“La donna è
come un frutto che esala la sua fragranza solo quando una mano la strofina.
Prendi, ad esempio, il basilico: se non lo scaldi tra le dita non sprigiona il
suo profumo”
da Il
giardino profumato
Proviamo a concentrarci un attimo.
Chiudiamo gli occhi. Distendiamo le gambe. Liberiamo il cervello da tutto e
cominciamo a respirare. Se il nostro naso è fino a sufficienza
riusciremo a percepire diversi odori, non sempre piacevoli, che entreranno
dalle narici e si propagheranno in tutto il nostro essere. In quel momento di
totale rassegnazione olfattiva potremmo trovarci a respirare l’odore di erba
fresca (se siamo reduci da un temporale estivo), di fiori di pesco (con la
primavera alle porte), di salsedine (se siamo di fronte al mare), di rose rosse
(se il giardino della nonna è appena stato annaffiato), di more (se siamo a
ridosso di un fosso nella campagna mantovana), di grano essiccato (se siamo su
un campo in pianura padana) o di caffé della moca (se ci troviamo con la
finestra aperta davanti alla scrivania di casa nostra e la vicina puntualmente,
ogni giorno, alle tre, mette sui fornelli una moca da sei per berlo con le
amiche).
Il caffé è una tentazione, ma
contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non è una tentazione che nasce
dal suo sapore che lascia tracce di fumo e “brace del ricordo” nel palato,
bensì una tentazione che proviene dall’intensa, intima e profonda fragranza da “bosco
millenario”. Il caffé è il gesto quotidiano di un’italianità che non molla le
radici, è la pausa piacevole di chiacchere amicali, è la fine di una cena
luculliana passata a deliziare il palato. Ma è anche il risveglio del mattino,
il proseguo di una giornata tossica o il compagno fedele di una notte passata a
studiare. Con un caffé prendiamo appuntamenti, dichiariamo guerra al nemico e
ci innamoriamo, si perché oltre ad essere un’ottima interruzione al lavoro è
anche complice di rendez-vous con l’uomo che ti piacerebbe avere al fianco, è
un collante perfetto per serate divertenti e soprattutto è un ottimo alleato
contro il sonno quando vuoi albeggiare di fronte al mare. Si prende un caffé in
nome della famiglia, della madre, del padre, della sorella e dell’amica con
problemi di cuore, si sorseggia un caffé sul bancone di casa, in cammino verso
l’ufficio, in un museo mentre “scrocchi” la connessione internet, se devi
andare in bagno al bar (è la scusa migliore per beneficiare dei servizi
igienici) e se avvisti, dalla tua auto, una caffetteria che t’ispira. C’è
sempre una buona scusa per prendersi un caffé cosi come c’è sempre una buona
scusa per infilarsi nel letto di un uomo che ne ha appena bevuto uno e la sua
saliva ne riporta l’essenza divina. Un caffé non è per la vita ma sicuramente
potrebbe far parte di un pezzo, della tua vita. Ci sono momenti in cui amiamo
cercarne le note acidule o acri, altri in cui l’amaro si sposa bene con il
nostro umore, altri in cui preferiamo l’aspro, ci sono attimi dove lo
percepiamo salato o bilanciato, in alcuni riconosciamo il retrogusto di bouquet
e in altri ancora il sapor di ciliegia o il cioccolato dominano la scena. Ma
dove finisce l’olfatto e inizia il gusto? Dove rimane questa linea sottile che
traccia l’inseparabilità dei due sensi? Dove collochiamo il caffé e il suo
essere naturalmente erotico, per forma (chicco), colore (ricorda la
cioccolata), sapore e odore? Ma è più erotico un caffé in moca fatto con tanto
amore o in cialda (magari una fiammante Nespresso) che fa risparmiare tempo? Ma
da dove arriva il caffé e come siamo arrivati a consacrarlo portatore sano
delle nostre emozioni all’ombra di una gigante Orange Moon
?
La storia del caffé è lunghissima. Un
cammino, iniziato intorno al 900-1000 d.C., che lo vede fenomeno di costume,
simbolo della socialità e bevanda portatrice di saperi che desta anche un
notevole interesse scientifico.
Il caffé è giunto fino a noi seguendo le rotte
delle navi. Probabilmente esisteva già ai tempi di Omero e di Troia. Giunse a
Costantinopoli nel 1517 circa, dopo la conquista dell'Egitto e da allora fu
abitudine berlo in tutto l'impero turco, usanza già ben radicata a Damasco e ad
Aleppo.
In Europa i molti viaggiatori, commercianti, avventurieri così come studiosi, medici a
disegnatori contribuirono a farlo divenire bevanda sinonimo di socialità. In
Italia, il caffé divenne presto dono da offrire, era considerato il regalo
dell’amicizia e dell’amore. È vero, infatti, che i corteggiatori inviavano alle
proprie innamorate vassoi colmi di caffé e cioccolata.
Allora qui siamo da capo. Il cioccolato si
sa, ha un potere a dir poco afrodisiaco ma anche il caffé non scherza.
Regalando un pò di caffé all’amata la si voleva indurre in tentazione, si
bramava di strapparle gli slip (mutandoni, nei secoli scorsi)ma con quel tocco
di galanteria tipica di una società evoluta, una società che credeva ancora nel
corteggiamento, soprattutto quello gastronomico. Il caffé era perfetto perché
faceva sognare, con il suo profumo, a posti lontani, luoghi vergini, vedute
sconfinate e orizzonti illimitati.
Quindi, il naso è portatore di erotismo
tanto quanto lo è la lingua e nel caso del caffé i due si coalizzano per
giocare a favore di una sessualità esplosiva. Il naso sa riconoscere ogni nota
presente nel caffé mentre il cervello la riconosce e la lingua ne produce una
memoria gustativa ma lo stesso cervello che riesce a fare tutto questo con un
odore non riesce, spesso, a distinguere tra lussuria e amore. Allora come si
può uscirne vivi? Come possiamo capire se siamo incappati in un amore (caffé in
moka) o nella lussuria (un caffé
Nespresso). Chissà.
Blue consiglia. Se un uomo vi offre un
caffé, cercate sempre di scoprire se nella sua splendida cucina ha una
rudimentale moka o un tecnologica macchina mangia cialde.
Se sia meglio l’una o l’altra dipende da
voi.
Ci hai regalato un sorriso, è bello leggerti! Noi siamo per la moka perchè ha bisogno di preliminari e perchè puoi riempire la tazzina fino all'orlo! :-D
RispondiBaci baci
Sabrina&Luca
Il caffé serve anche per scambiarsi sguardi ancora non assaporati
RispondiIl caffè, quello italiano ovviamente, è una goduria. Io preferisco quello della macchinetta, con quella schiumetta chiara e soffice.
RispondiPurtroppo, causa tachicardia galoppante, ho dovuto ridurne drasticamente le dosi ultimamente ed è orribile :(
Ma mi consolo annusandolo!!
Robi