Ne “
L’ora del te
” di Ermanno Bencivenga si racconta la
storia di una coppia, marito e moglie, che ogni giorno alle cinque, beve il te.
Non è chiaro a nessuno cosa davvero bevano ma il rituale si ripete ormai da
tutta la vita. I coniugi accendono il fornello, scaldano l’acqua, la versano in
un pentolino panciuto munito di coperchietto e aggiungono i sacchettini di
carta. Dopo quattro minuti prendono il pentolino per il manico e dal beccuccio
esce un liquido marroncino e fumante che adagiano in due tazze. Ci aggiungono
zucchero, latte o limone e iniziano a fare conversazione. Se gli chiedi cosa
stiano bevendo la risposta è chiara: “ un te”, ma in fondo non lo è poi cosi
tanto.
Quel che beve il padre (uomo), è un te con l’acca , il the . Ciò che beve la madre (donna) è un te con l’accento, un tè. Può sembrar banale ma in questa metafora, che si rispecchia nel gesto di sorseggiare un te, sta racchiusa la differenza tra uomo e donna. Nel tè con l’accento si incontra “…un sapore aspro e prepotente, un gusto che ti fa venir voglia di muovere mani e piedi, di correre per strada, di pedalare nella pioggia, di salire a piedi per un ghiacciaio, un passo dopo l’altro lasciando orme profonde”. Il rumore che produce il “sorseggìo” della madre mentre lo avvicina alla bocca è, di gran lunga, diverso da quello del padre: “… si sentono schiocchi come in un tram a cavalli, fischi come in una vaporiera, urla secche a poppa e a babordo, colpi come di carabina, o di fuochi d’artificio ”. Mentre lo bevi ti senti come se stessi su un treno in procinto di arrivare a destinazione, la locomotiva corre più di un fulmine, sembra che prenda sempre più velocità. Mentre vieni sbattuto di qua e di la, una galleria, un ponte e un viadotto coprono il sole per un attimo, ma l’attimo seguente, questi ritorna ancor più intenso e luccicante a ricordarti ciò che ti aspetterà alla fine del lungo viaggio. Alla fine del viaggio ci sarà il chiaro di notte che condurrà, tutti insieme, a scoprire le meraviglie del mondo.
Quel che beve il padre (uomo), è un te con l’acca , il the . Ciò che beve la madre (donna) è un te con l’accento, un tè. Può sembrar banale ma in questa metafora, che si rispecchia nel gesto di sorseggiare un te, sta racchiusa la differenza tra uomo e donna. Nel tè con l’accento si incontra “…un sapore aspro e prepotente, un gusto che ti fa venir voglia di muovere mani e piedi, di correre per strada, di pedalare nella pioggia, di salire a piedi per un ghiacciaio, un passo dopo l’altro lasciando orme profonde”. Il rumore che produce il “sorseggìo” della madre mentre lo avvicina alla bocca è, di gran lunga, diverso da quello del padre: “… si sentono schiocchi come in un tram a cavalli, fischi come in una vaporiera, urla secche a poppa e a babordo, colpi come di carabina, o di fuochi d’artificio ”. Mentre lo bevi ti senti come se stessi su un treno in procinto di arrivare a destinazione, la locomotiva corre più di un fulmine, sembra che prenda sempre più velocità. Mentre vieni sbattuto di qua e di la, una galleria, un ponte e un viadotto coprono il sole per un attimo, ma l’attimo seguente, questi ritorna ancor più intenso e luccicante a ricordarti ciò che ti aspetterà alla fine del lungo viaggio. Alla fine del viaggio ci sarà il chiaro di notte che condurrà, tutti insieme, a scoprire le meraviglie del mondo.
Mi piace pensare che una Regina di Cuori
sia un treno AltaVelocità/Frecciarossa o una bicicletta olandese con le ruote
da Mountain Bike, che sia un cavallo imbizzarrito che va incontro velocemente
alla vita o una nave con il vento sempre in poppa. Voglio pensare che non tema
la paura di vivere e ami azzardare, provare e a volte anche rischiare per
essere felice. Voglio credere che una regina di cuori prosegua cosciente la
strada che la porterà alla meta.
Attraverso la città in bici e incontro la
nostra Regina di cuori nella sua dimora. Una casa simile a quella di Hänsel e
Gretel nel quartiere Bolognina. Si apre il cancello, e mi trovo in un mondo di
pentolini, biscotti, pirottine, teglie, fiori eduli, piantine, formine, profumi
speziati colori e libri, tanti libri. Entro e dalla vetrata che dà all’esterno,
sul cortile, entra una luce soffusa che illumina la postazione Mac dove, tra
fogli scritti, penne e pasticcini si consumano le ore a lavorare. La scrivania
di Bebe.
Bebe alias Benedetta Cucci è nata nel 67’
a Bologna, dall’amore di mamma Grazia e papà Italo. È una Bolognese di seconda
generazione in quanto la nonna materna, romagnola come quella paterna, si
trasferì qui dopo la guerra. Bebe inizia la sua carriera a 19 anni lavorando
come collaboratrice al Resto del Carlino mentre, ancora, frequentava Scienze
Politiche all’Università. I suoi esordi da collaboratrice del quotidiano sono
piuttosto pittoreschi. Aveva la mansione di
portare notizie
. Armata di pazienza e tenacia si aggirava
per via Zamboni battendo a tappeto tutti i manifesti che promuovessero concerti
o iniziative carine legate al mondo musicale e che potessero destare
l’attenzione della redazione. Era l’86’, anno in cui conobbe Giovanni, suo
compagno di banco all’Università e grande appassionato di musica e con il quale
decise di proporre a Radio Città 103 (ora radio Città Fujiko) la prima rubrica
radiofonica con un programma ben strutturato di musica industriale. Giravano
insieme per capitali europee e soprattutto Berlino fu fonte di grandi spunti e
idee favorendo la conoscenza di musicisti importanti, gruppi esordienti e
giovani talentuosi. La loro era una vera e propria mission, una sorta di talent
scouting musicale
La sua prima intervista importante la fa
insieme a Giovanni ai TEST DEPARTEMENT, band di cui, poi, organizzarono il
primo concerto alla Fabbrica occupata di via Serlio. In quel periodo stava
lavorando alla Repubblica, quotidiano per il quale scrisse per ben dieci anni.
Poi si sa: il primo amore non si scorda mai, e così ritorna come collaboratrice
fissa dal 1997, al Resto del Carlino.
Nel 2007 dà l’esame da professionista
descrivendo un tema scottante come
l’ANORESSIA. La passione per le Super Model che avevano modificato la
visione della modella da semplice corpo da passerella a super star mondiale, fu
il fulcro del suo scritto. Le stratosferiche, Chirsty Turlington, Helena
Christensen, Naomi Campbell, Eva Herzigova, Claudia
Schiffer, Linda Evangelista,
Cindy Crawford
e Elle MacPherson avevano dominato le pedane degli anni 90’ diventando icone di
bellezza, il loro essere assolutamente splendide non aveva nulla a che fare con
la magrezza esagerata: era una questione di stile. Nessuna di loro era
eccessivamente magra, ognuna di loro era smodatamente sexy.
Nella sua vita ha avuto amori
con i quali ha sempre condiviso l’immensa sinergia culturale oltre alle
passioni comuni, in primis quella per la musica e i concerti. A quindici anni
pensava che non sarebbe mai potuta stare con un uomo che non sapeva chi fossero
i Joy Division. A quaranta la sua idea è cambiata e ha aperto il suo cuore
all’amore puro e non più AUTOREFERENZIALE.
Nel suo animo, oltre a
uomini speciali, si sono fatti spazio esperienze lavorative indelebili. Con la
Repubblica, nel 91’, quando curava la rubrica FUORI PORTA analizzando i
quartieri e i fenomeni cittadini, intervistò il giovane writer bolognese:
Rusty. Con la Repubblica Riviera nel 95’, ogni giorno, provava un ristorante e
raccontava storie carine di ristoratori.
A partire dal 90’, scrive i
testi per programma tv Fashion Magazine, di cui firma l’articolo più importante
dedicato al trend delle modelle brasiliane. Fu in quell’occasione, intervistando
l’adolescente Gisele Buendchen, che si rese conto che il brasilian style con un
tocco teutonico, nella moda e nella musica, era il futuro. Uno dei suoi grandi
sogni realizzati è infine stato quello di aver realizzato un magazine musicale
per una grande etichetta discografica: si chiamava AIN’T e veniva editato dalla
BMG Ariola. Lei e due coetanei ventenni a divertirsi tra parole, band e dischi.
Benedetta è una donna con
innumerevoli piccole passioni capeggiate da due grandi che l’hanno fatta
crescere come professionista ed emergere come persona: la musica e la cucina.
Nel 2000 esce il suo primo libro che ne consacra il sodalizio “Nuova Musica in
Cucina, ricette che vi faranno cantare” edito da Mondo Bizzarro. Il libro
racchiude le ricette di musicisti di fama nazionale e internazionale e la prima
presentazione avviene a L’Inde Le Palais, nota fashion boutique bolognese, che
per l’occasione allestisce una console inusuale, dove Adamsky suona i piatti e
la Bebe suona le piadine (le mitiche piadine della nonna Pina).
Come lei stessa ricorda: “ non c’è stato
viaggio nella mia vita in cui io non abbia acquistato utensili da cucina o
dischi locali”. Il suo essere così costante e innamorata dei sogni la rende
speciale come ogni cosa che fa, a partire dalla scrittura fino alla cucina, per
Benedetta anche il semplice atto del pedalare implica una nota di entusiasmo,
per lei, in una giornata uggiosa è bello essere accarezzati dalla brezzolina
umida che si deposita sul viso quasi come cucinare un dolce che riesce a
puntino, ogni gesto, dal preparare un pasto, allo scrivere, dall’ascoltare al
passeggiare, richiedono un impegno emozionale che non va mai lasciato a casa. Nella
sua borsettina c’è una manciata di eccitazione che dispensa una tantum al
momento opportuno. Per esorcizzare un momento particolarmente triste e creare
qualcosa che le desse un po’ di gioia, nel dicembre 2008, nasce
APRANZOCONBEA
. Blog dedicato a una delle sue migliori amiche, la Bea, con
cui ha collezionato tantissimi pranzi.
“Dove mangiare? Come fidarsi
di tutte le nuove proposte gastronomiche che germogliano a Bologna? Ma ci sono
caffè veramente carini? A mezzogiorno dove vado per una cosa veloce ma non
triste? Penso di invitare le amiche/gli amici x un te...o a cena...cosa
preparo?
APRANZOCONBEA
vuole
raccontare storie carine legate a Bologna e al cibo. Alla sua gente (comune) e
a quella che della ristorazione ha fatto la sua vita. Invita un'amica a pranzo
ogni tanto...dove? Te lo diciamo noi.”
A pochi anni dalla nascita, oltre ad
essere sul web, è anche cartaceo, tutti i Venerdi nella rubrica YES Week-End
de Il Resto del Carlino
e dalle 11 alle 11,25, con Michele Pompei,
all’interno del programma NINO sui 96,250 mhz di Radio Città del Capo.
“I sogni si avverano sempre, basta
andarseli a prendere”
. Il
desiderio che ciò che si ama diventi reale ha sconfinato dalle barriere
dell’impossibile afferrando quel pezzo d’immaginazione che ha permesso a Bebe
di arrivare fino a qui.
Cosi come nella fiaba di Cinderella,
la zucca si è trasformata in carrozza e il
vestitino stracciato è divenuto un sontuoso abito da sera, in
APRANZOCONBEA
il confine di una passione ha invaso il territorio del
possibile. La ciabatta di cenerentola si è trasformata in scarpetta di
cristallo e un blog di cucina - e come afferma lei “un blog di quartiere
” - si è materializzato in spazio reale.
Il principe ha trovato la sua principessa e una giornalista ha reso arte
applicata un mondo virtuale.
Dopo l’entusiasmante esperienza fatta con
il concorso-libro “
Le ricette delle nuove famiglie italiane
” (Pendragon), dove Benedetta esprime la
predilezione per la cucina come ricerca sociale, antropologica e mezzo di
sensibilizzazione alla partecipazione, il 19 dicembre 2011 parte una nuova
avventura, germoglia il Club de PIROTTINes, esempi di socialità in bilico tra
arte e cucina. Biscottini, pandorini e frittellini sono un pretesto per
scardinare lo spirito degli essere umani.
Possiamo trovare Bebe in giro per la città
con la bici lillà mentre fa la spesa all’Xm24 e importuna
la gente per carpire la loro storia. Nel
suo Sac
non mancano
mai, bic e burro cacao, nella sua dispensa c’è sempre la farina, il cremortartaro
per i dolci e qualche raviolo cinese nel freezer. Nella sua esistenza c’è
stato, c’è e ci sarà sempre il cuore, perché una regina che si rispetti non può
tralasciare di averne uno.
Quanti anni hai e di che classe sei?
Cara Blue, sono nata il primo luglio del millenovecentossessantasette. Lo stesso giorno in cui sono nate come Lady D., Debbie Harry. Con Pamela Anderson ho in comune anche l’anno…l’avresti mai detto?
Di cosa ti occupi?
Mi occupo di amore, principalmente. Nel senso che tutto quello che faccio lo faccio con passione, dolcezza, testardaggine, perseveranza, attenzione. Quasi devozione. In pratica sono una giornalista. Lo sono da circa 24 anni e ho attraversato varie fasi, alti e bassi. Ma l’amore c’è stato sempre. Soprattutto nell’ascoltare e raccontare le storie delle persone, in cui trovo sempre parecchia magia. Il lavoro di giornalista per la radio e per la carta stampata da quattro anni è approdato anche su internet perché ho aperto un blog.
Sei single/fidanzata/sposata/separata?
Sono innamorata e ricambiata. Mai stata sposata. Fidanzata tante volte.
Per te cos’è la felicità?
Posso dire di metterci parecchio ottimismo nella vita di tutti i giorni. E’ una dote naturale, sta proprio nel mio DNA. Forse da piccola mi hanno fatto una trasfusione a tempo indeterminato. E quindi felicità è proprio tutti i giorni, svegliarmi, vivere il giorno con tutte le grandi e piccole cose che porterà. Felicità è anche quando, fantasticando (cosa che mi accade spessissimo) mi viene un’intuizione. Tutto quello che ho detto non significa che sono stata sempre felice. Ho toccato degli inferni interessanti. Interessanti perché pieni di sofferenza ma anche di grandi insegnamenti.
Sei felice?
Sì.
Hai mai amato? E se si in che modo?
Sempre ho amato e in maniera esagerata. Ho amato soprattutto condividendo idee, progetti, illusioni, fantasie, entusiasmi.
E difficile amare e nascondere al mondo di saperlo fare?
Penso di non averlo mai nascosto, se ho ben capito quello che intendi. Non credo di essere capace di farlo, nonostante certe volte mi prendano dei raptus di “british attitude”…per non soffrire.
Qual è la tua ricetta dell’amore?
Cucinare per le persone che amo. Non posso includere solo l’amore per il mio compagno…perché io amo tutte le mie amiche e quando cucino per loro è massima felicità. Se poi intendi, più materialmente, un piatto…la torta di riso o la piada. Cose semplici che mi hanno nutrito da piccola. Con amore, soprattutto dalla mia nonna materna. La fantastica Pina.
E quale la tua opera d’arte preferita? e perchè è la tua preferita.
Cavoli…difficile da dire. Non ne ho una sola. M’innamoro ogni cinque minuti di qualcosa….in generale la mia opera d’arte preferita è quella dove, secondo i miei codici culturali ed emozionali, intravedo un forte distaccamento dai luoghi comuni, una bella audacia, poesia, ironia, e conoscenza della storia che viene un po’ violentata. Nella musica, come nell’arte, mi piacciono molto quegli artisti che hanno una conoscenza dell’accademia e che proprio per questo possono trasgredirla. Nell’arte Blu, per così dire artista della nostra città e nella musica Gonzales, un pianista-terrorista.
Cosa pensi dei rapporti/relazioni ai tempi di facebook?
Non so se c’entra molto Facebook. Direi, più che altro, cosa ne penso in questi tempi che stanno vivendo una profonda trasformazione spirituale. Che naturalmente porta da una parte paura e dall’altra coraggio. Chi ha paura si nasconde, chi ha coraggio sta tranquillamente all’aperto. Mi viene in mente un’amica che mi ha raccontato i primi appuntamenti amorosi a New York di questi tempi: uomini esigentissimi, wannabe artisti, che se la menano un sacco, ti fanno penare perché sono superesigenti…e poi una volta a letto sono un disastro.
C'è un evento della tua vita che ti ha segnato in modo molto forte?
Ogni volta: una storia d’amore e le sue conseguenze. Penso sia una spintina esistenziale universale.
Ti va di raccontarmi il tuo grande amore o quello che vorresti da un grande amore?
Le due cose vanno insieme. Il mio grande amore deve sapermi stupire, corteggiare, far ridere e rendermi desiderosa, naturalmente. E deve coccolare quei miei lati un po’ bambineschi e anche un po’ ossessivi che a volte ho. Per cui non mi sento assolutamente in colpa. Perché l’uomo giusto o per te più compatibile, come la donna giusta e compatibile, certe cose di te le amano proprio.
Meraviglioso questo post, come lo è la Bebe. Abbiamo una grandissima stima per lei, è una persona che trasmette amore per la vita ai massimi livelli, è curiosa, rifugge i luoghi comuni e la banalità, tu sei riuscita a descriverla benissimo, anche attraverso i piccoli oggetti che tiene nella borsa.
RispondiTriplo smack
Sabrina&Luca
Sono rimasta colpita da una cosa in particolare.
RispondiAnch'io sono iscritta a Scienze Politiche, e anch'io, nei primi anni di università, ho lavoricchiato come giornalista per un quotidiano napoletano. Poi ho lasciato, quando ho capito che il mio amore per la scrittura andava in una direzione diversa dal giornalismo di cronaca.
Io ho bisogno di fantasia.
E' una storia bellissima. E' una storia "piena". Ecco, se penso a Bebe mi viene in mente la pienezza. La pienezza emotiva.
Un sorriso. Antonia.