Io l’amore l’ho visto. Negli occhi di lei: azzurri,
profondi, grandi. Negli occhi di lui: scuri, lucidi, intensi. Ho visto
quell’amore che dista anni luce dai rapporti da social, che non si consuma con
un messaggio o una emoticon, quell’amore che vive di parole, litigate, pianti,
abbracci e poi riconciliazione. Quell’amore che esiste nel respiro dell’altro
ma sa anche esserne indipendente, quell’amore che ci si parla di tutto ma anche
del niente, quell’amore che si discute sul colore del vestito ma anche sul non
colore delle mutande. Quell’amore che è completo e abbigliato di quotidianità
fatta di caffè del mattino, fesa di tacchino lasciata troppi giorni nel frigo,
caffè Nespresso senza zucchero e ristorante della sera con terrazza con vista sulla
felicità.
Nella vita il grande amore è fatto di due persone che sanno
perfettamente che non sarà per niente facile e ci saranno salite e discese e
poi curve pericolose ma anche rettilinei ristoratori, ci saranno i dossi, le
doppie corsie a linea continua e poi quelle con tre corsie a linea
tratteggiata, ci saranno i sorpassi e le gare da competizione, ci saranno le
lumache a 80km in autostrada e le soste in autogrill, ma l’amore vero vive sempre
e comunque della volontà di due individui di incontrarsi a metà strada. L’amore
io l’ho visto, l’ho guardato negli occhi e vi ho scorto l’immagine dell’altro
senza comunque perdere la propria visione delle cose, l’ho visto combattere per
quel battito che sembrava perduto ma che in realtà era solo andato a farsi una
passeggiate per respirare, l’ho visto mentre litigava e sbraitava contro uno
specchio: “io la amo e questa è l’unica cosa che conta”. L’amore che ho visto è
fatto di piccoli gesti, ma anche di grandi, e allora il desiderio di una
vacanza tra le coste basche a
rimpinzarsi
di cibo diventa l’alcova e il mare diviene
la nenia che accarezza le orecchie e il cuore degli innamorati in cammino verso
un pomodorino ripieno di erotismo (magari al Nerua). L’amore che ho visto è
fatto di un noi che non ha nulla a che vedere con i triangoli ma che vive
perfettamente nel segno del numero due, il terzo al massimo è un figlio biondo,
intelligente e acuto. L’amore che ho visto combatte in prima linea come i
polacchi per vincere la battaglia contro la società dell’incertezza che vede tutti
noi, nati a cavallo tra gli anni 70’ e 80’, come migranti digitali in preda a
crisi esistenziali. L’amore che ho avuto davanti è di quelli che hanno un
passato da portare nel palmo di una mano, un presente ricco di saggezza e un
futuro che si delinea giorno per giorno nella consapevolezza che insieme le
cose vengono meglio e che a due le gioie e i dolori possono essere
rispettivamente il doppio o la metà che da soli.
Se un giorno potessi scegliere, vorrei che il mio amore
fosse così. Fosse un litigio con la pace al seguito, la burrasca con il
venticello che mi insegue per rinfrescarmi la testa, vorrei che fosse un
correre in contro al sole per poi trovarmi in un campo di girasoli, vorrei che
ad aspettarmi a notte fonda fosse qualcuno che mi facesse ridere per il solo
fatto di aver fatto cadere a terra la forchetta.
L’amore è questo. L’amore è incontrarsi a metà strada.
Sempre.
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