Il sogno comincia da qui. Ventunesimo piano di un palazzo di
Rio de Janeiro. Il vento che scombina i capelli. Un Vodka Sour tra le mani. La
musica di Seu Jorge che riempie le orecchie. Prima di continuare a leggere cercate
su youtube
That’s my way
, mettetela come
sottofondo e fate finta di essere li.
Una folla di gente che si diverte. Io sono lì a respirare il
profumo dell’estate, del caldo sulla pelle, dei capelli ricci che si
intrecciano. Il corpo suda, vestito solo di un sottoveste azzurro. I sandalini
color carne svelano la magrezza dei piedi irregolari. Il caldo è insopportabile
ma non smetto di respirare il divertimento di essere li, in mezzo al mio sogno,
abbigliata solo dalle mie certezze e dai miei capricci.
La certezza che la libertà è impagabile solo fin quando non
trovi qualcuno con cui correrle incontro. La certezza di essere adulta ma con
desideri da bambina. La certezza che l’amore non esiste solo quando non sei
innamorata. La certezza di essere bella anche se le rughe stanno facendo il
solco alle tue guance. La certezza di sapere che un buon cervello non spaventa,
perché prima o poi incontrerai un uomo che della tua intelligenza ne farà un
pregio non un difetto. La certezza che il tempo passa ma che tu sei sempre la
stessa, nel bene o nel male, cambia solo la tonicità della pelle, ma chi se ne frega se il culo non l’hai
più come quando avevi vent’anni, ciò che conta è come sei.
Piena di capricci che fanno a botte con tutto e con tutti.
Sei sempre più capricciosa che a volte può sembrar dire pretenziosa ma non è
proprio così. Sono capricciosa perché desidero qualcosa che ancora non ho,
perché a trentotto anni so quello che voglio, perché capriccio fa rima con
pasticcio, con abbraccio, con pagliaccio, con tempaccio e poi capriccio si
rotola nelle lenzuola con ragazzaccio perché ha rotto il ghiaccio durante un
tramonto color sanguinaccio. E perché essere capricciosa non è un motivo per
inquisirmi ma un motivo per amarmi. Essere capricciosa è un dono, quel dono che
ci fa essere femmine, che fa perdere la testa, che fa vibrare le corde del
violino. Essere capricciose vuol dire avere le idee chiare. Chi capriccia non si impiccia, non si
distrae, non ha veli di coperture, non ha falsi sipari e non fa girotondo per
dire le cose. Chi capriccia dice No, perché un No incisivo è erotico,
stimolante, intenso, duro. Ma porca puttana prendetevelo questo No allo
schiaffo, porgete la guancia, inarcate il petto, non fate i galletti
spennacchiati e ascoltate il nostro Coccodè
da galline con sederino dritto. Possibile che dobbiamo dirvi tutto, che
dobbiamo alzare la voce quando in realtà l’unico momento in cui alzare la gola
e schiarire l’ugola vorremmo fosse quando ci fate impazzire di piacere.
Possibile che una donna capricciosa non vi stimoli e inibisca la vostra
mascolinità a tal punto da lasciar perdere tutto. Possibile che non vogliate
varcare la soglia per prendere una capricciosa con la C maiuscola e farla
felice. Si, di quella felicità che cannibalizza ogni cosa, che sei felice solo perché
ti batte in cuore così forte che esplode il mondo intorno, che sono felice solo
se tu respiri, si di quella felicità che fa solo rima con se stessa e apre il
teatro a due cuori. Quella felicità che l’orgasmo dura da quando ti conosco e
ha un apice lungo una vita.
Apro gli occhi. That’s
my way. Salgo in aereo.
Io sono così: eternamente capricciosa.
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