Di risparmiarmi in fatto di Gola non se ne
parla. Di smettere di pensare e, ahimè, in quest’ultimo periodo, ribadisco solo
pensare, al peccato che più mi si addice, la Lussuria, non ne ho la minima
intenzione.
Santa pazienza e santa Blue che
abbandonata la religione da ormai vent’anni si è data a pratiche peccaminose
come l’atto del mangiare e quello del pensare sensualmente che ci sia un
rapporto stretto tra cucina e sesso (e poi vedremo arte) e che ogni volta che
introduciamo un alimento all’interno del nostro corpo questi ha un riflesso
sulla nostra sessualità, ma non è finita qui. A mio avviso anche l’atto del
guardare implica una sottomissione al peccato. Si, perché se c’è gusto nel
portare alla bocca una carota sbucciata, nell’immaginarla mentre la
introduciamo lentamente nella cavità orale, per poi succhiarla, assaporarla e
in fine morsicarla avidamente pensando non solo alla proprietà benefiche e
vitaminiche che ha questa splendida verdurina, ma pure al simbolo fallico che
stimola la nostra fantasia, allora esiste un peccato primordiale che anticipa
gli altri sopra citati. È la vista.
La vista precede ogni nostro volere perché
con questa scorgiamo la preda, sia essa culinaria o di altro genere. Noi
pecchiamo prima guardando l’oggetto del nostro desiderio, poi attivando il
meccanismo che ci permetterà di assaporarlo quindi toccarlo, di assaggiarlo
quindi mangiarlo e poi, soddisfatti i sensi della vista e del gusto, non
rimarrà che arrivare al culmine stimolando e aprendo le porte alla lussuria.
L’atto del vedere, –come chiusura di
senso–
ovvero quello che
percepiamo, ci consente di riconoscere oggetti e persone attraverso degli
stereotipi che danno nome alle cose vedute o percepite, è diverso dall’atto del
guardare in quanto
–apertura di senso
– quando l’occhio si apre sul visibile, sulla possibilità,
sull’indeterminato che sta nascosto in ciò che appare determinato, ovvero nei
lati oscuri della potenzialità del visibile. In questo semplice gesto
riconosciamo che il guardare è un atto di scelta, seppur noi non guardiamo mai
una cosa soltanto; ciò che guardiamo è sempre il rapporto che esiste tra noi e
le cose. Nel sistema della comunicazione visiva, la visione vale non solo per
ciò che mostra, ma pure per ciò che non mostra, cioè può essere sia lo
specchio/schermo sia lo sguardo che vi si riflette. Così se la letteratura è
anche l’arte del non dire, l’immagine deve essere l’arte del non vedere
, in cui più che altrove il visibile
mostra i suoi stretti rapporti con il non–visibile, luogo dove entrambi si
scambiano continuamente di posto, scivolano fluidamente l’uno nell’altro.
Atteggiamenti comunque complementari: se spesso guardare non basta, vedere
comunque non soddisfa del tutto.
Dopo
aver capito che vedere e guardare hanno una funzione basilare per poter
arrivare a mangiare o fare l’amore, da dove possiamo partire? Da una frase di
J. Starobinski in cui si dichiara che: “
di tutti i sensi, la vista è il senso più
dominato dall’impazienza”.
Chi guarda chi? Ciò che vediamo (o che si
dà da guardare) potrebbe essere pensato come un gioco di sguardi; è in questo
gioco che chi guarda attribuisce qualcosa di più della mera esistenza, così il
guardato ammicca o restituisce lo sguardo allo spettatore rinviandogli di nuovo
un senso. In altre parole, vedere o guardare si dà a partire da almeno due
soggetti. Non si può supporre un solo sguardo perché non c’è nulla capace di
sostenere il solo sguardo, non si può in ogni caso sfuggire alla penetrazione
o al rispecchiamento
.
Uno sguardo si posa sulla nostra
meravigliosa carota la quale, restituendocelo, diventa non solo l’oggetto del
nostro desiderio di cibo ma anche quello di introdurre in bocca un oggetto commestibile
di forma fallica.
Ora che è un po’ più chiaro il concetto di
peccato originale che ho attribuito al nostro nuovo “Vizio Capitale” (U.
Galimberti) come possiamo arrivare a compenetrarli tra di loro? Come è
possibile trovare un anello di congiunzione tra ciò che mi trovo davanti e la
palese connessione con la sfera gastronomica e sessuale? In parole povere, c’è
un nesso tra arte, sesso e cucina o sguardo–gola–lussuria? E c’è una linea
comune tra guardare, mangiare e scopare?
In
maniera ancor più cruda: c’è qualcosa che mi dice che l’atto del mangiare si
riflette nell’atto sessuale come l’atto del guardare un’opera d’arte si
rispecchia nell’educazione ai
piaceri (Gola-Lussuria)?
Tu sei pazza. Meravigliosamente pazza.
RispondiTu, e solo tu, potevi pensare, e tradurre in parole, un post del genere.
Tu, e solo tu, potevi arrivare a concepire un simile intreccio di pensieri, mescolandoli in forma perfetta e aprendoci gli occhi ( per restare in tema ) a qualcosa su cui, probabilmente, non avevamo mai riflettuto.
Aspetto il continuo.
Ti voglio bene. Antonia.
Aspettiamo anche noi il continuo, ma sappi che siamo sulla stessa lunghezza d'onda, siamo peccatori fin dentro l'ultima cellula. La vista è forse il primo dei sensi che compie questa sorta di magia, ma anche gli altri non sono da meno. E il piacere di mangiare come quello di creare quello che poi mangeremo va di pari passo con il piacere di fare l'amore o fare sesso, c'è una stretta, strettissima correlazione tra le due cose. Pensiero mio: chi non sa apprezzare i piaceri della tavola, chi non ha curiosità per il cibo, per gli accostamenti di sapori, chi non pecca di gola ( non intendo abbuffarsi, anzi!) secondo me a letto non ha molto da dire. Luca sta ridendo.
RispondiBaciotti, ti vogliamo troppo bene!
Sabrina&Luca&Pupattola
"ciò che guardiamo è sempre il rapporto che esiste tra noi e le cose"...e come le percepiamo e come le giudichiamo, è emanazione di noi stessi. Ci specchiamo continuamente e, strano ma vero, non confessiamo che forse, la nostra vera gustosissima preda di lussuria sensuale e cibesca...potremmo essere proprio noi stessi.
RispondiLove is in the air PirottinaBlue!
baci
PirottinaBebe
(quando agli umani, in un'epoca nemmeno troppo lontana, vennero preferiti i pirottini)
Spumeggiosamente lussuriosa, onesta e di gran palato fine mia cara!!!
RispondiPunto di vista interessante il tuo,mi ha colpito se proprio devo dirla tutta.I vizi capitali sono sempre un argomento che attira,visto che riguardano tutti noi,e ognuno di noi ha il suo preferito.Scientificamente,magari,si può dimostrare il legame tra la gola e la lussuria,tipo qualche relazione nervosa tra il centro del piacere e quello del gusto nel cervello,ma resterò più sul mistico,come fai tu:è decisamente più interessante.
RispondiUn abbraccio da Mister Blue.
Lovely!
RispondiWWW.FASHIONSCARFBOY.COM
Kisses Andy!
e a proposito...
Rispondihttp://www.freshplaza.it/news_detail.asp?id=37621
non solo i paesi musulmani, anche la finlandia...che tempi!!!!
Paola