mercoledì 31 luglio 2013

La possibilità di un deserto


A un certo punto della vita il tuo corpo è un deserto. Un deserto arido, soffocante, senza orizzonte. Un deserto rosso, polveroso, senza vie di uscita. Nel deserto l'orizzonte è sconfinato, offuscato, privo di vie d’uscite. É un piano mobile, una paura disorientante, un luogo infinito, desolato, cinico e spietato. Il deserto ti toglie le forze, ti annebbia lavista e ti fa perdere la bussola. Non pare dare possibilità, dove ti giri, ti giri vedi solo sabbia che ti entra nelle orecchie, nella bocca e che ti bolle sotto ai piedi. Il deserto è sacrificio di giorno e desolazione di notte, quando l'aria si alza e il vento secca le labbra. Per superare un deserto é necessario saper ascoltare il silenzio, non solo il proprio, ma quello che invade tutto, sì perché il deserto si prende tutto, ogni singolo angolo di ciò che ti ruota attorno.

Ma nonostante il deserto sia tutto questo e molto altro ancora, c'è anche un fascino nell'attraversarlo, c'è il desiderio di superarlo, c'è la necessità di sfidarlo per ricercare o ritrovare l'oasi che non è altro che un pezzo di terra piena di alberi rinfrescanti e acqua. E allora il deserto diventa una possibilità. La possibilità che ti conduce in un luogo in cui dormire, riposare, refrigerarsi, un luogo in cui pensare e ritrovate le forze per proseguire il cammino, diventa la possibilità di riscoprirsi, reinventarsi, rigenerarsi e ritrovare se stessi. L'oasi dopo anni di deserto diventa uno spazio in cui è stato difficile arrivare e dal quale non vorresti più ripartire.

L'oasi è il ritrovamento del tuo corpo, della tua mente, ed è la sosta che permette il loro ricongiungimento. In quel campo silenzioso il tuo corpo ritornerà a essere bello, leggero, trasparente, lucente, infinito, forte, potente, protetto, invisibile, sarà un corpo che ritroverà un cuore perché sarà un "corpo incorporeo" come dice Foucault che si ricongiungerà con la tua anima.
Sarà un corpo immerso nel "paese delle fate, il paese dei folletti, dei geni dei maghi" l'oasi diverrà il paese in cui i corpi si muovono rapidi,  le ferite guariscono in un lampo ed è possibile cadere da una montagna e rialzarsi vivi, il paese in cui si è visibili quando si vuole, invisibili quando lo si desidera". Quell'oasi nasconde il corpo, quel corpo martoriato, stanco, ferito, estenuato dal cammino lungo il deserto, quell'oasi ospiterà un corpo pieno di ferite, le guarirà, le cicatrizzerà, le cucirà perché è qui la forza del corpo che poi altro non è che la forza del cuore, un cuore che tornerà a pulsare, che ricomincerà a battere e che allineerà il suo battito a quello dell'oasi. Nell'oasi capirai che i cuori si allineano quando stanno vicini, che il loro battito prende lo stesso ritmo, sussultano allo stesso modo, hanno la stessa frequenza, e ti renderai conto che quando i cuori si parlano non c’è nessuno che si possa ritenere escluso, fra di loro.



Nell'oasi guarderai in una sola direzione, dimenticando la fatica del deserto, scorgerai l'alba di un nuovo giorno e lo aspetterai con intensità, capirai che il tuo corpo e la tua mente possono fare pace solo se riconoscerai di avere un'anima, quella stessa anima che alloggia nel corpo ma che sa anche fuggirne per mirare la vita attraverso gli occhi e per sognare quando il corpo riposa dormiente. Nell’oasi e con l’oasi riprenderai a dormire, a non avere paura, ricomincerai a sognare, a non avere sussulti notturni, l’oasi ti prenderà per mano per ridonarti l’equilibrio, ti ascolterà e ti consiglierà sulle tue scelte, ti darà sicurezza, ti prometterà supporto per sempre. L’oasi ti farà riscoprire l’amore e farà l’amore con te, liberando il tuo corpo da quella prigione che è il corpo in cui ti svegli ogni giorno, e sarà proprio in quel momento, mentre ti abbandoni a essa che sentirai il tuo corpo rinchiudersi su di sé, esistere fuori da qualsiasi utopia, con tutta la potenza e densità possibile, in quel momento sentirai il tuo corpo abbandonarsi nelle mani dell’altro. “Sotto le dita dell’altro che vi percorrono, tutte le parti invisibili del vostro corpo si mettono a esistere, contro le labbra dell’altro le vostre diventano sensibili, davanti ai suoi occhi semichiusi il vostro volto acquista una certezza: c’è finalmente uno sguardo per vedere le vostre palpebre chiuse. L’amore, anche l’amore, come lo specchio e come la morte, placa l’utopia del vostro corpo, la fa tacere, la calma, l’imprigiona come in una scatola, la chiude e la sigilla. E’ per questo che l’amore è un parente così stretto dell’illusione dello specchio e della minaccia della morte; e se, nonostante queste due figure pericolose che lo circondano, ci piace tanto fare l’amore, è perché nell’amore il corpo è qui”.

Nell’oasi di riscopre se stessi, anche se prima o poi è necessario rifuggire nel deserto.




Le cit. sono di M. Foucault



4 commenti:

  1. Cara Blue,
    strano come cose apparentemente slegate e provenienti da ambiti e persone diverse si incrocino con strane coincidenze...
    Quello passato è stato per me uno dei weekend più brutti degli ultimi anni "grazie" all'insensibilità di un uomo che mi ha tagliato l'anima a fettine sottili sottili con una freddezza e un distacco degni di Hannibal Lecter.
    Domenica mattina (dopo una nottata insonne passata accanto al mostro) ho preso il primo treno e sono fuggita da quella maledetta casa di Vergato rifugiandomi tra le braccia delle mie amiche e facendomi cullare dalle acque del Santerno...e poi tra domenica e martedì altre amiche, altre chiacchere, e le risate con loro, altri pianti e tanti, tanti pensieri su quello che era successo.
    Ieri mattina leggo il tuo post. Cavolo che bello. Ho riconosciuto le sensazioni del deserto e dell'oasi. Mi ci sono trovata completamente e lì un'altra zigata (che non fa mai male piangere eh? :) )
    La giornata è andata come al solito: lavoro, lavoro, telefonate di amiche che chiedono "come va oggi?" e qualche pensiero al mostro.
    Alle 5, esco, prendo la bici per dirigermi verso casa e così, d'amblais, mi viene in mente un motivetto pop inglese scemo in testa e inizio a cantare. Cazzarola, ora che ci penso, non cantavo più in bici!!! I pensieri cupi avevano la meglio su di me e non cantavo più...no, no e poi no. non va bene.
    Passo da casa per rinfrescarmi un po' e vado verso Camera a sud. Lì c'è una carissima amica ad aspettarmi: è rientrata martedì a Bologna.Vive in Brasile ed è una delle persone a cui voglio più bene...ovviamente fiumi di parole sugli ultimi eventi (zigata compresa) ma tanto, tanto balsamo per l'anima. Dopo la sessione di coccole con la mia amica vado al parco della Zucca: c'è un concerto/reading di Cristina Donà e Isabella Ragonese sulle donne.
    premessa: io adoro Cristina Donà...adoro qualsiasi cosa canti. Il secondo pezzo, però, non mi sembra suo...ha un testo MERAVIGLIOSO che parla di lame nel cuore, oasi e deserti. io non ci posso credere...dal mitico iphone scopro che si tratta di un pezzo dei Diaframma che lei ha reintrepretato in maniera magistrale.
    www.youtube.com/watch?v=bZJ85nn3bUM
    ti posto anche il testo perchè sembra una poesia.
    http://testicanzoni.superba.it/testo_canzone/artista_diaframma/canzone_labbra-blu.html
    Arrivo a casa e vedo che hai postato sulla mia bacheca proprio quel meraviglioso pezzo che la mattina mi aveva fatto tanto riflettere...e che forse ha contribuito anche a farmi riprendere a cantare :)
    Strana giornata quella di ieri. Strana ma meravigliosa. E anche grazie a te, cara.
    Un abbraccio e un grazie di cuore, davvero.
    Iva

    Rispondi
  2. Nella mail 'pippone' che ti ho inviato ho dimenticato anche un'altra cosa...un altro bel messaggio arrivato domenica, durante la lettura di D di Repubblica. (pag 28-29 se ti dovesse capitare tra le mani l'ultimo numero, quello con Jodie
    Foster in copertina)

    Una donna con alle spalle un brutto aborto spontaneo parlava di accettazione del rischio e del rimettersi di nuovo in gioco sfidando le paure del passato.
    Questo passaggio mi ha molto toccata e lo ritengo molto importante per
    recuperare le forze e "ricominciare" (una sorta di uscita dall'oasi...e qui
    ritorna il tuo post :) )

    A volte la paura della perdita e del dolore ci spinge a evitare i rischi
    tenendoci alla larga dall'amore, vivendo con un atteggiamento difensivo. «Il
    distacco emotivo è una di queste difese», dice la scrittrice Judith Viorst nel
    libro Distacchi. «Se non abbiamo a cuore nessuno, nessuna persona cara ci può essere tolta». Ma così è come vivere senza fiori, perchè, come una volta mi ha detto il marito di un'amica: «I fiori creano disordine. Perdono i petali,
    l'acqua trabocca, e come se non bastasse poi muoiono!».Possiamo anche cercare di proteggerci dalla paura della perdita con fiori di plastica e legami
    tiepidi, ma così facendo la nostra vita non si realizzerà appieno.

    E, aggiungo io, a noi, i fiori di plastica non ci piacciono. :)
    Iva

    Rispondi
  3. il deserto ad esempio purifica, le popolazioni che vivono nel deserto per "lavare" il proprio corpo prima delle preghiere usano la sabbia in mancanza di acqua. il deserto muta, non è mai lo stesso. non puoi che perdertici e ritrovarti, è come un labirinto senza pareti.
    V.

    Rispondi
  4. l'oasi è stupenda, necessaria, poi bisogna tornare come dci tu, ricordandosi però che al di là dell'oasi e del deserto, delle palme e della sabbia c'è altro, c'è sempre altro.
    V.

    Rispondi