Amo il cambiamento e amo chi ha il
coraggio di portare con sé la tradizione
senza esserne schiavo
.
Uliassi. (Credit da Web) |
Agosto di
riflessione, di pensieri che fanno a botte tra loro, di frasi che si spezzano
con un alito di vento e di sapori che voglio provare, annusare, sentire. Agosto
che questa volta sei tutto mio, e del mio inesorabile e instancabile desiderio
di cibo. Agosto che ti prendo per la gola e faccio capriole per sopportare il
caldo che mi cuci sulla pelle come un cappotto di piume d’oca. Agosto di viaggi
che vanno dal letto alla doccia e poi ancora, dalla doccia al divano, ma che
qualche volta vanno da casa (Bologna) a Senigallia, rigorosamente in treno,
perché posseduta dal desiderio capriccioso di mangiare da Uliassi. Agosto che
preparo il computer, infilo un tacco in borsa e scappo in stazione, agosto che
faccio un appuntamento di lavoro e poi non vedo l’ora che sia sera per entrare
in quel tempio marchigiano che è Uliassi. Agosto che, Dio benedica le mie
passione, che sono solo due (arte e cucina), ma che quando si prendono per mano
sanno farmi così felice che quasi cammino dritta dopo una bottiglia di Thienot
Brut e due antistaminici per combattere la mia allergia alle olive. E allora
cuffiette nelle orecchie ed
Exilio
che suona a tutto volume mentre ondeggio sul sedile di pelle ringrinzita del
TreNord. Gocce di sudore lungo la schiena, ventaglio che sventola aria rovente,
gente in piedi con valige grandi come armadi ed io, che ho solo me stessa e i
miei tacchi a spillo, per fare due cose straordinarie: concepire una mostra e
progettare il mio prossimo kg di troppo. Senigallia, il Summer Jamboree che veste
le persone di sorrisi alcolici e le donne di gonnelle
svolazzine
e nastrini per i capelli a pois, ed io che ho uno
stupendo ma anonimo vestitino verde petrolio, ma che mi sento, dalla felicità,
la migliore delle rockabilly sulla piazza principale.
Suono. Cuore a
mille. Già sono ubriaca di gioia.
Mi siedo.
Respiro.
Aria di mare.
Odore di salsedine. Sabbia addosso. Vita tra le mani.