"Che differenza c'è fra occhi
che possiedono uno sguardo e occhi che ne sono sprovvisti? Questa differenza ha
un nome: si chiama vita. La vita inizia laddove inizia lo sguardo. Lo sguardo è
una scelta. Chi guarda decide di soffermarsi su una determinata cosa e di
escludere dunque dall'attenzione il resto del proprio campo visivo. In questo
senso lo sguardo, che è l'essenza della vita, è prima di tutto un rifiuto.
Vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio
di un lavandino. Per vivere bisogna essere capaci di non mettere più sullo
stesso piano, al di sopra di se stessi, la mamma e il soffitto. Bisogna
rinunciare a uno dei due e decidere di interessarsi o alla mamma o al soffitto.
L'unica scelta sbagliata è quella di non fare una scelta".
(Amelie Nothomb, da "La
metafisica dei tubi")
Chi guarda
decide di soffermarsi su un punto escludendo il resto dal proprio campo visivo,
decide di guardare dritto all’orizzonte con i paraocchi, con intensità, con
religiosa devozione per focalizzare solo il suo obiettivo. Chi guarda decide di
rifiutare qualsiasi interferenza, escludendo ciò che sta intorno all’oggetto
guardato, si impone, o forse sarebbe meglio dire desidera, che il suo occhio
non veda altro che ciò che ha di fronte. Si, perché è una questione di fronte,
che poi potrebbe voler dire anche lontano,
perché ciò che sta di fronte a noi non sta di fianco a noi ma comunque sta nel
raggio del nostro volere assoluto che è la scelta di guardare solo quella cosa,
persona o oggetto. Una scelta comporta rinunce perché fuori c’è un mondo di
tentazioni pronte ad attaccarsi alle nostre caviglie o magari alle nostre
mutande, una scelta richiede coraggio, perché quando si sceglie servono le
palle, quelle vere, quelle che ti fanno puntare in una sola direzione senza
remore, paure o titubanze. Le scelte sono dure, fanno stare male, fanno
piangere, ma allo stesso modo in cui ti spezzano il cuore te lo riempiono, te
lo gonfiano te lo fermano quel cuore che aveva gli ingranaggi arrugginiti. Le scelte
fanno battere il cuore, se guardi in una direzione e non ti fai scalfire dal
resto del mondo. Danno olio al motore, lo fanno ripartire, ti fanno accelerare,
perché lo sguardo è avido di vedere e di riempirsi di quella sola immagine, che
può essere solo una.
Stanotte,
dalla scrivania accaldata di casa mia, potrei raccontare perché si ama, o forse
perché si odia, anche questa è una scelta. Potrei raccontare perché lo sguardo
guarda in una sola direzione e non si sposta ne ad Est ne a Ovest, anche questa
è una scelta. Potrei raccontare perché Bologna e non Roma, perché caldo e non
freddo, perché rosso e non giallo, perché Si e non No, perché oggi e non
domani, perché le donne hanno le palle e non le tette, anche queste sono
scelte. O magari potrei raccontare perché il cappuccino col latte tiepido e non
con quello bollente, perché Mojito e non GinTonic, perché salato e non dolce,
perché sincerità e non menzogna, perché schiettezza e non “tergiversanza”,
perché bigiotteria e non diamanti, anche queste sono scelte.
Blue
potrebbe raccontare la sua scelta quella di essere sempre coerente, di andare
sempre alla stessa velocità, come un ciclista, che punta verso Nord e prosegue
senza che nessuno del pubblico permetta di distrarlo, si perché il mondo, quello
fuori, quando guardi l’orizzonte che vuoi, deve rappresentare solo uno
spettatore invisibile. Tutti devono stare in tribuna a contemplare il ciclista
che pedala perché è compito del ciclista non sentire le sirene di Ulisse e
farsi ammaliare dalla promessa di acqua fresca. Un ciclista ha una direzione e
dosa le forze per arrivare al traguardo e riscuotere il suo premio. Blue è un
ciclista, ha fatto una scelta, quella di avere un andamento continuo,
incessante, regolare. Blue ha scelto il suo orizzonte, ha scelto di fare una
scelta. Non è una tiepida, lei.
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