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sabato 5 novembre 2011

E' una vita che Vi aspetto

Alcuni anni fa mentre perdevo lo sguardo per le vie di NewYork, mentre riempivo di immagini gli occhi, alimentavo la fantasia, costruivo sogni su un possibile futuro nella grande Mela, mentre tutto mi sembrava colossale e sconfinato, le altezze inarrivabili, i palazzi fuori dimensione, mi rendevo conto di quanto tutto, li, fosse cosi nuovo e diverso dal vecchio mondo. Mentre i quartieri pullulavano di folclore e le etnie si ritrovavano nelle metropolitane, io persa nel mio guardare rimanevo eccitata per ore e ore ad ogni minimo dettaglio e scorcio di questa città che ho amato e amo profondamente. Chi dice NY dice grandezza, spregiudicatezza, innovazione, ricerca, frenesia, ma anche divertimento, cultura, moda, avanguardia, arte, finanza e naturalmente, compenetrazione di culture diverse che si riflettono nelle svariate cucine provenienti da ogni angolo del pianeta tracciando inevitabilmente la storia dei popoli. Si sa, la cucina, più di altre discipline riesce ad avere questa potenza, delinea il passato, il presente e il futuro di una stirpe, caratterizza, miscela, fonde, scopre le tradizioni, riunisce i saperi, evolve l’uomo e lo proietta nel domani. Sarà per questo che io adoro cosi tanto New York. Sarà per il suo saper essere unica e mille insieme, fredda e calda, dolce e amara, europea e asiatica, messicana e nera, la amo perché sa parlare inglese e spagnolo ma anche francese, italiano, brasiliano, cinese, marocchino e cambogiano, sa il filippino il giapponese e la lingua degli indiani.