Dopo
un anno di vuoto cosmico, promesse
mancate, cazzate con le ali, stronzate che facevano rima con il soffitto del
muro. Un anno di: “aspettami un attimo
che ora ho la febbre”, “rivediamo i
programmi che ora devo lavorare”, un anno di: “sei una donna intelligente ma il cervello lo devi far ragionare di meno”.
Un anno in cui hai fatto a botte con la tua smisurata certezza di essere una
donna poco rassicurante, di quelle che non
ne vuol sapere di scendere a patti con nessuno, di quelle che al massimo ti
distrugge casa se qualcosa va storto, di quelle che ti tirano un piede in
faccia perché le girano le eliche. Dopo un anno che ti sei rotta i didimi di
ascoltare sempre le stesse noiose parole lanciate a Eolo in un momento di
furente pazzia. Un anno in cui avresti voluto anestetizzare i tuoi sentimenti,
in cui la parte razionale di te è andata in “congedo” e in cui il prima di subito è stato gettato giù
dall’orifizio del lavandino. Dopo un anno in cui anche l’ultimo briciolo del
tuo smisurato emporio del sentimentalismo è stato svenduto a prezzo di costo ecco
che una mattina ti svegli e… Sei stanca.
Stanca
di aspettare, di capire, di sopportare, di chiudere un occhio. Stanca di sedere
in sala d’attesa, di stare alla fermata di un autobus che non arriverà mai,
esausta di leggere un libro con le pagine bianche. Stanca di aver rispetto del
dolore altrui, quando il resto del mondo, rispetto del tuo dolore, non ce l’ha.
Stanca di tollerare atteggiamenti falsi e ipocriti, di gente che è così felice
di togliere qualcosa alla tua meravigliosa vita che darebbe l’anima a Lucifero
per vederti piangere. Stanca di così tanta pochezza e insensibilità. Stanca di
sotterfugi stupidi per nascondere una storia che non è mai finita e alla quale
hai dato pelle e carne, senza pensare
alle conseguenze, si perché se cominci un viaggio, tu porti con te, come unico
bagaglio, il cuore e non certo menzogne e orpelli inutili. Stanca di dover
perdonare, - si perdona chi lo merita non certo chi è recidivo -. Stanca di
essere presa in mezzo in un triangolo in cui ti devi pure sentire l’amante (che
non sei) e l’amante dell’amante e dell’amante e di chi sa quali altre pedoni e
ti devi sentire costretta a confrontarti (cosa che odi, perché ognuno è ciò che
è e tutti siamo apprezzabili per qualcosa). Così il triangolo diventa quadrato
e il quadrato pentagono che a sua volta diviene esagono per poi aprire gli
occhi e accorgersi che stavi facendo il giro tondo in torno al mondo con un
hula-hop incollato ai fianchi.
Stanca
di dover coprire al mondo le marachelle di un imbecille che si nasconde sotto
la sottana di una reputazione che è andata a puttane. Stanca di dover cercare
il buono quando le favole hanno cambiato il finale, Il vissero felici e contenti, si è trasformato in e vissero
felici e lontani (e qui fai una ola).
Dopo
un anno che; se ti era rimasto un briciolo di fiducia negli uomini, l'hai smarrita,
un anno in cui pensavi esistesse il principe azzurro e poi ti sei accorta che
era solo uno stalliere su un ronzino, un anno che a dire bugie sono capaci
tutti, - a dir le verità solo i coraggiosi -. Un anno
che il cuscino é diventato una piscina, il letto una pozzanghera, il lenzuolo
un fazzoletto impregnato e poi alla fine ti sei ritrovata persa in un bicchier
d’acqua, hai guardato il cielo e ti sei detta: “ ma io qui dentro che ci sto a
fare?”. Un anno di se, però, non so, proverò, aspetterò, guarderò al futuro con
coraggio, prenderò la mia vita tra le mani e la porterò dove voglio io,
stritolerò il cuore senza farlo a brandelli per poi renderti conto che a
brandelli, il tuo cuore, lo era già. Un anno che, se ti volti indietro un
attimo, non ci credi nemmeno tu, un anno che se te lo avessero detto, avresti
lanciato fulmini e saette al diavolo, un anno che se lo guardi con gli occhi di
oggi, non è stato un anno, è stato un calvario. Un anno in cui i vaffanculo si sono sprecati a suon di
pazienza che non hai più. Un anno in cui “la
verità è ciò che è e non si può permettere di essere tollerante”. Un anno
in cui ti sei ritrovata in un condominio stracolmo di illusioni, fatto di
stanze sovraffollate di parole e corridoi soffocati dai buoni propositi. Un
anno in cui sono successe tante cose, alcune delle quali, probabilmente, non
dimenticherai mai.
Cara
Blue, è stato un anno in cui hai amato in un modo che difficilmente si può
spiegare, a volte l’amore non ha parole. Hai amato e ci hai provato tanto per
poi arrivare alla conclusione che nella valigia del tuo compagno di viaggio non
c’era solo il cuore, c’erano anche le spine per pungerti e il coltello per
colpirti.
L’amore
non rimanda, non chiede sconti di tempo o fazzoletti di perdono. L’amore dà
semplicemente un vaffanculo ai perditempo.
Blue
è arrivato il momento di perdere la corona. Non devi essere regina di un regno
allo scatafascio. Sul trono, quello vero, devi salire con la felicità come
scettro.
Negli
scacchi:
La Regina sta accanto al Re non accanto ai pedoni. È una fila diversa. Quella
privilegiata, coperta, quella che viene dopo di tutto. La regina si muove
pochissimo e il Re è molto attento.
La
Regina è la Regina. I pedoni sono i pedoni.
Ma la Regina non è quella con maggiore mobilità, di solito?
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