lunedì 22 dicembre 2014

Bugie dei miei tacchi a spillo

Ho sempre odiato le persone con deliri di onnipotenza. Sono persone fondamentalmente sole, staccate dalla realtà che inseguono un orizzonte che ormai si è verticalizzato e quindi irraggiungibile, anche al solo sguardo. Ho sempre odiato chi non ha rispetto degli altri, chi parla a sproposito senza mettersi nei panni di chi hanno di fronte. Ho sempre odiato le persone che fanno la voce grossa incuranti che un soffio di vento sussurrato al momento giusto le possa abbattere in un secondo. Odio chi crede di essere Dio, chi prende in giro l’amore, chi si fa beffa del cuore altrui, chi non porta rispetto e chi crede che il suo cadavere non passerà mai sulla riva del fiume, mentre un esercito sta lì ad aspettare. Odio chi crede di non sbagliare mai, chi salta di fiore in fiore e chi crede di prendere in giro l’umanità pensando di farla franca.
Odio chi dice bugie senza senso, chi gioca con il tempo, chi sbatte all’aria i valori pensando di crearne di propri. Odio chi pensa che possa capitare sempre agli altri, il giudizio universale arriva per tutti, ma proprio per tutti. Al contrario amo chi fa marachelle a fin di bene, chi ragiona con il cuore anche se sa che verrà fregato, chi lavora per un sano obiettivo, chi osserva l’andamento della vita, ne apprezza i pregi e ne sa riconoscere i difetti. Amo chi sa perdere, chi si mette in ginocchio di fronte a un amore, chi piange perché una foglia è caduta prematuramente, chi ragiona con la pancia. Amo i sensibili, i controcorrente, i sognatori, i veri perché in loro sta il futuro. Amo chi cambia con intelligenza, chi va avanti senza terrorizzare il prossimo, chi ha il coraggio delle proprie azioni. Amo chi sa usare la parola in modo tagliente, purché la utilizzi con coraggio e decisione, non mi piacciono i vili, li ho sempre detestati. Amo le cose semplici ma anche quelle complicate perché esiste sempre una soluzione. Nel mio amare troppo e odiare allo stesso modo, comunque sono sempre stata sincera e forse è per questo che le bugie mi fanno un profondo prurito, mi danno la nausea, mi fanno sentire la schifezza assoluta delle persone dalle quali provengono. Le bugie sono cancri interiori, che prima o poi, esplodono. Le bugie sono per le persone paurose, quelle che hanno bisogno di crearsi una seconda vita perché la prima è talmente ridicola e insipida da renderli vuoti. Le bugie le accetto solo se a dirmele è mio fratello, il piccolo della famiglia, che a un certo punto della sua giovane vita, per farsi uno spinello cerca di prendermi in giro dicendo che sta arrotolando una sigaretta aromatizzata. Accetto le bugie se servono per non fare del male, se nascondono sorprese sorprendenti, se dette, in un momento di debolezza celano una sorpresa che ti fa esplodere il cuore di gioia, non di dolore. Accetto le bugie, ma le accetto solo se dette a fin di sincerità.


Nella vita bisognerebbe avere un patentino per dirle, si dovrebbe dare una licenza per sapere le regole o le conseguenze che le bugie hanno sulla vita delle persone. Le bugie creano dipendenza e staccano dalla realtà formando un circolo vizioso in cui non sai più dove sta il confine tra il vero e il falso, l’oggi e il ieri, il sono o appaio, il tu e l’altro. Allora a cosa serve dirle? Uno strano meccanismo, contorto e intrecciato, ruota intorno a parole mal dette, alle situazioni poco chiare e alle abitudini insane.

Le bugie sono come i tacchi a spillo: sono per molti, ma non per tutti. 

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