“Tu
per me sei sempre l’unica, straordinaria lontanissima,
vicina
e irraggiungibile,
inafferrabile, incomprensibile
ma amici mai
per chi si cerca
come noi
non è possibile
odiarsi mai
per chi si ama come noi
sarebbe inutile…”.
A.Venditti
Quando a 18 anni lasciai il mio primo
fidanzatino Fabrizio, lui mi dedicò questa canzone dicendomi che non avremmo
mai potuto essere amici. Non capivo questa scelta drastica e crudele di
separarci del tutto. Volevo che rimanesse nella mia vita perché tra di noi
c’erano state tante cose belle: il primo bacio, la prima carezza, la vacanza
all’estero insieme, il mio “diventare donna” e tante altre realtà che mi
avevano fatto passare da adolescente a “donnina”. A quell’età non comprendevo
perché se la prendesse tanto se lo lasciavo, in fondo stavamo crescendo e
dovevamo maturare e vedere il mondo attraverso esperienze che implicavano la
separazione. Di lì a un anno mi sarei trasferita a Bologna e quindi era
impensabile avere un rapporto a distanza. Eravamo amici più che “morosini”,
condividevamo curiosità più che esperienze, eravamo spensierati e non avevamo
il pensiero di cosa significasse pensare al futuro. A quei tempi mi sembrava
lontana l’idea di diventare grande, ero troppo impegnata a ridere, scherzare,
giocare e farfugliare cavolate con le amiche, il fidanzato fisso era una cosa
obsoleta e inutile.