Agosto porta consiglio.
Consiglio sui chili che non hai perso. Sulle unghie che si
sono spezzate. Sulle occhiaie che si sono macchiate di quel verdognolo
fastidioso che tanto vorresti eliminare.
Consiglio sull’abbronzatura che non hai preso e forse, non prenderai
mai. Sulle sigarette che ti hanno macchiato eccessivamente i denti e su quello
smalto che sull’alluce fa proprio ribrezzo.
Agosto porta consiglio perché è il teorico mese del
cazzeggio, il mese in cui tutto il mondo si mette in vacanza e in cui, finalmente
il telefono si mette in modalità aereo – e non certo perché sei dall’altra
parte dell’oceano, ma perché, finalmente, ti godi il tuo insostituibile
materasso Memory – .
Agosto che esisti per dar spazio agli sboroni che fanno
balletti sulle spiagge di Formentera e riempiono i chioschetti delle località
turistiche più alla moda. Che dello Scirocco sei il portatore e che metti in scena abbigliamenti
improbabili mai visti prima, tu mio amato ottavo mese dell’anno lasci le città
alla mercé di persone che si farebbero
uccidere piuttosto di andare in vacanza in agosto e le spogli dalla miriade
di inutili piacioni che vanno a posare il loro culo muscoloso, si fa per dire,
su seggioline da regista in riva al mare. Tu, Agosto, dai un calcio ai
vacanzieri sentimentali, quelli che tutto il resto dell’anno se ne stanno sulle
loro scrivanie a far finta di lavorare mentre invece, stalkerano ossessivamente
su facebook o messanger femminucce di varia specie, si perché lo stalkeratore
di professione non ha un genere, per lui è una questione di numeri e
probabilità, la chiama libero mercato quella cazzo di maniera che ha di
trattare le donne come se fossero merce di scambio tra paesi sottosviluppati.
Agosto mio, ti amo per questo.
Ti amo perché le strade cittadine sono vuote, come il mio
cervello.
Ti amo perché per prendere il cappuccino non devo sgomitare e
uccidere la vicina di bancone.
Ti amo perché per leggere il giornale comodamente seduta al
tavolo non devo assoldare un plotone per difendere la lettura del quotidiano.
Ti amo perché posso permettermi di alzarmi in pigiama e
uscire di casa senza la paura di incontrare l’amministratore delegato
dell’azienda che ha appena deciso di sponsorizzare il tuo prossimo evento, all’edicola
all’angolo della strada.
Ti amo perché in te, Agosto cittadino, vive il silenzio, le
zanzare (tigre) e la voglia di non fare niente.
Agosto porta consiglio sulle istruzioni da leggere
attentamente sul bugiardino che puntualmente cacci nel rusco insieme alla
scatola.
Agosto che passa in un lampo e da la mano a Settembre che
arriva con la temperatura ancora che accarezza la pelle, Settembre che un po’
ti voglio e un po’ ti temo perché in te vedo la fine di tutte le storie estive,
quelle che si portano dietro il peso degli slip che scivolano alle caviglie
senza pensare troppo, quelle che il celebro
l’hai messo in congedo e che hanno il sapore tipico delle emozioni estive che
lasciano il tempo che trovano. Queste storie, non sono veri amori, ma sono
semplicemente un lasciarsi l’inverno alle spalle, in fondo sudare mentre si fa
l’amore è meraviglioso. I respiri, a luglio, rimbombano nelle stanze vuote,
mentre la finestra aperta lascia entrare una leggera brezzolina. I liquidi
corporei, in estate, hanno un odore più intenso, sanno di alghe mattutine, di
sabbia tra le dita e di temporale.
A settembre il corpo è più bello; abbronzato, rigoglioso e morbido. È un corpo che ansima e
palpita al minino tocco. A Settembre però, il tempo dell’amore è scaduto e
abbiamo bisogno di chiudere con il passato per ricercare, al passo con la
società contemporanea - liquida direbbe Baumann - un nuovo giocatore con quale
arrotolarci. A settembre il doping dell’amore è in esaurimento e quindi, siamo
costretti a mollare il colpo/corpo che ci ha posseduto durante l’estate.
Avrei tanto voluto che questa estate fosse stata dedicata alla
rottura dello specchio, - come nella teoria lacaniana- allo sviluppo dell’amore
come incontro che spiazza, scompagna e decentra il nostro IO, ma la verità, e
c’è sempre una verità, che spesso non conosci, anche questa estate e ancor di
più a Settembre, il mio allarme amoroso ha fiutato sentore di menzogna, di
letti condivisi e di uomini pusillanimi che, come sempre, cercano di prendersi
gioco di un sentimento così puro e raro com’è
l’amore.
Vorrei tanto dire a questi uomini, se tali si possono
chiamare, che tutto torna al mittente e che se si è giocato con una donna al
pari di un video-game, questo dolore immenso che si è provocato, torna con una
forza uragana direttamente da dove è
partito. Il pezzo di strada che si è fatto insieme diventa un dirupo nel quale
inciamperete rompendovi la testa. Tradire una donna è tradire la vita. Cercare
di portarsela a letto senza nemmeno pensare a qualcosa che va oltre
all’eiaculazione, raccontare barzellette per avere il vostro momento di gloria,
sarà come un boomerang che ricomparirà a tutta velocità all’alba di ogni vostro
mattino, per colpire violentemente quel minuscolo e asfittico cervello che vi ritrovate.
Tradire una donna è tradire se stessi, portarsela tra le
coperte con le bugie è come violentarla una, due, tre volte e ancora una volta
in più quando lei vi farà capire che vi ama. Tradire una donna è da vigliacchi,
da pusillanime, da lucertole.
Tradire una donna è da uomini di latta, con tutto il rispetto
per il personaggio del Mago di Oz che nel momento in cui gli chiesero quale
fosse l’organo che desiderava lui disse: “Io prendo il cuore, perché il cervello non ti rende
felice, e la felicità è la cosa migliore del mondo”.
Si nasce con un cuore, mica si può farselo costruire da un
chirurgo. Si nasce ascoltando il battito, ma se non ce l’hai, non ce l’hai e
allora ti devi limitare ad ascoltare giusto quei due o tre colpi che a
stantuffo danno certi piselli. Ma poi dico io, come si fa ad abbracciare una persona che non ami. Com’è possibile ridurre
tutto a quei pochi minuti, meccanici, freddi, bugiardi? Come si può vivere
senza quella sensazione di affidabilità corporea e nello stesso tempo
leggerezza cerebrale che solo mentre fai l’amore con una persona che ami, puoi
avere? Come fanno certi uomini a perdersi tutto questo?
A perdersi le vibrazioni, la pelle d’oca e il sospiro
affannato. Come fanno a perdersi la schiena che si inarca diversamente, il seno
che si inturgidisce, le labbra che si morsicano perché monopolizzate da un
unico e schietto sentimento. Come fanno a sopravvivere alla abulicità di una
scopata frettolosa rispetto a un arrotolarsi compulsivamente l’uno dentro l’altro
mentre le mani affondano nella carne e i liquidi si mescolano alle lenzuola
umide di amore? Come fanno certi uomini a sfuggire alla stitichezza di un gesto
meccanico, di uno schizzo che ha tutta l’aria di un semplice svuotamento e alla
rapidità di un colpo che dura pochi secondi rispetto alla poesia dell’amore
tantrico, dell’attesa dell’orgasmo femminile e soprattutto del sibilo di un
piacere che inizia dall’alluce e termina nella punta dei capelli passando da
ginocchia, (che tremano) gambe, (che energicamente si tendono) ombelico (che
respira) collo, (che si allunga)?
Come si fa a preferire una scopata alla felicità?
Non so, sono una donna, ho i miei limiti ma li difendo con il
cuore.
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