lunedì 31 dicembre 2012

Re e Regine oltre il 2012



Un altro anno è passato. 365 giorni di passioni, tormenti, esperienze, emozioni, sorrisi strappati, amori sfumati, amicizie consolidate e altre perdute. Dodici mesi in cui non mi sono seduta a guardare la vita che scorreva ma l'ho presa di petto, ho afferrato il tempo tra le mani e ho gareggiato con lui. Se mi guardo indietro penso a quante cose ho fatto, a quanto sono cresciuta e a quante persone ho incontrato che mi hanno insegnato, nel bene o nel male, che il mondo è un posto meraviglioso e che siamo fortunati a camminare su una terra così piena di tutto. Dal primo Gennaio 2012 ho cambiato la bicicletta, la cover dell'IPhone, il nastro per legarmi i capelli. Ho cambiato posizione alle sedie in cucina, dei bicchieri dentro la credenza e ho spostato il parcheggio della bicicletta sotto alla finestra della stanza da letto (me l’hanno rubata troppe volte e allora ho maturato l’illusione che tenendola sotto il naso nessuno più possa derubarmi di un bene cosi prezioso). Ho cambiato agenda, cappotto e persino forma del tacco che non è più a spillo ma è diventato a forma larga (così rimango alta e non perdo l'equilibrio). Ho cercato di crescere dentro, studiare e studiarmi, cercare e ricercare ciò che andasse meglio per me per poi accorgermi, che è inutile andare lontano quando tutto quello che cerchi sta intorno a te. Basta solo tenere gli occhi aperti per accorgersene, basta aprirsi alle possibilità e coglierle al momento giusto. È sufficiente lasciarsi andare agli eventi e non averne paura.
In questo splendido, quanto difficile 2012, sono cambiata ma ciò che non ho modificato è la voglia di amare, la stima per alcune persone e l'amicizia profonda che mi lega a queste e allora nel 2013 mi porto ciò che più mi ha reso felice, i miei amici.

mercoledì 19 dicembre 2012

Buon compleanno Pirottines

 
Le Pirottines alle prese con il matterello e le formine

Interno di Ca-Shin


È passato un anno. Il primo insieme. Dodici puntate, che poi sono dieci perché in estate un pò abbiamo saltato, in cui abbiamo condiviso sapori e saperi. Abbiamo iniziato esattamente il 19 Dicembre 2011 con la ricetta dei Sablét Bretoni. Ricordo la nostra smania in attesa che si avverasse il nostro sogno, mio e di Bebe, dal suo blog ApranzoconBea datato 14 dicembre 2011 leggevo cosi: “un club di cuciniere e cucinieri, di appassionati di confezioni mangione e di arte. Lo fondo con Blue, di Aspassoconblue , per condividere con tante (speriamo) persone, le nostre passioni. Dove io insegnerò a fare i biscotti, la Jessica di Uh La La i pacchettini per biscotti e Blue ci presenterà suggestioni dal mondo dell'arte e del cibo. Insomma, nasce il Club de Pirottines ”.

mercoledì 12 dicembre 2012

Il Kamasutra è una questione di DOP.


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Che il cibo abbia una stretta relazione con il sesso, IO ne ho la certezza. Va detto, però, che se fossi la sola non sarei credibile. Mi affido, quindi, a esperti per i quali il legame è cosi intimo e inscindibile da scriverci pagine e pagine, libri interminabili in cui ogni foglio ha il profumo della Melanzana mentre amoreggia con il rumore della carta. Isabel Allende in “ Afrodita ” spinge la lama in fondo al rosso cuore pulsante di un pomodoro, ricercandone morbidezza erotica e succosità carnale.
Manuel Vasquez Montalbàn nelle “ Ricette immorali ” afferma che esistono svariati esempi di seduzione che partono dal racconto di ciò che si sta per mangiare, nel suo trattato eno-gastronomico traccia l’identikit del partner ideale con il quale ognuno di noi può dividere tavola e letto. Per Stewart Lee Allen la mela è il cibo proibito e in lei il purpureo della buccia somiglia alle labbra di una donna, (ma quali labbra, dico io?) e la polpa bianca rimembra i denti e la pelle e per questo ci invita a mangiarla. Assaporando una mela, chiaro rimando al peccato originale, il sapore e la croccantezza scandiscono la natura immorale del gesto dell’addentare, la mela per quanto possa sembrare innocente era e rimane la metafora esplicita d’immoralità, crudeltà e inganno ricordandoci che nel cuore di questo frutto tanto chiaccherato risiede vagamente l’organo sessuale femminile soprattutto se la si taglia orizzontalmente. In “ Tartufi bianchi in inverno ” di N.M.Kelby, il grande chef Escoffier conquista sua moglie Dolphine con una partita a bigliardo e dopo averla avuta in premio dal padre la fa innamorare conquistandola dentro una cucina. In quell’ambiente dal caldo opprimente, alla novella sposa sembrava di andare a fuoco, anche i capelli le sfuggivano dai fermagli a causa della temperatura. Escoffier le cucinò un piatto semplice a base di sei grandi uova scure, trenta grammi di burro e una poêle. Lei si innamorò di lui quando le svelò l’utilizzo dell’ingrediente segreto che rendeva il piatto straordinario: l’aglio. A girare il burro con l’ingrediente segreto, insieme, vicini, i due potevano sentire i propri odori, i respiri. Escoffier invitò la sua amata a mescolare. Si mise dietro di lei perché potesse condurla nel valzer, una danza a fuoco lento come il bacio che le diede subito dopo. In “Como agua para chocolate” di Laura Esquivel, il personaggio di Tita, donna di passione, sofferenza e sentimento, vive uno speciale rapporto con il cibo che le permetterà di raccontarsi al suo amato impossibile e le farà esprimere il suo intenso ardore. Tita percepisce il mondo attraverso la cucina, raccontando i sussulti del cuore con i suoi piatti.

La cucina ci racconta, narra i nostri desideri, i nostri umori e le nostre perversità nascoste attraverso il cibo che volente o nolente diventa parte di noi. Una semplice insalata, (mangiata), diventa parte integrante della nostra pelle, dei nostri capelli, dei denti, diviene il nostro sguardo languido, la nostra calda saliva e il liquido vaginale in eccesso. Quindi, quando ci avviciniamo a un piatto, chiediamoci, dove risiede, nella sua bellezza, la prova divina del suo amore e la prova terrena del suo erotismo.


martedì 4 dicembre 2012

La follia sotto controllo di Massimo Buttura



Massimo Bottura

Ma ssimo Bottura non è solo uno chef. Massimo Bottura (cuoco dell’Osteria Francescana MO) è un filosofo del gusto, un antropologo curioso che studia cultura e società per riportarle sul piatto, è un’osservatore tenace della realtà e non per ultimo un grande amante dell’arte contemporanea. La consapevolezza che l’Avanguarda non sia più il “gioco di prestigio”, gli fa servire la verità impiattata e anteporre lo studio della materia prima mettendosi al suo servizio. “Possiamo fare ricerca, senza fare avanguardia” affermava John Cage. “ Dobbiamo ricercare, ognuno, il proprio segno”, afferma Bottura che attinge dall’arte di Kandinsky, per trovare la sua aspirazione. Per Kandisky: Ogni opera d’arte, è figlia del suo tempo e spesso è madre dei nostri sentimenti. Ogni periodo culturale esprime una sua arte, che non si ripeterà mai più. La nostra anima si sta risvegliando da un lungo periodo di materialismo e racchiude in sé i germi di quella disperazione che nasce dalla mancanza di una fede, di uno scopo, di una meta. L’artista cercherà quindi di suscitare sentimenti più delicati ”. Non è forse lo stesso per la cucina? Ogni piatto non è figlio della sua epoca e della sua territorialità, divenendo inevitabilemente padre anche dei nostri umori, sentimenti o delle nostre passioni? E il cuoco non è, dunque, autore di indelebili emozioni?

mercoledì 7 novembre 2012

Scusa, ma a te piacciono le castagne?



Molti pensano che sia stata la Lussuria a farci cacciare dal Paradiso terrestre. Sbagliato. È stata la Gola. La reale colpa di mademoiselle Eva fu quella di perdere la testa per il cibo, non per il sesso. Anche se, poi, qui potremmo parlarne e aprire un capitolo su come questi due peccati siano direttamente legati l’uno all’altro. Non c’è cacciata dall’Eden senza alimento che venga mangiato e non c’è alimento che avvicinato e introdotto alla bocca non faccia immediatamente pensare al suo valore erotico. Beh, certo se penso a una Melanzana la poesia mi si sfuma, ma se poi ci ripenso meglio, anche la melanzana ha il suo perché erotico che sfodera con il colore, la lucentezza della buccia, la morbidezza interna che raffiora mentre l’addenti, lei con quel succo che fuoriesce quando la si cucina e quell’acqua profumata che ricorda il liquido vaginale nel momento di massima eccitazione. Vi ho convinto?

Ma torniamo a Eva e al paradosso della gola: il suo male non sta nell’ingurgitare a sproposito troppo cibo, ma nel gustarlo così avidamente, da concentrarsi sul piacere e non più solo sulla mera funzione di alimento.
Il peccato di Gola non è affatto un peccato innocuo, in lui sta nascosto tutto un codice segreto, usato persino da Lucifero, per attirare gli ingenui e condurli alle soglie dei gironi dell’Inferno. Il peccato di Gola anticipa sempre il peccato di Lussuria essendo questi due maledettamente simili ed eternamente legati. Non è forse vero che, in entrambe le situazioni, lasciamo che un corpo caldo penetri il nostro corpo? Non è forse vero che, prima di iniziare a mangiare, la nostra bocca produce un’importante quantità di saliva per preparare al meglio le papille gustative, proprio come succede nel sesso, dove la donna che sta per avere un orgasmo, ha una maggiore secrezione vaginale, per consentire la penetrazione e prolungare il suo piacere? Mentre mangiamo le nostre labbra si gonfiano  e divengono più scarlatte cosi come avviene per clitoride e pene durante l’atto sessuale.  Allora non vi ho ancora convinti?

Prendiamo, allora, un frutto autunnale, ad esempio la castagna. Immaginiamolo mentre è ancora avvolto dal suo involucro spinoso, non ricorda forse il tempo della verginità, il tempo in cui proteggevamo quell’ambito triangolino del desiderio dal lupo cattivo che era nascosto sotto ai pantaloni di un uomo?. Poi togliamo le spine e ci ritroviamo un frutto che sa di calore, di coperte e di foglie che cadono. Un frutto racchiuso in se stesso e protetto da una buccia liscia e marrone che al tatto ci sembra la morbida pelle di un pube. Un frutto del quale non percepiamo l’odore fin quando non gli imponiamo un taglio in mezzo alla pancia e lo inforniamo. Un frutto che custodisce tutti i segreti di due peccati che si daranno la mano in una fresca estate di San Martino. La castagna è proprio come una donna, vergine prima, calda e invitante poi. Compagna perfetta di notti passate a sussurrarsi parole all’orecchio mentre lei, cuoce nel forno ed emana il suo odore inconfondibile che si amalgama con il profumo dei capelli lavati e bagnati del vostro amante. Complice dell’amore, la castagna, non soffoca gli istinti ma lì amplifica facendosi caldamente mordere da denti avidi di passione. Se cucinata all’acqua la si può succhiare, se messa in forno diventa caldarrosta e arrostisce gli animi ribelli, se si trasforma in marron glasée “uno tira l’altro”e qui tutto dire.
Consumata in una tiepida notte di Novembre, questo frutto, diventa la scusa per peccare, diventa il pretesto per arrotolarsi sul pavimento o tra le lenzuola, giustifica un’assenza compensata da una presenza imperante che ha il sapore di proibito. La castagna è la scusante perfetta per attraversare la notte, arrivare all’alba con il corpo che sa di saliva e arrivare tardi a un appuntamento.
La castagna è erotica. Molto erotica, soprattutto se mangiata in due.

martedì 30 ottobre 2012

Piatti che coinvolgono mente, palato e cuore. La cucina di Pier Giorgio Parini




Chissà perché siamo cosi abituati a pensare al futuro, a cercare di costruirlo, viverlo, intesserlo, immaginarlo e sognarlo. Chissà perché ci sembra cosi lontano quando in realtà al solo pensarlo è già passato. Il tempo è il grande cruccio dell’esistenza, il tallone d’Achille dell’umanità, il filo d’Arianna che ci farà uscire dal labirinto. Il tempo è passato tra un attimo e futuro tra un secondo, non siamo in grado di percepire il suo passaggio e quando ci proviamo ci sfugge di mano e allora è troppo tardi per riacchiapparlo. Non vi è alcuna soluzione che possa impedire il suo scorrere e tantomeno un laccio che ci aiuti a recuperarlo. Il tempo non perde tempo, ci impone solo di viverlo. Ma esiste un luogo, forse non l’unico, ma a me piace pensare che lo sia, dove pare che Kronos si sia fermato, dove gli odori punzecchiano l’olfatto e dove all’ora del tramonto puoi scorgere il sole dar luce al mare di fronte a te. Un luogo dove all’ora di cena si mescolano silenzio e profumo e suoni di natura conditi alla passione, è l’Osteria  del Povero Diavolo a Torriana. 

sabato 20 ottobre 2012

Il Punto B. Straziami ma di corna saziami


di Blue G. e Antonia S.

Prima di cominciare questa nuova avventura, vi voglio raccontare in due parole cosa sarà la rubrica Il punto B.
Cos’è il punto B, dove si trovi e com’è sia fatto, nessuno lo sa. Il punto B è una zona erogena del nostro cervello, un punto di partenza sull’erotismo, una riflessione aperta sui nostri tabù. È un insieme di considerazioni che ci liberano dalla schiavitù di non raccontare le nostre pulsioni erotiche. Se è vero che, come sostiene Blue, l’erotismo parte dal cervello, passa dalla bocca con il cibo, attraversa il cuore con le emozioni e arriva dritto dritto laggiù, nell’innominabile zona del peccato allora il punto B è la strada che percorriamo ogni giorno per raggiungere la felicità ”.
Vorrei anche anticiparvi che essendo una persona che ama le contaminazioni e ascolta le opinioni altrui a volte farò intervenire altri scrittori a interagire con la mia personale visione. Uniremo le forze e i pensieri su alcuni argomenti per dare più lati su cui riflettere. Ci sarà il lato B, ma perché non avere anche il lato A o il lato C?
Così succederà in questo primo argomento, nel quale scriveremo a quattro mani e due teste su un argomento scottante come il tradimento. Cos’è il tradimento, perché e come si sviluppa, perché succede, perché ne rimaniamo incastrate involontariamente, perché lo tolleriamo o perché non vogliamo vedere certi atteggiamenti. Mi interessa il vostro parere, mi piacerebbe aprire le porte a nuove discussioni che possano fornire spunti di valutazione e di crescita. Commentatemi pure, siate anche feroci, se necessario, Il punto B. ha uno sguardo aperto e ha bisogno di sapere cosa ne pensate. Che abbia inizio lo spettacolo a  quattro mani e due cuori: quelle di Blue G. e di Antonia S.
Buon lettura.

giovedì 11 ottobre 2012

Esistono tante prime volte, ma solo una rimane unica.


Ci sono tante prime volte. La prima volta che piangi quando esci dalla pancia della mamma, la prima volta che cadi dalla bicicletta dopo mesi che stavi cercando di reggerti sulle due ruote e la prima volta che a scuola prendi un brutto voto. C’è una prima volta per piangere, per soffrire, per lamentarsi, per arrabbiarsi e per fare il broncio, ma c’è anche una prima volta per ridere, gioire, rallegrarsi e per rendersi conto che la vita è bellissima, anche se la mamma ti ha dato un calcio nel sedere perché hai sporcato il vestito bianco con quelle more selvatiche (rigorosamente rosse) rubate dall’albero.

mercoledì 10 ottobre 2012

Cucinare con una margherita in bocca. Ivan Poletti


Un giorno mentre ero al ristorante, seduta al tavolo, davanti ad un succulento piatto di tagliolini con prosciutto e limone, il cuoco si avvicinò chiedendomi un parere. Io con la bocca piena e gli occhi sognanti gli dissi che mi sembrava di aver mangiato direttamente dalla bocca del mio amante. Quei tagliolini erano cosi buoni da non riuscire nemmeno a trovare un aggettivo adeguato per rispondere alla sua domanda. Allora fui io a chiedergli come fosse possibile cucinare con cosi tanta grazia e lui mi rispose che quando era innamorato cucinava con la margherita in bocca. La sua affermazione mi fece letteralmente impazzire.

domenica 7 ottobre 2012

MyWhere. Chi si ferma è perduto






Il 2 ottobre 2012 è nato MyWhere. Un nuovo portale online, un nuovo modo di fare comunicazione, un esempio di diario post-moderno: una visione di piccoli atti creativi resi possibili dalla magia di internet.

Sul nuovo sito www.mywhere.it , otto categorie che racchiudono le percezioni private di persone

venerdì 5 ottobre 2012

Porzioni da single. Il mondo si è accorto di noi



Tutti sanno che Blue è single. Che lo sia per scelta o meno poco importa. Che si sia trovata in una casa immensa da sola a causa di una storia finita o a cena con le amiche a raccontare di quanto siano assurdi gli uomini è storia già detta, ma addirittura che se ne siano accorti persino gli allevatori di ovini della Romagna questo proprio non le va giù. Ma insomma, possibile che tutti si facciano gli affari di tutti, possibile che non si possa avere un po di privacy in questa società post-moderna, è cosi importante sapere lo status di una mantovana – bolognese d’adozione che non fa nulla per dichiarare apertamente la sua vita sentimentale (che non esiste, sia chiaro, in quanto soltera).

domenica 30 settembre 2012

Sotto il piumone, niente.



Le donne si dividono in due categorie. Quelle che portano le mutande e quelle che non le portano. Indossare gli slip è una cosa che ci viene insegnata da bambine. Siamo nate in una nazione in cui il contrario potrebbe essere visto come una sorta di provocazione, un contro al sistema che implica una propensione verso l’erotismo, un passo in avanti verso la libera sessualità della donna. Ma cosa celano le mutande? Cosa nascondono o cosa svelano di cosi prezioso? Dietro a quella tendina di cotone o di pizzo non c’è solo un cespuglietto peloso o un triangolino curato. Dietro alle mutandine c’è il pomo dell’amore, la mela del Paradiso, l’origine del mondo.

lunedì 24 settembre 2012

Wine&Food Noble Night_ Aurora Mazzucchelli


Io lo dico sempre che i sogni si avverano. Basta andarseli a prendere.

Se hai abbastanza forza e costanza da inseguirli, prima o poi ti capita che una chef stellata, Aurora Mazzucchelli, la miglior chef donna emergente dell’anno nella guida Identità Golose 2012 , ti chieda di seguirla per un week end a Varsavia ad affiancarla e aiutarla nell’esecuzione dei suoi “Ravioli di Parmigiano Reggiano, lavanda e noce moscata”, per la manifestazione Wine & Food patrocinata da San Pellegrino. Aurora è " un raro caso in Italia di cuoca che non incarna l’eterna figura dell’angelo del focolare. Sa essere chef con passione e profondità, senza paraocchi, pronta a mettersi sempre in discussione per esplorare nuovi gusti e nuovi saperi".

domenica 16 settembre 2012

Straziami ma di corna saziami


Sono finite le giornate calde e assolate in riva al mare a sorseggiare cocktail gelati e a leggere riviste da donnette. Sono terminate le maratone al sole che come miglior amante avevano la crema protettiva,  si sono dileguate al tramonto le dormite sul lettino per recuperare le energie perse durante notti bollenti passate ad albeggiare in compagnia di sedicenti amori. L’estate è finita. E cosi con lei, anche quel senso di libertà diffusa, di brivido vaginale e di brezza cerebrale. L’autunno spazza via qualsiasi sensazione di leggerezza per far posto alla pesantezza dei maglioni di lanetta e racchiude tra il tessuto di un cappotto la sensazione di caldo che ci ha provocato l’estate.

venerdì 14 settembre 2012

Davanti a un GinTonic non mi resta che tacere.



Davanti a un GinTonic ho deciso di tacere. Deciso di ascoltare, riflettere, pensare, seguire e assistere alla mia conversione. Non è facile per un’amante sfegatata delle bevande alcoliche dolci, un pò come tutte le donne, di quelle che un Mojito è per tutta la vita, pensare di ingurgitare un Cocktail amaro. Non è affatto semplice mutare le abitudini, ormai radicate, di un’esistenza sweet, ma io sono profondamente convinta che chi non si mette in gioco e chi non prova nuove strade non saprà mai scegliere quella giusta, e inoltre, come si fa a dire che una cosa non piace se non la si è mai provata?

venerdì 7 settembre 2012

Per essere grandi uomini servono grandi donne (Cit.))


Dopo il discorso, che ha infiammato internet, alla Convention Democratica della First Lady Michelle Obama, grande madre, moglie e donna con le palle, Blue si interroga. Interrogarmi è, ormai una prassi. I rapporti sono cambiati, cosi come i tempi dell’amore, le logiche, le situazioni, noi, cresciuti e diventati adulti in un minuto, maturati o forse no (dipende), acquisito l’agognato potere della sottana, io penso spesso alla posizione di noi donne e mi pongo la domanda se di fianco a un grande uomo sia necessaria (o obbligatoria) una grande donna. Sono finiti i tempi delle femminucce remissive che stavano in casa a fare la maglia ad aspettare il marito che tornava stanco dal lavoro, ora noi donne torniamo più tardi di lui, ormai il nostro oggetto inseparabile è diventato un iPad con cover colorata che racchiude una rubrica piena di appuntamenti.  Stressate dalle riunioni che sposteranno le sorti del mondo, con i capelli sempre in ordine e lo sguardo biricchino, riusciamo comunque, passato l’empasse iniziale dato dalla stanchezza, a essere manager e mamme, spietate e accondiscendenti, taillerate e in tuta e sneackers. 

giovedì 6 settembre 2012

Il sostenibile miracolo del corpo



Il corpo. I corpi. La nascita del corpo, il suo uso, la sua idea, la sua morale, il suo senso, la sua potenza, la sua energia, la sua bellezza e ancora il corpo della donna e quello dell’uomo, il corpo di Cristo e il suo senso, il corpo che nasce, scorre, si evolve, cambia, fiorisce e cresce. Il corpo che matura, muore, si trasforma in materia e si dissolve nella natura integrandosi con essa. Il corpo degli altri e il nostro che osserviamo continuamente. Esiste una cultura del corpo, una manipolazione del corpo, una coscienza del corpo, c’è il sacramento del corpo (di Cristo) e il corpo come contenitore dell’eternità.

mercoledì 29 agosto 2012

Zaka Bilbao. Cocktail y amor.



Si è appena conclusa la mia ennesima visita a Bilbao. Quest’anno ci sono stata due volte e confesso che se ne avessi la possibilità ripartirei domani, anzi ora. Al mio rientro a Bologna, ad aspettarmi, un caldo infernale, un forno a cielo aperto che non lascia possibilità di scampo, una vera cappa sopra la città. Il mio pensiero ritorna li, al Guggenheim, alle torri di Arata Isozaki e alla metro di Norman Foster. Il mio cuore batte ancora per le passeggiate a San Juan de Gaztelugatxe, per la playa di Bakio e per la brezzolina che senti mentre attraversi Plaza Moyua. Il mio sguardo si è fermato in modalità “pause” per il Casco Viejo, il ponte di Calatrava e la vista dall’alto della terrazza del Domine. Ma soprattutto, con questa afa, la mia gola necessiterebbe uno di quei cocktail interminabili che trovi in alcuni bar, i migliori di Bilbo. A Bilbao tutto il mondo “sale de copas por la calle”, è un rito. Uscire a prendere una “cana” (birretta) o un Cubata è qualcosa che non puoi proprio non fare. Ti devi adattare. Devi prendere le abitudini del posto che visiti altrimenti rischi di perdere qualcosa di prezioso, non puoi viaggiare con l’idea che il tuo mondo sia quello giusto, devi sempre sperimentare le novità e seguire l’onda lasciandoti trasportare.

mercoledì 22 agosto 2012

Ir de copas y de Pintxos. Donde? En Bilbao




Di fronte a uno “Spritz” il mondo cambia colore e si tinge di arancione come il tramonto estivo. Davanti a un “Mojito ti immagini distese verdi in cui correre all’impazzata. Con in mano una “Caipirinha Passion Fruit” ghiacciata ormai sei talmente “fradicio” che non stai più sulle gambe. Ma ancora non ti va di smetterla di godere di questo immenso piacere che a stomaco vuoto ti fa letteralmente piroettare il cervello. A me bere piace al naturale. Mi piace che il drink scenda libero senza impedimenti, che faccia il suo percorso verso il basso per poi salire alla testa e farla frizzare un po’. L’alcool dà alla testa e per questo bisogna berlo con moderazione ma se aggiungi un pò di cibo e qualche sorso d’acqua ogni tanto, se vai a piedi e sei in compagnia allora vedrai che bere non sarà così male.

giovedì 16 agosto 2012

Caffé. Amore o Lussuria


“La donna è come un frutto che esala la sua fragranza solo quando una mano la strofina. Prendi, ad esempio, il basilico: se non lo scaldi tra le dita non sprigiona il suo profumo” 
 da Il giardino profumato

Proviamo a concentrarci un attimo. Chiudiamo gli occhi. Distendiamo le gambe. Liberiamo il cervello da tutto e cominciamo a respirare. Se il nostro naso è fino a  sufficienza riusciremo a percepire diversi odori, non sempre piacevoli, che entreranno dalle narici e si propagheranno in tutto il nostro essere. In quel momento di totale rassegnazione olfattiva potremmo trovarci a respirare l’odore di erba fresca (se siamo reduci da un temporale estivo), di fiori di pesco (con la primavera alle porte), di salsedine (se siamo di fronte al mare), di rose rosse (se il giardino della nonna è appena stato annaffiato), di more (se siamo a ridosso di un fosso nella campagna mantovana), di grano essiccato (se siamo su un campo in pianura padana) o di caffé della moca (se ci troviamo con la finestra aperta davanti alla scrivania di casa nostra e la vicina puntualmente, ogni giorno, alle tre, mette sui fornelli una moca da sei per berlo con le amiche).

lunedì 13 agosto 2012

Amore, biscotti e torte da credenza


Ognuno di noi ha una memoria. Una memoria spesso legata a ricordi dell’infanzia, alle corse sull’aia, al nascondino tra le casette piccole del paesello d’origine, al profumo dei biscotti che il fornaio sfornava puntualmente la mattina durante il mercato. A noi quei ricordi piacciono. Ci fanno stare bene. Ci ricordano che siamo stati bambini e in un attimo dimentichiamo lo stress della vita moderna, del lavoro e dei troppi problemi che attanagliano la nostra esistenza. Non c’è nulla di meglio che prendersi un attimo per sé e sedersi ad annusare i ricordi che piano piano riaffiorano, nulla è più terapeutico come il pensiero dei momenti gioiosi dell’infanzia in cui tutto era da scoprire, dove il sole era sempre splendente e dove bastava un attimo per essere felici.

venerdì 10 agosto 2012

Diabolicamente cucina


Noi donne non possiamo resistere agli uomini che sanno cucinare.
Perdiamo letteralmente la testa davanti a gaudenti maschi che scelgono gli ingredienti più freschi e sensuali, trasformandoli meticolosamente in preparati che aprono le porte della percezione e dell’anima. Rimaniamo ammaliate da uomini che sanno stappare una bottiglia di vino narrandone l’essenza e che sanno descrivere il colore, la delicatezza, l’aroma, la golosità e la consistenza di un “Pacchero” quasi stessero addentando delicatamente una parte del nostro corpo.

lunedì 6 agosto 2012

Ricordati di dimenticare



Ricordati di dimenticare chi ti ha fatto del male. Chi ti ha detto brutte parole. Chi ha insultato la tua intelligenza. Chi ti ha preso in giro. Chi ti ha fatto perdere tempo. Chi ha fatto crollare le tue sicurezze. Chi ti ha abbandonato alla fermata dell’autobus. Chi ha pensato tu fossi impegnativa. Chi ti scrive solo via messaggio. Chi non ha capito quella che sei. Chi ha creduto a false dicerie. Chi ti ha tradito. Chi ha vestito i panni del salvatore e chi si è finto un mite. Ricordati di dimenticare, le cattive lingue, le persone invidiose, i voltafaccia, i parolai, le amiche o gli amici bugiardi, i commedianti per natura e gli ipocriti sul tuo cammino. Ricordati di dimenticare per proteggerti dal passato o da un possibile disastroso futuro. Ricordati di dimenticare, ma non farlo troppo, altrimenti ritornerai a essere come un fanciullo senza filtri e dovrai ricominciare da capo a ricostruire ciò che poi dovrai dimenticare.

sabato 4 agosto 2012

Pasta Bianca



Ogni età ha il suo sogno erotico. A 14anni le ragazzine classe 77’ sognavano di sposare Simon Le Bon mentre i ragazzini giocavano ancora ai soldatini. Qualche anno dopo, noi femminucce, eravamo già alle prese con sottovesti trasparenti indossati nelle fiere di paese mentre gli uomini, sempre in ritardo, giocavano sull’autoscontro. Erano gli anni di Basic Instinct, del vedo – non vedo, dei rossetti rossi e del fondotinta rosa sulle guance. Erano gli anni dei “culi in pompa”, dei baci rubati e delle minigonne cosi corte da far voltare anche i pali della luce. Ma gli uomini erano sempre una spanna lontano da noi.

venerdì 27 luglio 2012

Bilbao, la terrazza sul mondo.



Dall’alto il mondo assume un altro aspetto. Lo sguardo si aguzza verso l’infinito, gli occhi si riempiono di colori e i polmoni respirano odore di Begonia. Interminabili ascensori ci separano dalla meta, di solito sono lussuosi e super hi-tech completamente di vetro che lasciano trasparire  ciò che sta intorno. Lassù il cielo cambia luce, gli edifici riflettono le nuvole e il calice di Cava che stiamo per assaporare acquista una tonalità calda tipica del verano. Situate tra i venti e sessanta metri d’altezza, le terrazze di Bilbao sono il nuovo glamour di una città che non si ferma mai. Luoghi strepitosi situati in punti strategici, spesso all’interno di strutture come hotel o musei, dove si può andare per prendere un semplice vino (una copa, in gergo) o per cenare. Negli ultimi anni sono cresciute come funghi, sono circa una dozzina, i locali che si popolano dopo las 8 de la tarde per offrire un servizio memorabile che rende felici gli occhi e la gola dello spettatore più esigente. 


L’ultima in casa Bizcaya è El Yandiola situato nel complesso multifunzionale di La Alhòndiga, uno degli epicentri della notte bilbaina. Questo magico luogo non gode di una vista spettacolare come altri belvedere in città, però è in una posizione che permette a chiunque, turista compreso di arrivare senza problemi. È, infatti, collocata nel cuore di Indautxu a pochi metri dalla Gran Via, dove TranVia e Metro ti collegano con tutte le zone e dove pulsa el corazòn di Bilbao. Anticamente era il vecchio magazzino del vino, ora è un luogo dove arte, musica, design e divertimento si sposano, il tutto re-inventato da Philippe Starck.

lunedì 23 luglio 2012

Bilbao. Dove passato e futuro costruiscono un presente migliore






























        El Museo bajo la luz de la media tarde

E' inutile che lo ripeta. A me Bilbao piace da morire. Sarà per il clima, per il panorama o per la gente. Sarà per lo spirito divertente, per il vino che costa 1,50€ a calice o per quella splendida pioggerellina chiamata Txirimiri che ti arruffa i capelli. Sarà per il Museo Guggenheim, per la torre di Iberdrola o per il ponte di Calatrava. Fatto sta che io farei carte false per abitare nella città dove si possono ammirare le opere delle più grandi ArchiStars mondiali inebriandomi lo sguardo con un tramonto rosso fuoco mentre mi gusto un buon Pintxos al Txatca (granchio) e un bicchiere di Cava al settimo piano del Grand Hotel Domine.
A pensare che poco più di vent’anni fa era una città soffocata da acciaierie e container del porto fluviale e industriale, rimango incredula.

martedì 17 luglio 2012

Bilbao, un porto sicuro dove approdare.


Sono passati diversi anni, ormai sei, da quando non mettevo più piede a Bilbao. L’avevo lasciata con il Guggenheim, il ponte di Calatrava e Puppy che la vegliava 365 giorni all’anno. L’avevo lasciata con il Museo di Bellas Artes e la sua splendida biblioteca, con il palazzo Euskalduna e con l’Avenida Mazarredo un pò da sistemare. La ritrovo dominata dalla nuova torre Iberdrola disegnata da Cesar Pelli (ben 41 piani e 165 metri di altezza e di splendore), con il nuovo progetto di Zaha Hadid della penisola Zorrozaurre ( per la realizzazione del progetto l'architetto ha pensato di tagliare la lingua di terra che la collega con la terraferma e poi di ricollegarla direttamente a Bilbao tramite ben otto ponti), con il nuovo edificio del Dipartimento de Sanidad del governo Basco ideato da Coll-Barreu, con il ristrutturato Alhondega rivisto da Philippe Starck  e il nuovo progetto che entro il 2013 farà nascere la nuova Cathedral di San Mamés, lo stadio (Acxt architetti). 

mercoledì 11 luglio 2012

Bilbao, sei anni dopo

Carissimi, 

la prossima volta che mi leggerete pensate a me sulla panchina, la mia, quella di tante giornate passate a guardare il museo più bello del mondo. Pensatemi in fronte al Nerviòn con il Guggenheim alla destra e il ponte di Deusto alla sinistra. Pensatemi la, con il mio Mac a scrivere di quanto è bella la vita. I sogni si avverano sempre, basta andarseli a prendere. 
I miei sogni cominciarono nel 1997, ora spero che continuino e diventino realtà, qui, dalla mia panchina, dalla vista più emozionante che i miei occhi siano mai riusciti a scorgere, qui dove l'arte entra nelle vene. Qui a Bilbao

Vi adoro.
A presto
Blue







martedì 10 luglio 2012

Fai bei sogni, anzi fantastici.


Guardando il mondo attraverso le sbarre di una finestra a volte ti rendi conto che la fuori nascono ancora i fiori, cantano diversi uccellini e vivono persone che possono darti tanto solo per il fatto di fermarsi un attimo e accorgerti che esisti. Se ti affacci oltre il carcere della tua vita, spesso, ti accorgi che la libertà è meno lontana di quanto pensavi. Se rimani a respirare il profumo dell’aria, la vita ti viene incontro e ti salva. Osservando ciò che succede fuori da te, il mondo ti prende la mano e ti toglie le manette, quelle stesse che ti tenevano inchiodata ai ricordi impedendoti di volare. Non è il mondo che t’imprigiona, è il tuo corpo-anima. Un corpo dal quale non puoi prescindere, mai.

venerdì 6 luglio 2012

Uomo - Uomini


Uomo. Uomini. La nascita dell’uomo, la sua evoluzione, la sua storia, la sua morale, il suo senso, la sua presunta potenza, la sua mancata ragione, la sua energia, la sua bellezza e ancora uomo con le palle e uomo senza, uomo figlio di un Dio minore, uomo ingiusto contrapposto a quello giusto, uomini che raccontano storie e altri che le recitano. Uomini gentili, autentici, generosi, educati, intelligenti, acculturati, magnifici, disponibili, devoti e coscienti ma anche uomini spietati, irragionevoli, feroci, antipatici, calcolatori, viscidi, insopportabili, lamentosi, intollerabili, fastidiosi, uomini molesti e noiosi, seccanti e spiacevoli, irritanti e problematici.

giovedì 28 giugno 2012

Sotto un cielo stellato.



L’estate porta novità. Risveglia gli animi, consolida le amicizie e fa scoprire cose carine che prima credevi non esistessero. L’estate scopre i corpi, scalda la pelle, la abbronza e fa trasudare le innumerevoli bevande alcoliche che ingurgiti velocissimamente e continuamente. L’estate è la culla delle emozioni, il dondolo delle sensazioni e l’alcova dell’amore. L’estate è la compagna ideale di gite fuori porta, picnic all’aperto e scampagnate con gli amici. Non sono sicura di amarla fino in fondo e non credo la sceglierei come partner per la vita, penso sia troppo calorosa per i miei gusti e lasci trasparire smisuratamente il suo essere spudorata. Ad ogni modo per un’avventura One-Shot è perfetta. Lo è per una notte sotto le stelle sdraiata sull’erba fresca, per una passeggiata a San Luca con il respiro in affanno e per una copulazione fugace ai giardini pubblici.
L’estate non porta consiglio, porta desiderio.

venerdì 15 giugno 2012

Beyond the earthquake

























Mi sono assentata volutamente dal mio blog.
Ho deciso di prendermi una pausa per osservare il mondo e per riflettere su ciò che mi stava intorno. Ho pensato che era meglio impormi il silenzio di alcuni giorni per capire cosa veramente volessi da questo momento della mia vita, ma soprattutto per dare una classifica alla scala dei valori e mettere sul podio le cose più importanti per creare il mio futuro. Stasera una domanda mi sorge spontanea. Cos’è il futuro? Nel lungo cammino della vita pensiamo continuamente al futuro credendo che questo sia lontano anni luce da noi, lo agogniamo non rendendoci conto che lui è già qui di fronte, ci aspetta e poi ci oltrepassa, ci guarda e poi ci prende in giro, ci urla e poi la sua voce diventa eco impalpabile e scompare negli angoli nascosti della memoria. Il futuro è tra noi, è il sogno di un lavoro perfetto, di un amore sospirato, di una famiglia felice. È la veloce sensazione che ci fa attendere ciò che pensavamo non arrivasse mai, è la rarefatta speranza che un giorno possa accadere qualcosa che cambi le sorti della tua esistenza, è una strana utopia che raggiungi in un attimo pensando che quell’attimo fosse lontano.

giovedì 31 maggio 2012

Silenzio. Parlano le macerie


La Pianura padana è polverizzata.
La zona della bassa mantovana, del modenese e alcuni paesi del ferrarese sono stati letteralmente rasi al suolo. Sono crollati edifici, si sono sventrati fienili e aperti squarci nel terreno. Sono cadute chiese, comuni, residenze storiche, torrette, cupole, rocche. Sono state evacuate migliaia di persone per il pericolo dei numerosi crolli che continuano a far tanta paura.
La mia terra è in ginocchio, io sono in ginocchio, il mio Io è in ginocchio di fronte alla catastrofe che sta causando la forza della natura.

martedì 29 maggio 2012

Blue BDay


“Era questo che mi spaventava: che dietro la grande amoreuse si nascondesse una piccola borghese che cercava la sicurezza nell’amore. Quel che mi attrae in te è che tu sei rimasta l’amante. Mantieni il fervore e l’intensità. E poi c’è il fatto che non è il piacere che posso darti che ti attrae a me, infatti lo ripudi quando non sei emotivamente soddisfatta. Ma sei capace di tutto e io lo sento. Sei aperta alla vita, e ti ho aperto io… Come ti amo quando ti rifiuti di comunicare col corpo, cercando altri mezzi per invadere l’intero essere. Eppure all’inizio non sopportavo la capacità che avevi di chiuderti, mi sembrava di perdere il mio potere…”
Anais Nin

mercoledì 23 maggio 2012

Raimondo Galeano e la pittura oltre il confine della notte




Nel 1558 Giovan Battista della Porta scrive il Naturalis Magiae, raccontando di meravigliosi fenomeni che si verificano in natura e interrogandosi su come si possa fare a far risplendere una oggetto nelle tenebre. Studiando assiduamente risponde con una ricetta a base di lucciole distillate e seccate dalla quale si ricava una polvere magica nota nell’ambiente del teatro per la sua peculiarità, incline a produrre effetti sbalorditivi. Della Porta studia e risponde al quesito ignaro del fatto che qualche decennio dopo Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, genio inquieto dall’intelligenza fervida e acuta, presterà attenzione proprio a quel passo descritto nel suo testo. Sedotto dalle potenzialità del composto incantato, Caravaggio lo applica nella sua agitata sperimentazione tesa allo studio della luce e all’impiego della camera ottica della quale si avvale per dipingere dal naturale. Nella magica miscela del pittore si rileva la presenza di argento, arsenico, zolfo, iodio, magnesio, materiali fotosensibili che accrescevano la luminosità del dipinto, migliorandone la profondità spaziale e permettendogli di lavorare anche al buio. Questi, usando distillato di lucciole dall’effetto fluorescente fissava temporaneamente l’immagine in un tempo compreso tra i cinque minuti e le due ore dando inizio, cosi, al suo operato che oltrepassava la soglia dell’oscurità. Più recente è invece, la scoperta fatta sull’acquerello di Van Gogh, Les bretonnes set le pardon de Pont Aven del 1888, in cui l’autore fece brillare le sue opere utilizzando alcuni colori fosforescenti. Sulla superficie del dipinto è stato rivelato un inconsueto splendore verdastro in corrispondenza delle macchie bianche. Pare che per ottenere questo effetto, Van Gogh, si servisse di un pigmento formato da ossido di zinco, tracce di solfuro di zinco e altri elementi metallici. Ne risulta che il colore si comporta come un materiale semiconduttore generando una fluorescenza verde. Le recenti scoperte, fatte da studiosi di varie università tra cui Roberta Lapucci per Caravaggio, hanno reso ancor più compatta e salda la ricerca sull’utilizzo del pigmento di luce in pittura.
Ai giorni nostri c’è un’artista che è riuscito ad oltrepassare il confine della notte con la sua pittura, è stato capace di scardinare i canoni convenzionali della semplice visione diurna di un’opera d’arte  consentendoci di trovare il visibile in ciò che prima si mostrava invisibile, la luce si è amalgamata con l’oscurità, il giorno con la notte, il percettibile con l’impercettibile, tutti a braccetto mettendo da parte i preconcetti della visione consueta a favore di un nuovo credo che ha consacrato Raimondo Galeano come “il pittore illuminato”, demiurgo della luce e profondo conoscitore delle tenebre che svelano realtà inaspettate. Il pittore della luce, che ha sempre cercato le risposte attraverso la pittura, facendo sì che sia lei a doversi trasformare per svelarci una nuova dimensione percettiva.

Raimondo Galeano classe 48’. Il suo percorso artistico inizia a Roma con i maestri della Scuola di Piazza del Popolo e nonostante il forte ascendente di Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano, riesce a sganciarsi e riconoscere la sua strada non tra pennelli e barattoli di colore, bensì ricercandola tra particelle di atomi eccitati che liberando fotoni, rendono percepibile, al buio, un’opera celata che vive una doppia vita. Pittore della luce e primo artista contemporaneo a riuscire a fondere la percezione dell’opera diurna a quella notturna con l’utilizzo di un particolare pigmento luminescente (da lui sapientemente preparati rendendoli in grado di assorbire e trattenere la luce acquisita durante il giorno, per liberarla poi in sua assenza ) con i suoi lavori notturni mette in evidenza ciò che esiste intorno a noi ma che spesso è dissimile da ciò che vediamo. Guardando il lavoro di Galeano la capacità di percepire l’ignoto, (percettività) si aggancia immediatamente all’illusione immaginaria dell’immagine e alla formazione stessa della visione, attraverso quello che Deleuze chiama, l’interstizio o spazio vuoto che, nella pittura di Raimondo, riconosciamo come spazio di emozione che separa il momento di passaggio dalla luce all’oscurità. Nel cinema di Godard, secondo Deleuze, l’interstizio tra le immagini é “l’assunzione ontologica di un non visto, di un invisibile che passa “tra” un’immagine e l’altra e che, riscatta l’immagine dalla sua illusione inscrivendola in un processo di svelamento”. Nella pittura di Galeano l’interstizio/spiraglio è la nostra commozione, l’attesa, lo stupore e se vogliamo anche la paura del passaggio vedo/non vedo o meglio vedo e poi mi accorgo di presenze oltre la luce. Il colore non esiste ” esclama l’artista “ perché in assenza di luce nessuno di noi sarebbe in grado di distinguerne alcuno ”. In effetti, il colore non è una caratteristica fisica, ma è una sensazione elaborata dal cervello quando i nostri occhi percepiscono fotoni di una certa lunghezza d’onda. Secondo la fisica siamo noi esseri umani ad avere un determinato sistema visivo dando una percezione personale del mondo, ne deriva che il colore è una creazione umana e la vera natura delle cose è il buio. Ogni oggetto in realtà è oscuro e non emette un colore di per sé. La luce è sempre alla base di tutto. La luce è per me la madre di tutti i colori. Sono un pittore che con una tecnica particolare tenta di ribaltare dei concetti dati per scontati. Se tutto l’universo si rivela a noi attraverso la luce, io ho preso la luce e gli ho dato forma. Un dipinto di luce è come una stella la cui essenza viaggia all’infinito. E’ un misto tra scienza, poesia, pittura e cosmo. Non a caso molte mie opere si chiamano Navigatori del cosmo ”. Così, imprigionando la realtà con la sua pittura ci apre un mondo sconosciuto dove le sagome prendono vita e si animano d’emozioni e sentimenti che corrono attraverso l’oscurità e rendono percepibile ciò che prima era nascosto. Un dialogo con l’universo al quale l’artista invia immagini che viaggiando a  trecentomila chilometri al secondo vivranno nello spazio all’infinito. A tale proposito mi viene spontaneo ricordare un’affermazione del noto scrittore britannico Terry Pratchett per cui “ La luce crede di viaggiare più veloce di tutto, ma si sbaglia. Per quanto sia veloce, la luce scopre sempre che il buio è arrivato prima di lei, e l'aspetta . Ma le opere di Galeano non si limitano ad essere solo pittoriche e rimanere appese alle pareti, al contrario assoggettano anche l’oggetto. Sono innumerevoli gli oggetti decontestualizzati e fatti divenire opere d’arte tridimensionali tra cui vasi, anfore, orci, ventagli, vespe che attraverso il lumen si guadagnano l’immortalità. Sono parte integrante del lavoro dell’artista anche le performance in cui lo spettatore può, finalmente, riuscire a scorgere la sua ombra sulla tela, la sua anima rimane impressa e ognuno di noi può diventare un navigatore del cosmo viaggiando a velocità insospettata. In questo frangente, l’artista riesce a catturare l’essenza dell’anima delle persone guardando al grande Leonardo che in merito all’ombra scrisse: "Il secondo principio della pittura è l'ombra del corpo, che per lei si finge, e di questa ombra daremo i principî, e con quelli procederemo nell'isculpire la predetta superficie ". L’ombra è la prova visibile dell’esistenza e della fisicità del proprio corpo e Galeano riesce a farne prigionieri i contorni.  Cosi, nel mito della caverna di Platone, le ombre diventano allegoria della prima forma di conoscenza di un’umanità schiava delle percezioni sensoriali, che non è in grado di voltarsi per guardare direttamente la luce del sole dietro le loro spalle, mentre nelle performance di Raimondo possiamo voltarci e rimanere attoniti dal fatto che la nostra ombra sta li ad guardarci con la stessa intensità con cui la osserviamo noi.


Ma non è finita qui. Abbiamo conosciuto il lavoro di un’artista che è rimasto chiuso in una cantina a studiare la luce per un’intera vita ed ora è arrivato ad una ulteriore evoluzione della tecnica dell’uso del lumen. Dopo trent’anni di sperimentazione, Galeano si è accorto che accostando al pigmento di luce verde, un altro pigmento di luce blu, la figura sembra solcare la terza dimensione. I soggetti delle sue opere fuoriescono dal limite della bidimensionalità e addirittura paiono mutare man mano che ci si appresta a starvi di fronte, l’opera che vedremo sarà diversa da quella dell’attimo prima. Di fronte ai nostri occhi si manifesta un fenomeno a dir poco incredibile. I quadri di Raimondo Galeano mutano con il tempo. Come ne “Il ritratto di Dorian Gray” in cui il protagonista chiede che il quadro regalatogli da un artista “ possa invecchiare al posto suo ” in quanto “ il pensiero del tempo che passa lo distrugge ”, così nella desolazione del buio di una stanza, immersi nell’oscurità più totale ci si riproporrà esattamente ciò che Wilde sembrava aver predetto scrivendo uno dei romanzi più importanti per l’estetismo letterario decadente. Una magnifica Marilyn Monroe si trasformerà da sensuale icona a teschio raffigurante la morte cosi come altri soggetti rappresentati, da carnali e lascivi personaggi, assumeranno l’immagine del tempo che scorre, diventando vecchi.  Aveva espresso un pazzo desiderio: che potesse lui rimanere giovane, e il ritratto invecchiare; la sua bellezza restare intatta, e il viso dipinto sulla tela portare il peso delle sue passioni e dei suoi peccati. [...] Pareva mostruoso persino pensarci…”
Galeano genio incompreso, ma sicuramente genio .


Davide e Golia, luce su tela visione diurna e notturna