venerdì 6 luglio 2012

Uomo - Uomini


Uomo. Uomini. La nascita dell’uomo, la sua evoluzione, la sua storia, la sua morale, il suo senso, la sua presunta potenza, la sua mancata ragione, la sua energia, la sua bellezza e ancora uomo con le palle e uomo senza, uomo figlio di un Dio minore, uomo ingiusto contrapposto a quello giusto, uomini che raccontano storie e altri che le recitano. Uomini gentili, autentici, generosi, educati, intelligenti, acculturati, magnifici, disponibili, devoti e coscienti ma anche uomini spietati, irragionevoli, feroci, antipatici, calcolatori, viscidi, insopportabili, lamentosi, intollerabili, fastidiosi, uomini molesti e noiosi, seccanti e spiacevoli, irritanti e problematici.
Esistono uomini che parlano e altri che sposano la Dea omertà, uomini che ti colpiscono immediatamente e altri che non vorresti vicino nemmeno in letto di morte, uomini per cui daresti la vita e altri che speri spariscano dalla tua, di vita. Uomini con cui non divideresti mai il letto dopo un orgasmo (sempre che arrivi) e altri, invece, con cui vorresti passare la notte abbracciata stretta, stretta. Esiste una manipolazione maschile, una cultura del maschio, una coscienza del maschio, una morale del maschio e una visione tutta maschile delle cose in cui pare emerga soprattutto la ragione dettata da un organo che sembra non chiamarsi cervello.  Ecco il succo. Ora ho capito perché Jo Brand afferma che “l’uomo è un inutile pezzo di carne attaccato a un pene”. Ma io non credo che gli uomini siano solo questo, ho molta stima di loro e in fondo li amo immensamente. 

A quindici anni pensavo che i ragazzi fossero esseri carini con cui condividere baci e prime esperienze erotiche. A venti si trasformarono in principi azzurri che ti salvavano dalla strega cattiva (la mamma ti faceva tornare dopo le 23 solo se avevi un fidanzatino). A venticinque erano diventati i cacciatori di esperienze sessuali mordi e fuggi. A Trenta sei tu a trasformarti e cerchi l’uomo della tua vita, ormai l’orologio biologico rintocca le prime campane d’allarme, ti fidanzi e l’uomo diventa la perfezione che sognavi, anche se poi capisci che i sogni son pur sempre sogni e l’uomo pur sempre uomo. Diventi donna tu, e ritorna bambino lui. Come, io cresco e lui regredisce, c’è qualcosa che non mi torna. Dopo una lunga lista di esperienze e una somma collezione di disastri sentimentali eccomi a trentacinque anni a osservare i maschietti sul prato da calcio (non li vedo, dove sono). Il campo deserto. Nessun attaccante, nessun centrocampista e di un guardialinee, nemmeno l’ombra. Anche la panchina, vacia. In tribuna, nessuno. Sono io che non li vedo o sono loro che non si accorgono che l’allenatore sta parlando della strategia per arrivare alla vittoria? Forse il coach è diventato come la donna invisibile (Paolo Spinola 1969) o magari i calciatori pensano di poter vincere senza allenarsi.

La vita è come una partita di calcio?
Questo potrebbe significare che il calcio è la metafora della vita. Ma se è cosi allora io e i calciatori siamo alleati o avversari?
Blue e gli uomini si amano o si odiano? Ma soprattutto esiste l’uomo per Blue?

Una donna si innamora quando trova il suo degno avversario.” (cit.)


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