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Che il cibo abbia una stretta relazione con il sesso, IO ne ho la certezza. Va detto, però, che se fossi la sola non sarei credibile. Mi affido, quindi, a esperti per i quali il legame è cosi intimo e inscindibile da scriverci pagine e pagine, libri interminabili in cui ogni foglio ha il profumo della Melanzana mentre amoreggia con il rumore della carta. Isabel Allende in “ Afrodita ” spinge la lama in fondo al rosso cuore pulsante di un pomodoro, ricercandone morbidezza erotica e succosità carnale.
Che il cibo abbia una stretta relazione con il sesso, IO ne ho la certezza. Va detto, però, che se fossi la sola non sarei credibile. Mi affido, quindi, a esperti per i quali il legame è cosi intimo e inscindibile da scriverci pagine e pagine, libri interminabili in cui ogni foglio ha il profumo della Melanzana mentre amoreggia con il rumore della carta. Isabel Allende in “ Afrodita ” spinge la lama in fondo al rosso cuore pulsante di un pomodoro, ricercandone morbidezza erotica e succosità carnale.
Manuel Vasquez
Montalbàn nelle “
Ricette immorali
”
afferma che esistono svariati esempi di seduzione che partono dal racconto di
ciò che si sta per mangiare, nel suo trattato eno-gastronomico traccia
l’identikit del partner ideale con il quale ognuno di noi può dividere tavola e
letto. Per Stewart Lee Allen la mela è il cibo proibito e in lei il purpureo
della buccia somiglia alle labbra di una donna, (ma quali labbra, dico io?) e
la polpa bianca rimembra i denti e la pelle e per questo ci invita a mangiarla.
Assaporando una mela, chiaro rimando al peccato originale, il sapore e la
croccantezza scandiscono la natura immorale del gesto dell’addentare, la mela
per quanto possa sembrare innocente era e rimane la metafora esplicita d’immoralità,
crudeltà e inganno ricordandoci che nel cuore di questo frutto tanto
chiaccherato risiede vagamente l’organo sessuale femminile soprattutto se la si
taglia orizzontalmente. In “
Tartufi
bianchi in inverno
” di N.M.Kelby, il grande chef Escoffier conquista sua
moglie Dolphine con una partita a bigliardo e dopo averla avuta in premio dal
padre la fa innamorare conquistandola dentro una cucina. In quell’ambiente dal
caldo opprimente, alla novella sposa sembrava di andare a fuoco, anche i
capelli le sfuggivano dai fermagli a causa della temperatura. Escoffier le
cucinò un piatto semplice a base di sei grandi uova scure, trenta grammi di
burro e una
poêle.
Lei si
innamorò di lui quando le svelò l’utilizzo dell’ingrediente segreto che rendeva
il piatto straordinario: l’aglio. A girare il burro con l’ingrediente segreto,
insieme, vicini, i due potevano sentire i propri odori, i respiri. Escoffier
invitò la sua amata a mescolare. Si mise dietro di lei perché potesse condurla
nel valzer, una danza a fuoco lento come il bacio che le diede subito dopo. In
“Como agua para chocolate” di Laura
Esquivel,
il personaggio di Tita, donna
di passione, sofferenza e sentimento, vive uno speciale rapporto con il cibo
che le permetterà di raccontarsi al suo amato impossibile e le farà esprimere
il suo intenso ardore. Tita percepisce il mondo attraverso la cucina,
raccontando i sussulti del cuore con i suoi piatti.
La
cucina ci racconta, narra i nostri desideri, i nostri umori e le nostre
perversità nascoste attraverso il cibo che volente o nolente diventa parte di
noi. Una semplice insalata, (mangiata), diventa parte integrante della nostra
pelle, dei nostri capelli, dei denti, diviene il nostro sguardo languido, la
nostra calda saliva e il liquido vaginale in eccesso. Quindi, quando ci
avviciniamo a un piatto, chiediamoci, dove risiede, nella sua bellezza, la
prova divina del suo amore e la prova terrena del suo erotismo.