla sedia ad aspettare che la vita succeda e ti bussi alla porta una qualche iniziativa carina che ti porti fuori da casa. Non lo dico per essere sempre la solita, lo affermo perché io, a Bologna, in estate faccio un sacco di cose, vedo gente, scopro posticini nuovi che aprono e mi informo su dove andare a prendere un po’ di fresco e mangiare qualcosa di buono che allieti le mie serate. Certo, avere amiche gastrofissate e foodbloggers, aiuta molto a non annoiarsi, ma poi anch’io ci metto del mio e prendo la bicicletta e mi muovo verso nuovi orizzonti che al tramonto prendono un colore diverso e tingono i capelli di un rosso più acceso.

Il Menu dell'Osteria delle Rose, RedPassion
L’altra sera la nostra scelta è caduta su una Temporary-Osteria, l’Osteria delle Rose. Ristorantino tipico bolognese, pochi piatti ma tutti della tradizione con tavolini e tovagliette di carta allestiti nella splendida cornice di Villa delle Rose. E qui spezzo una lancia a favore di una delle ville che amo di più della mia città.
Questa villa è un'antica residenza di villeggiatura edificata nel '700 al posto di una preesistente dimora di campagna appartenuta agli Spannocchi. La scalinata, meravigliosa e di grande impatto visivo si scorge da via Saragozza e sale fin sul porticato dell’edificio, in origine il suo nome era Villa la Scala. Nel 1800 la proprietà passa ai Pepoli e successivamente ad altre famiglie fino ai Armandi Avogli, che nel 1907 affidano all'architetto Dante Trebbi l'opera di restauro della villa e del giardino. Per donazione dell'ultima proprietaria, Nerina Armandi de' Piccoli, nel 1916 il Comune di Bologna acquisisce l'immobile e lo adibisce a sede della Galleria D'Arte Moderna verso la fine degli anni '20.
Dopo essere stata anche un ospedale con la seconda Guerra fino al ‘75 funge da contenitore d’arte per poi rimanere chiusa molti anni per ristrutturazione per poi diventare la dependance espositiva della Galleria D'Arte Moderna.

I Sott'Aceti e il grasso fatto in casa 
In questa cornice, piena di fiori, arte e storia, l’altra sera si è consumata la nostra cena tra risate, confidenze e pettegolezzi, tra una crescentina e una tigella, tra prosciutto, salame, mortadella Bologna, squaquerone e Pignoletto come se piovesse. L’atmosfera amicale e anche un po’ tipica da foodbloggers con macchine fotografiche e tra occhi di commensali increduli, una serata ad assaporare tortelloni burro e salvia e tagliatelle alla Bolognese e per finire un bel piatto di melone fresco in compagnia degli artisti che in questi giorni si stanno alternando in Quelli che…l’estate in città con il cartellone estivo del Teatro delle Celebrazioni.
Vino come se piovesse, per combattere il caldo è necessario
Sarà possibile mangiare e divertirsi al fresco di Villa delle Rose fino al 25 Agosto e partecipare ad un contest super cariño per vincere una cena all’Osteria. "Quelli che... L'estate in città" lancia sul suo profilo facebook/QuelliCheLestateInCitta il contest fotografico: "Fotografa Quelli che... L'estate in città e conquisti una cena per due all'Osteria delle Rose". Come funziona? Basta partecipare agli spettacoli, fotografare, postare su FB. Lo scatto più bello sarà votato ogni settimana e i "mi piace" saranno l'elemento decisivo perché la foto più amata sia scelta. 

Eccole alcune FoodBloggers all'ingresso sulla scalinata di Villa delle Rose, ma ne mancano ancora molte.
Davanti: Carmen di Le Temps des Cerises, Francy di Burro e Zucchero
Seconda fila: Marilù di Polvere di Peperoncino, Veronica di Cucino per Te Scemo, Martina di CurvyFoodyHungry, Livia di Rock and Food
mancano nella foto Bebe di ApranzoconBea e Luca e Sabrina di Sapori Divini alle prese con le loro due pupattole.
Chi sia Blue di AspassoconBlue ve lo lascio immaginare...l'unica a non essere una FoodBloggers ma a scrivere ugualmente di cucina



Avete ancora il coraggio di dire che in estate, a Bologna, non c’è nulla da fare?

Osteria delle Rose
Fino al 25 Agosto
via Saragozza 232- Bologna








giovedì 25 luglio 2013

Lo sguardo è una scelta


"Che differenza c'è fra occhi che possiedono uno sguardo e occhi che ne sono sprovvisti? Questa differenza ha un nome: si chiama vita. La vita inizia laddove inizia lo sguardo. Lo sguardo è una scelta. Chi guarda decide di soffermarsi su una determinata cosa e di escludere dunque dall'attenzione il resto del proprio campo visivo. In questo senso lo sguardo, che è l'essenza della vita, è prima di tutto un rifiuto. Vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio di un lavandino. Per vivere bisogna essere capaci di non mettere più sullo stesso piano, al di sopra di se stessi, la mamma e il soffitto. Bisogna rinunciare a uno dei due e decidere di interessarsi o alla mamma o al soffitto. L'unica scelta sbagliata è quella di non fare una scelta".

(Amelie Nothomb, da "La metafisica dei tubi")

martedì 23 luglio 2013

Mantova, Palazzo Te e la favola di Amore e Psiche specchiata nel pavimento di Alfredo Pirri


Quando ci accostiamo a un’opera d’arte, senza altri interessi se non quello di sentirla il più intensamente possibile, oltrepassiamo i limiti di ciò che non possiamo sapere, i limiti della nostra ragione. Secondo Kant e i romantici, l’artista gioca liberamente con la sua facoltà conoscitiva e secondo Schiller, la sua attività è come un gioco ed è solo quando l’essere umano gioca che diviene libero perché è lui a creare le proprie leggi.
Palazzo Te
Giulio Romano ha giocato sempre, ma soprattutto lo ha fatto, creando  il palazzo del Te, la sfarzosa residenza di Federico Gonzaga, costruita tra il 1526 e il 1534 sostituendola a una scuderia. Un monumento singolare esente da limitazioni di carattere pratico e tecnico in quanto Giulio aveva a disposizione mezzi i economici elargiti dalla famiglia Gonzaga e la disponibilità da parte di Francesco che apprezzava la poliedricità Giuliesca di essere architetto, artista erede di Raffaello e consigliere sulle scelte della fastosa corte gonzaghesca. Una sede che non solo ha visto brillare una dinastia sotto il profilo architettonico e artistico ma che ha avuto grandi albe anche nella cucina dominata dalla personalità dello chef Bartolomeo Stefani che, nel XVII secolo, scrisse un importante trattato di cucina in cui faceva notare come gli alimenti non fossero mai “contro stagione”.

mercoledì 10 luglio 2013

Giubilare lo sguardo verso un'alba bolognese


Bologna all'Alba vista dai tetti

La cosa che amo di più di Bologna è quando, nelle mattine d’estate, rientrando da una nottata con le amiche, arrivo in via Murri e aspetto che apra il CapoNord per bermi il cappuccino con la schiuma fredda dell’Anna. Seduta fuori, con una leggera brezza che m’inturgidisce la pelle, il mio sguardo si perde nell’Orizzonte. Silenzio, calma, uccellini che cinguettano. Fresco, serenità, vento che ti accarezza.
Mentre la schiuma mi rimane inevitabilmente sui baffi, apro il giornale. È domenica, o forse sabato o un qualsiasi giorno d’estate in cui Bologna viene baciata dall’Alba. Io sono li che osservo distrattamente un panorama che amo, immersa dal silenzio di una città che tra poche ore sarà invasa dal traffico. Penso, leggo, mi getto a capofitto sul mio Cappuccino, la città in quel momento parla. Mi sussurra il suo amore, mi dichiara la sua passione, mi promette che sarà mia per sempre. È proprio così, Bologna sarà mia per sempre, lo sarà perché ci arrivai poco più che adolescente e ci rimasi nonostante, di case, nel mondo, io ne abbia cambiate tante, Io la mia casetta bolognese non l’ho mai abbandonata. 

domenica 7 luglio 2013

La crostata di marmellata di fichi. Il piatto dell'amore di Blue


Dopo tanti anni passati a intervistare chef sul loro piatto dell’amore, a cercare di scoprire cosa si nascondesse nella loro vita sentimentale ed erotica che potesse essere messo sul piatto, dopo tanto tempo trascorso a intervistare, toccare, annusare, scrivere, osservare, carpire, colloquiare in ordine sparso per poi passare notti insonni a trovare la chiave vincente per ricostruire il rapporto amore-cibo, cibo-sesso, vita-alimenti, sempre in ordine sparso per la mia capacità o incapacità di essere ordinata, alla fine qualcuno l’ha chiesto a me, quale fosse il mio piatto dell’amore.