Ne “La poetica dello spazio”, Gastone Bachelard afferma che:
“Bisogna amare lo spazio
per descriverlo tanto minuziosamente come se vi fossero molecole di mondo”.
L’amore per lo spazio,
inteso qui come luogo in cui viviamo, uno spazio non rigido, geometrico e
calcolabile bensì
un
erlebter
Raum
, uno spazio abitato, vissuto e celebrato da una moltitudine di
rimembranze. Uno spazio in cui si custodiscono gelosamente i ricordi più
autentici e intimi, uno spazio contenitore di memorie in cui ogni oggetto
diviene detentore di un attimo vissuto e custode di un’esperienza. In questo
dove, che chiamiamo casa, o rifugio o bunker o qual si voglia chiamarlo, i
ricordi vengono spazializzati e così diventa importante un cassetto perché
contiene una lettera o un lenzuolo perché emana un odore, ci interessa se
l’armadio ha la coperta della nonna o il lavandino ha la forma di un cuore.
Quello spazio vive, noi ci sentiamo parte di esso e lo sentiamo parlare ogni
volta che vi entriamo e ci lasciamo il mondo alle spalle per rinchiuderci
dentro: dove l’intimità si rannicchia e
l’anima si trastulla. In questo magico luogo le immagini fanno eco dentro
di noi
,
il nostro passato galleggia
sul presente, e risuona e assorda piacevolmente l’anima
.