domenica 9 ottobre 2016

Ginocchia che tremano e labbra che si mordono. Orgasmi che non superano Agosto

Agosto porta consiglio.
Consiglio sui chili che non hai perso. Sulle unghie che si sono spezzate. Sulle occhiaie che si sono macchiate di quel verdognolo fastidioso che tanto vorresti eliminare.
Consiglio sull’abbronzatura che non hai preso e forse, non prenderai mai. Sulle sigarette che ti hanno macchiato eccessivamente i denti e su quello smalto che sull’alluce fa proprio ribrezzo.
Agosto porta consiglio perché è il teorico mese del cazzeggio, il mese in cui tutto il mondo si mette in vacanza e in cui, finalmente il telefono si mette in modalità aereo – e non certo perché sei dall’altra parte dell’oceano, ma perché, finalmente, ti godi il tuo insostituibile materasso Memory – .

Agosto che esisti per dar spazio agli sboroni che fanno balletti sulle spiagge di Formentera e riempiono i chioschetti delle località turistiche più alla moda. Che dello Scirocco sei il portatore  e che metti in scena abbigliamenti improbabili mai visti prima, tu mio amato ottavo mese dell’anno lasci le città alla mercé di persone che si farebbero uccidere piuttosto di andare in vacanza in agosto e le spogli dalla miriade di inutili piacioni che vanno a posare il loro culo muscoloso, si fa per dire, su seggioline da regista in riva al mare. Tu, Agosto, dai un calcio ai vacanzieri sentimentali, quelli che tutto il resto dell’anno se ne stanno sulle loro scrivanie a far finta di lavorare mentre invece, stalkerano ossessivamente su facebook o messanger femminucce di varia specie, si perché lo stalkeratore di professione non ha un genere, per lui è una questione di numeri e probabilità, la chiama libero mercato quella cazzo di maniera che ha di trattare le donne come se fossero merce di scambio tra paesi sottosviluppati.
Agosto mio, ti amo per questo.
Ti amo perché le strade cittadine sono vuote, come il mio cervello.
Ti amo perché per prendere il cappuccino non devo sgomitare e uccidere la vicina di bancone.
Ti amo perché per leggere il giornale comodamente seduta al tavolo non devo assoldare un plotone per difendere la lettura del quotidiano.
Ti amo perché posso permettermi di alzarmi in pigiama e uscire di casa senza la paura di incontrare l’amministratore delegato dell’azienda che ha appena deciso di sponsorizzare il tuo prossimo evento, all’edicola all’angolo della strada.
Ti amo perché in te, Agosto cittadino, vive il silenzio, le zanzare (tigre) e la voglia di non fare niente.
Agosto porta consiglio sulle istruzioni da leggere attentamente sul bugiardino che puntualmente cacci nel rusco insieme alla scatola.
Agosto che passa in un lampo e da la mano a Settembre che arriva con la temperatura ancora che accarezza la pelle, Settembre che un po’ ti voglio e un po’ ti temo perché in te vedo la fine di tutte le storie estive, quelle che si portano dietro il peso degli slip che scivolano alle caviglie senza pensare troppo, quelle che il celebro l’hai messo in congedo e che hanno il sapore tipico delle emozioni estive che lasciano il tempo che trovano. Queste storie, non sono veri amori, ma sono semplicemente un lasciarsi l’inverno alle spalle, in fondo sudare mentre si fa l’amore è meraviglioso. I respiri, a luglio, rimbombano nelle stanze vuote, mentre la finestra aperta lascia entrare una leggera brezzolina. I liquidi corporei, in estate, hanno un odore più intenso, sanno di alghe mattutine, di sabbia tra le dita e di temporale.
A settembre il corpo è più bello; abbronzato,  rigoglioso e morbido. È un corpo che ansima e palpita al minino tocco. A Settembre però, il tempo dell’amore è scaduto e abbiamo bisogno di chiudere con il passato per ricercare, al passo con la società contemporanea - liquida direbbe Baumann - un nuovo giocatore con quale arrotolarci. A settembre il doping dell’amore è in esaurimento e quindi, siamo costretti a mollare il colpo/corpo che ci ha posseduto durante l’estate.
Avrei tanto voluto che questa estate fosse stata dedicata alla rottura dello specchio, - come nella teoria lacaniana- allo sviluppo dell’amore come incontro che spiazza, scompagna e decentra il nostro IO, ma la verità, e c’è sempre una verità, che spesso non conosci, anche questa estate e ancor di più a Settembre, il mio allarme amoroso ha fiutato sentore di menzogna, di letti condivisi e di uomini pusillanimi che, come sempre, cercano di prendersi gioco di un sentimento così puro e raro  com’è l’amore.
Vorrei tanto dire a questi uomini, se tali si possono chiamare, che tutto torna al mittente e che se si è giocato con una donna al pari di un video-game, questo dolore immenso che si è provocato, torna con una forza uragana direttamente da dove è partito. Il pezzo di strada che si è fatto insieme diventa un dirupo nel quale inciamperete rompendovi la testa. Tradire una donna è tradire la vita. Cercare di portarsela a letto senza nemmeno pensare a qualcosa che va oltre all’eiaculazione, raccontare barzellette per avere il vostro momento di gloria, sarà come un boomerang che ricomparirà a tutta velocità all’alba di ogni vostro mattino, per colpire violentemente quel minuscolo e asfittico cervello che vi ritrovate.
Tradire una donna è tradire se stessi, portarsela tra le coperte con le bugie è come violentarla una, due, tre volte e ancora una volta in più quando lei vi farà capire che vi ama. Tradire una donna è da vigliacchi, da pusillanime, da lucertole.
Tradire una donna è da uomini di latta, con tutto il rispetto per il personaggio del Mago di Oz che nel momento in cui gli chiesero quale fosse l’organo che desiderava lui disse: “Io prendo il cuore, perché il cervello non ti rende felice, e la felicità è la cosa migliore del mondo”.
Si nasce con un cuore, mica si può farselo costruire da un chirurgo. Si nasce ascoltando il battito, ma se non ce l’hai, non ce l’hai e allora ti devi limitare ad ascoltare giusto quei due o tre colpi che a stantuffo danno certi piselli. Ma poi dico io, come si fa ad abbracciare una  persona che non ami. Com’è possibile ridurre tutto a quei pochi minuti, meccanici, freddi, bugiardi? Come si può vivere senza quella sensazione di affidabilità corporea e nello stesso tempo leggerezza cerebrale che solo mentre fai l’amore con una persona che ami, puoi avere? Come fanno certi uomini a perdersi tutto questo?
A perdersi le vibrazioni, la pelle d’oca e il sospiro affannato. Come fanno a perdersi la schiena che si inarca diversamente, il seno che si inturgidisce, le labbra che si morsicano perché monopolizzate da un unico e schietto sentimento. Come fanno a sopravvivere alla abulicità di una scopata frettolosa rispetto a un arrotolarsi compulsivamente l’uno dentro l’altro mentre le mani affondano nella carne e i liquidi si mescolano alle lenzuola umide di amore? Come fanno certi uomini a sfuggire alla stitichezza di un gesto meccanico, di uno schizzo che ha tutta l’aria di un semplice svuotamento e alla rapidità di un colpo che dura pochi secondi rispetto alla poesia dell’amore tantrico, dell’attesa dell’orgasmo femminile e soprattutto del sibilo di un piacere che inizia dall’alluce e termina nella punta dei capelli passando da ginocchia, (che tremano) gambe, (che energicamente si tendono) ombelico (che respira) collo, (che si allunga)?
Come si fa a preferire una scopata alla felicità?
Non so, sono una donna, ho i miei limiti ma li difendo con il cuore.




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