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Ho letto e riletto decine di volte, in queste ultime quarantotto
ore, la lettera
scritta dalla ragazza della Fortezza da Basso. Una lettera
scritta dopo la sentenza di assoluzione dei sei accusati dello stupro di gruppo,
avvenuto nel 2008 a Firenze. Ho cercato di darmi una spiegazione sul perché
della assoluzione, ma chiaramente non ci sono arrivata, non ho le competenze di
un giudice, non sono in grado di trovare e di capire il perché loro, in sei,
siano stati assolti e invece quella ragazza, sola contro il branco sia stata
ritenuta “presente a se stessa anche se probabilmente ubriaca”, e quindi sia
stata oggetto, secondo qualcuno, consenziente perché non stata in grado di
ostacolare lo stupro che, ripeto, era uno contro sei.
Andiamo per logica, mettiamo i puntini sulle I. Nessuna, e
accento nessuna donna al mondo, se presa da sei uomini è in grado di difendersi
(tantomeno se alterata da un po d’alcool). Nessuna donna è in grado di reagire
a sei uomini che la tengono ferma per abusare di lei. Nessuna donna è capace di
districarsi se uno le tiene le braccia, uno le gambe e gli altri, a turno,
fanno del suo corpo ciò che vogliono.
Io sono con la ragazza della Fortezza da Basso perché capisco
che la violenza fisica, seppur tremenda e feroce, è solo la punta della
piramide nel districato universo doloroso nel quale dovrà cavarsela in futuro.
Essere vittime di uno stupro non è solo un’invasione dell’intimità, una
violenza corporea, una irrispettosa occupazione di campo, essere vittime di uno
stupro è una violenza che, passato il momento in cui ti rendi conto che sei
ancora viva, inizia il vero martirio. Un martirio lento, torturante,
massacrante. Un martirio che ti porti dentro per il resto dei tuoi giorni, che
ti costringerà a rifiutare il tuo corpo a vederlo come un oggetto e a
considerarlo come una scatola contenitore di sperma, facile preda di maschi
arrapati alla quale io personalmente farei la castrazione chimica. Essere
vittima di una violenza sessuale è qualcosa che ti perfora dentro, dopo quel
momento non sarai più la stessa, non ti fiderai più di nessuno e penserai agli
uomini come violenti scimmioni eccitati senza controllo.
Io sono con la ragazza della Fortezza da Basso perché una
violenza non si cerca, e non c’è incitazione alcuna a una brutalità così
grande, non c’è minigonna, tasso alcolico, vivacità sessuale che autorizzi un
uomo, in questo caso sei, ad approfittare di una donna. Sono con la ragazza della
Fortezza da Basso perché si rimane vittime di uno stupro per tutta la vita,
perché vomiterai sangue e lacrime nel dubbio di essertela cercata, perché
riceverai un pugno nello stomaco ogni qualvolta leggerai una storia analoga
alla tua (non sempre denunciata per troppa paura) e starai
male al solo ricordo di ciò che hai passato in quelli istanti lunghissimi che
ti separavano dall’inizio dell’orgasmo
del primo alla fine dell’orgasmo del sesto uomo.
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Siamo in un momento molto difficile per le donne, ogni giorno ne
vengono violentate a centinaia e spesso non è semplicemente una questione sessuale,
spesso è una questione di far capire chi comanda, allora ecco che i maschi
piccoli usano la violenza sessuale contro di noi, ecco che veniamo martoriate
nella vagina, nostra grande Dea, organo pensante molto più di quello che
crediamo. Chi non ha vissuto uno stupro non può sapere cosa si prova. Vorrei
che la Corte d’Appello di Firenze provasse a immaginare cosa si prova a essere
violentata, vorrei che si mettessero almeno per un attimo nei panni di quella
donna che ora è morta non solo nel corpo ma anche nell’anima, si miei cari
perché se ti violentano ti strappano l’anima prima di strapparti le
mutande.
Io sto con la ragazza della Fortezza da Basso e sto con lei
perché ha avuto il coraggio di andare avanti e riprendersi un pezzettino della
sua vita. Sto con lei e con tutte le donne che non hanno mai denunciato gli
uomini che le hanno offese, dentro e fuori.
IO sto con lei e sarò domani a Firenze a far sentire la mia
voce.
Basta violenza sulle donne. Basta.
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