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mercoledì 7 novembre 2012

Scusa, ma a te piacciono le castagne?



Molti pensano che sia stata la Lussuria a farci cacciare dal Paradiso terrestre. Sbagliato. È stata la Gola. La reale colpa di mademoiselle Eva fu quella di perdere la testa per il cibo, non per il sesso. Anche se, poi, qui potremmo parlarne e aprire un capitolo su come questi due peccati siano direttamente legati l’uno all’altro. Non c’è cacciata dall’Eden senza alimento che venga mangiato e non c’è alimento che avvicinato e introdotto alla bocca non faccia immediatamente pensare al suo valore erotico. Beh, certo se penso a una Melanzana la poesia mi si sfuma, ma se poi ci ripenso meglio, anche la melanzana ha il suo perché erotico che sfodera con il colore, la lucentezza della buccia, la morbidezza interna che raffiora mentre l’addenti, lei con quel succo che fuoriesce quando la si cucina e quell’acqua profumata che ricorda il liquido vaginale nel momento di massima eccitazione. Vi ho convinto?

Ma torniamo a Eva e al paradosso della gola: il suo male non sta nell’ingurgitare a sproposito troppo cibo, ma nel gustarlo così avidamente, da concentrarsi sul piacere e non più solo sulla mera funzione di alimento.
Il peccato di Gola non è affatto un peccato innocuo, in lui sta nascosto tutto un codice segreto, usato persino da Lucifero, per attirare gli ingenui e condurli alle soglie dei gironi dell’Inferno. Il peccato di Gola anticipa sempre il peccato di Lussuria essendo questi due maledettamente simili ed eternamente legati. Non è forse vero che, in entrambe le situazioni, lasciamo che un corpo caldo penetri il nostro corpo? Non è forse vero che, prima di iniziare a mangiare, la nostra bocca produce un’importante quantità di saliva per preparare al meglio le papille gustative, proprio come succede nel sesso, dove la donna che sta per avere un orgasmo, ha una maggiore secrezione vaginale, per consentire la penetrazione e prolungare il suo piacere? Mentre mangiamo le nostre labbra si gonfiano  e divengono più scarlatte cosi come avviene per clitoride e pene durante l’atto sessuale.  Allora non vi ho ancora convinti?

Prendiamo, allora, un frutto autunnale, ad esempio la castagna. Immaginiamolo mentre è ancora avvolto dal suo involucro spinoso, non ricorda forse il tempo della verginità, il tempo in cui proteggevamo quell’ambito triangolino del desiderio dal lupo cattivo che era nascosto sotto ai pantaloni di un uomo?. Poi togliamo le spine e ci ritroviamo un frutto che sa di calore, di coperte e di foglie che cadono. Un frutto racchiuso in se stesso e protetto da una buccia liscia e marrone che al tatto ci sembra la morbida pelle di un pube. Un frutto del quale non percepiamo l’odore fin quando non gli imponiamo un taglio in mezzo alla pancia e lo inforniamo. Un frutto che custodisce tutti i segreti di due peccati che si daranno la mano in una fresca estate di San Martino. La castagna è proprio come una donna, vergine prima, calda e invitante poi. Compagna perfetta di notti passate a sussurrarsi parole all’orecchio mentre lei, cuoce nel forno ed emana il suo odore inconfondibile che si amalgama con il profumo dei capelli lavati e bagnati del vostro amante. Complice dell’amore, la castagna, non soffoca gli istinti ma lì amplifica facendosi caldamente mordere da denti avidi di passione. Se cucinata all’acqua la si può succhiare, se messa in forno diventa caldarrosta e arrostisce gli animi ribelli, se si trasforma in marron glasée “uno tira l’altro”e qui tutto dire.
Consumata in una tiepida notte di Novembre, questo frutto, diventa la scusa per peccare, diventa il pretesto per arrotolarsi sul pavimento o tra le lenzuola, giustifica un’assenza compensata da una presenza imperante che ha il sapore di proibito. La castagna è la scusante perfetta per attraversare la notte, arrivare all’alba con il corpo che sa di saliva e arrivare tardi a un appuntamento.
La castagna è erotica. Molto erotica, soprattutto se mangiata in due.

giovedì 8 dicembre 2011

Gola VS Lussuria VS Sguardo


Dovrei a questo punto affermare o, meglio, confessare che sono una peccatrice.
Di risparmiarmi in fatto di Gola non se ne parla. Di smettere di pensare e, ahimè, in quest’ultimo periodo, ribadisco solo pensare, al peccato che più mi si addice, la Lussuria, non ne ho la minima intenzione.

Santa pazienza e santa Blue che abbandonata la religione da ormai vent’anni si è data a pratiche peccaminose come l’atto del mangiare e quello del pensare sensualmente che ci sia un rapporto stretto tra cucina e sesso (e poi vedremo arte) e che ogni volta che introduciamo un alimento all’interno del nostro corpo questi ha un riflesso sulla nostra sessualità, ma non è finita qui. A mio avviso anche l’atto del guardare implica una sottomissione al peccato. Si, perché se c’è gusto nel portare alla bocca una carota sbucciata, nell’immaginarla mentre la introduciamo lentamente nella cavità orale, per poi succhiarla, assaporarla e in fine morsicarla avidamente pensando non solo alla proprietà benefiche e vitaminiche che ha questa splendida verdurina, ma pure al simbolo fallico che stimola la nostra fantasia, allora esiste un peccato primordiale che anticipa gli altri sopra citati. È la vista.