Passo le mie giornate a scrivere. Passo le mie giornate a
leggere. Passo le mie giornate a rispondere alle mail. Passo le mie giornate a
scervellarmi sulla grammatica che spesso sbaglio. Passo le mie giornate a
riempire l’agenda di appuntamenti che spesso mi alienano l’esistenza. Passo le
mie giornate a tenere occupato quel disgraziato cervello di cui mi hanno
dotata.
Avere un bel sedere è utile. Avere due belle tettine pure. Avere
un cervello, invece, è la cosa più ingombrante, terrificante, mostruosa e inutile
che una donna possa possedere, qualcuno ha mai sentito gridare un uomo: “Hei,
che bel cervello che hai?”. Ma è mai possibile che un dono così prezioso debba
metterci all’angolo? È mai possibile che, di questi tempi, avere un cervello
pensante debba essere una sfiga al pari di un foruncolo cresciuto sul naso
prima di un colloquio di lavoro? È mai possibile che quel maledetto organo,
pure un po bruttino, collocato al vertice del nostro corpo debba darci cosi
tanti problemi? La risposta è si. Donne, se avete un cervello e siete pure
carine, rassegnatevi, la fuori non c’è posto per voi.
Con un bel fondoschiena
la vita ci sorride, con un encefalo ingrassato la vita vi deride. Non lo dico
per esperienza, io di cervello non sono dotata, o meglio, è talmente inutilizzato,
il mio, che nemmeno mi accorgo di tenerlo con me ogni giorno. Parlo per sentito
dire, perché di amiche con cervello ne ho, e pure parecchie. Amiche che le vedi
alla mattina e sono fighe fino al midollo, di quelle che con il tacco 12 ci
fanno colazione e con la sintassi pure, amiche di quelle che il fashion ce
l’hanno dentro e gli errori di battitura li lasciano fuori. Amiche che riescono
a mangiarsi un cappuccino leggendo Lacan o addentarsi una pizza imbastendo un
discorso con Agamben. Donne che riescono a tenere un piede in mille scarpe, ma
non perché hanno uno stormo di amanti, ma uno sciame di idee che cercano di
conficcare tutte nella stessa giornata. Quelle con il cervello riescono a fare
troppe cose ma, e c’è sempre un ma, rimangono sono sempre sfigate perché tanto
il cervello non è nella classifica delle parti del corpo apprezzate da un uomo
normodotato (certo, a me piacerebbe uno super dotato, ma insomma parliamoci
chiaro, i miracoli li fa la madonna di Lourdes).
Volete mettere una donna che fa una sola cosa per volta. Volete
mettere una che come obiettivo mattutino ha quello di mettersi lo smalto. Beh,
pensateci. Quella cristiana lo smalto se lo metterà come la migliore delle onicotecniche
della città, poserà con così tanta cura il suo Rouge-Chanel sulla tip rifatta che nemmeno una campionessa
di attacco all’unghia potrebbe fare. Una donna celebrolesa si alzerà la
mattina, starà un’ora a guardare su internet i cataloghi on-line delle nuove
colorazioni, farà raffreddare il caffè pensando a come limare, se a punta o
quadrata, rovisterà nei cassetti per cercare le perline da applicare alle
sfortunate unghie artificiali e poi, arrivati a mezzogiorno chiamerà il
deficiente di turno per raccontargli che lo smalto non si intona al vestito che
aveva deciso di indossare per la cena.

Cosa vogliamo raccontare a questi migranti digitali, figli
di mondi virtuali che scopano con una chat e riescono pure a venire? (beati
loro). Raccontiamogli che Biancaneve è morta dal freddo e Cappuccetto Rosso ha
sposato il lupo cattivo. Raccontiamogli che il Principe Azzurro è una
principessa e che Alice nel Paese delle Meraviglie è scappata a New York.
Raccontiamogli che sono cose che capitano il giorno prima. Prima
di che? Il giorno prima della felicità.
Accorgersi di avere un cervello può fare male. Ma accorgersi
di non averlo può causare danni peggiori.
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