Avete presente cosa significa organizzare il proprio
matrimonio?
Quando qualcuno vi chiede se siete pronta a fare il passo
insieme, a stare tutta la vita uniti e nel guardarvi con gli occhi innamorati
tira fuori un anello che mai avreste pensato di vedere in vita vostra,
addirittura tra un attimo quell’anello sarà posizionato nell’anulare sinistro,
beh, quel momento capirete che tutto quello per cui avete lottato:
l’indipendenza, la parità lavorativa, il bagno rigorosamente rosa e
assolutamente vietato l’accesso agli uomini, il letto con mille cuscini che non
lasciano spazio nemmeno ad un orsacchiotto, la carriera manageriale, beh in
quel momento, quel fatidico SI manda
a fanculo tutto. Ma proprio tutto.
Gli occhi si riempiono di lacrime, il cuore
inizia a correre all’impazzata come fosse in preda al panico, le gambe tremano,
le mani sudano (cavolo tra poco mi metterà l’anello, perché sudate?), tutti i
muscoli sono protesi verso l’altro e non ci capite più niente, avete solo un
desiderio, urlare, ma non potete farlo perché siete al ristorante e la gente
non capirebbe perché nell’era dell’amore liquido, ancora c’è qualcuno che
chiede a una donna di sposarla.
Fatto sta che dopo un attimo di nodo in gola, prendete la
testa dell’uomo che amate tra le mani e gli stampate un bacio sulla bocca così
intenso che mai vi è sembrato di darne uno pieno di tanta passione.
Organizzare il proprio matrimonio non è affatto facile,
soprattutto se siete Blue. Blue non ha dimestichezza con queste cose, ha sempre
vissuto con lo zaino in spalla pensando che gli uomini dovessero stare alla
larga dalla sua gonna, ha sempre pensato che dormire con un uomo fosse un
privilegio solo per i cugini maschi, ha sempre creduto che il matrimonio fosse
un sacramento inutile, per persone che non avevano ben chiaro che per amarsi non
è necessario mettere firme o annoiarsi ascoltando il prete che predica messa.
Blue è arrivata a 35 anni pensando che la sua unita missione fosse lavorare,
lavorare, lavorare. Lavorare senza pensare che sarebbe potuto arrivare qualcuno
che avrebbe cambiato la sua vita.
Da bambina qualche volta le era capitato di fantasticare sul
matrimonio, ma aveva immediatamente capito che non faceva per lei, anche se non
mancava volta che andando a visitare la Rotonda di San Lorenzo a Mantova, non
sbirciasse il negozio che aveva otto vetrine e che si trovava proprio dietro
quel bellissimo scorcio che lei amava tanto. Rimaneva incantata nel vedere
quegli abiti meravigliosi di Atelier Aimée e nella sua testa si diceva da
sempre che se mai si fosse sposata avrebbe indossato uno di quei vestiti. Se
avesse incontrato il principe azzurro sarebbe andata con sua madre e sua
sorella a sedersi sulle poltroncine di velluto rosse che intravedeva dalla
strada birciando dentro al negozio. Anche se non voleva sposarsi, come tutte le
donne sognava l’abito bianco, che poi bianco non è, perché Blue non ama il
bianco, troppo insignificante e eccessivamente banale per una come lei. Blue
amava il color latte e menta e se mai avesse detto SI lo avrebbe fatto con un abito del colore di una delle bevande
che amava di più da bambina. Il suo matrimonio sarebbe stato celebrato il 7 di
un mese non qualsiasi, cioè Giugno che poi è il sesto mese. Aveva in testa il 7
perché quello è il suo numero preferito, perché il 7 le fece guadagnare un
30elode all’esame di teoria della percezione, perché il 7 era la data di
nascita dei suoi nonni, perché Blue è nata nel 77’. Da piccola Blue desiderava
sposarsi il 7/06 perché il suo nome intero era composto da 6 e 7 lettere,
perché Giugno le faceva pensare all’estate e allora avrebbe potuto celebrare il
suo matrimonio in piscina, all’aperto, con gli amici che arrivavano da ogni
parte del mondo. Prima di dire SI,
Blue ha fantasticato da bambina, come fanno tutte le bambine anche quelle come
lei che fanno finta che il matrimonio sia una cosa per donne deboli. Aveva
fantasticato su suo padre Giorgio che, con gli occhi lucidi, l’accompagnava a
bordo piscina e sulla mamma Germana che in crisi per aver preso peso si sarebbe
presentata, quel giorno, più magra che mai. Aveva fantasticato che le sue
amiche del cuore le avrebbero fatto da damigelle con un piccolo mazzolina di
roselline rosse in mano e che sua sorella, Capreccion, l’avrebbe aspettata al
termine della marcia nuziale (che non sarebbe stata quella che suonano tutti ma
sicuramente una melodia brasiliana) con un sorriso da Mentadent. Blue (con il
prezioso aiuto di una wedding Planner) in quei mesi che la separavano dal
giorno più eccitante della sua vita, aveva pensato proprio a tutto: i mazzolini
di fiori sui tavoli, i palloni in piscina, la musica da discoteca, lo
show-cooking della sua chef preferita, le sdraio con i cuscini rossi e così
tanto vino da far ubriacare chiunque anche al solo pensiero. Sarebbe arrivata
in bicicletta, con il suo chihuahua nel cestino e come torta avrebbe preso un
gelataio pazzo, come quello che ogni giovedì, quando era piccola, arrivava
nella corte dove abitava con la nonna gridando “GELATI!!!”, allora per 200lire
ti dava un cono schifoso ma a lei piaceva tanto e le sembrava di essere ricca
quando la nonna si poteva permettere di comprarlo e l’estate era meno torrida
con quel gelato al pistacchio che non sapeva di niente.
E poi c’era lui, l’uomo che amava, il sogno che si avverava,
l’uomo che ogni donna avrebbe voluto con se per la vita. Lui che l’aspettava li
per metterle quella fede che portava inciso quella data così importante e così
evocativa. Lui che rappresentava tutto ciò che lei aveva sempre desiderato. Lui
che dal primo giorno le aveva cambiato la vita, il pensiero, il corpo, il
sorriso, il desiderio. Con lui è sempre stato tutto facile, come se il matrimonio
fosse normale. Blue non ha mai avuto nessun dubbio, e poi anche l’iniziale del
suo nome era la settima lettera e quindi non poteva che essere lui quello che l’avrebbe
rubata all’arte.
Avete presente organizzare un matrimonio? Bene, ora
immaginate che sia stato tutto un sogno e fate finta di nulla.
Cara Blue, svegliati e ricordati di essere felice, se puoi!
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