“La donna è
come un frutto che esala la sua fragranza solo quando una mano la strofina.
Prendi, ad esempio, il basilico: se non lo scaldi tra le dita non sprigiona il
suo profumo”
da Il
giardino profumato
Proviamo a concentrarci un attimo.
Chiudiamo gli occhi. Distendiamo le gambe. Liberiamo il cervello da tutto e
cominciamo a respirare. Se il nostro naso è fino a sufficienza
riusciremo a percepire diversi odori, non sempre piacevoli, che entreranno
dalle narici e si propagheranno in tutto il nostro essere. In quel momento di
totale rassegnazione olfattiva potremmo trovarci a respirare l’odore di erba
fresca (se siamo reduci da un temporale estivo), di fiori di pesco (con la
primavera alle porte), di salsedine (se siamo di fronte al mare), di rose rosse
(se il giardino della nonna è appena stato annaffiato), di more (se siamo a
ridosso di un fosso nella campagna mantovana), di grano essiccato (se siamo su
un campo in pianura padana) o di caffé della moca (se ci troviamo con la
finestra aperta davanti alla scrivania di casa nostra e la vicina puntualmente,
ogni giorno, alle tre, mette sui fornelli una moca da sei per berlo con le
amiche).