Esistono
tanti tipi di amore, a me sinceramente piacerebbe averne scoperto solo uno:
quello sincero. L’amore dovrebbe essere condivisione, complicità e schiettezza.
Dovrebbe essere leale, franco e puro. A tratti difficile da sostenere per le
troppe emozioni ma sostenibile per il semplice fatto che è amore. Quando si
parla di amore, vero, si dovrebbero sopportare anche cose come la lontananza o
il mancato bacio del mattino.
Mi sarebbe piaciuto conoscere l’amore quello dei
film, quello che ha un lieto fine, ma la vita si sa, il lieto fine te lo fa
sudare e allora sudiamocelo questo lieto fine oppure diamogli un bel calcio in
culo, tanto prima o poi il lieto fine ci sarà, con qualcun altro o chissà forse
con te stessa. Si, perché forse a volte è solo una questione di fare pace con se
stessi, di rendersi conto che non sei più nella storia che volevi, che sognavi,
che speravi. A volte è solo una questione di tempi sbagliati, modi inconsueti o
città che non ti appartengono e pensi che se fossi nata sulla luna forse
sarebbe stato tutto più facile o chissà magari no. Non lo puoi sapere, non si
sa mai ciò che ti capiterà nel prossimo futuro, si può solo girarsi a guardare
il passato e cercare di non commettere più gli stessi errori, che poi errori
non ti sembravano ma con il senno di poi lo sono stati e ti ritrovi a scrivere
come sempre dalla tua scrivania, mentre fuori piove. Ti ritrovi a riflettere
sul tempo che è un’occasione che non può ritornare e tanto è inutile pensarci,
ciò che è stato ieri tra un attimo non sarà più uguale, tutto scorre e nulla
sarà mai come prima. E allora che fai? Guardi fuori dalla finestra, come se
quei vetri dessero risposte, le luci arancioni professassero consigli che tanto
non ascolterai mai, perché sai bene che i consigli sono nati per rimanere
chiusi in uno scrigno “illucchettato”.
Guardi
fuori.
Mentre
lo sguardo si subissa di immagini, gli occhi ti si riempiono di cemento e ti
rendi conto che il vuoto ti ha ingravidato il cuore. Un vuoto che vorresti cacciare,
colmare, un vuoto che si popola di gocce di arsenico e distrugge ogni cosa.
Ripensi
all’amore che non vuoi, a quello bulimico, famelico, assetato. A quello mal
sano di un tempo frusto che passa inesorabile e lascia solo ferite. A un amore
che pensavi fosse reale e invece si è dimostrato solo un’ insaziabile inganno.
“Secondo Renate Göckel, l'attacco bulimico nasce da una situazione di insicurezza
e paura per una parte negativa di sé che sta emergendo. Questa parte potrebbe
danneggiare a tal punto l'immagine di sé da non meritarsi più l'amore delle
persone affettivamente significative. L'adulto che vive questi sentimenti
regredisce psichicamente nella situazione emotiva del neonato che può assicurarsi
l'accudimento solo con i sorrisi: egli è completamente dipendente da un adulto
che invece non dipende da lui ... se non affettivamente”.
Riconosci
che quello che hai vissuto è stato solo uno stato di dipendenza, in cui ammetti
la possibilità di vivere l'angoscia della separazione. Un amore bulimico è un
amore angosciato, un sentimento in cui si ha un disperato bisogno di qualcuno
da divorare. La persona “amata” diventa il cibo da masticare con avidità e
prepotenza, diviene la possibilità di redenzione o meglio la strada da
percorrere sperando di trovare la tranquillità. L’amore bulimico vede la
salvezza nel divorare le storie con velocità sanguinaria, viverle
compulsivamente per paura che sfuggano. Ed è infatti così, queste storie non
sono reali. La bulimia porta in casi estremi al vomitare tutto perché il senso
di colpa per aver consumato tanta emozione così voracemente fa stare male e
abbisogna immediatamente di essere tamponata con un’altra storia, anch’essa
malata, famelica, bulimica appunto.
L’amore
bulimico è sostanzialmente la paura dell’abbandono, ci si riempie di tanto per
paura di rimanere senza nulla.
È
un atto seriale che non porta da nessuna parte, solo a tanta sofferenza.
“La
Göckel afferma che per la persona bulimica non può esservi mai un vero scambio,
ma che essa passa da una sensazione rancorosa di averci rimesso, a quella di
aver preteso troppo, in quanto il sentimento costante della sua vita è quello
di voler essere risarcita, ma è
impossibile che ciò accada nella realtà, in quanto tale sentimento non nasce da
un danno contingente, ma si riferisce alla fantasia inconscia nella quale
l'avidità impedisce l'introiezione dell'oggetto-buono. Qui non vi è il senso di
una vera e propria mancanza, ma l'impossibilità, di cui si incolpa l'oggetto
parziale, a introiettarlo con soddisfazione, da cui il senso di essere stata
danneggiata da un oggetto cattivo interno”.
Dopo
aver ascoltato la pioggia, Blue riflette. Non è bulimica lei, forse lo sono gli
altri. Forse lo è il mondo che la ospita. Le persone non sanno aspettare, non
sanno sedersi ed ascoltare il numero dei battiti del suo cuore.
Aver
fame d’amore non significa divorare l’amore, significa saper dare un senso all’attesa,
significa danzare su una corda senza paura di cadere nel vuoto.
Blue
scrive, non sa fare altro e forse non le riesce bene nemmeno quello. Non lo sa.
Sa solo aspettare, quello si.
Cara Blue, febbraio è mese di purificazioni. Il "mese della pioggia" (=Imbolc per gli antichi celti. Si festeggiava proprio il 1 febbraio...) purifica dalle impurità invernali (e non solo). In questa "festa del fuoco", la Dea della Luce ti saluta con bagliori arancioni dalla finestra, per invitarti a nuova vita: si eliminano le impurità del passato per far posto alle cose nuove.
Rispondi....ieri sera era sparito il commento non capivo se era partito, e così manca la cosa più importante che volevo scriverti per concludere, su cui sto riflettendo per me stessa: ognuno di noi sta combattendo una sua battaglia personale. Il giudicare non aiuta, se possibile complica le cose, ci tiene legati, diventa irrispettoso in primo luogo per se stessi.
RispondiTu sei stupenda, perfetta così, ti voglio bene e ti abbraccio, Pina