
Seduta in una stanza vuota a
parlare d’amore tutto comincia a muoversi, il divano cammina, il porta
indumenti fa ballare le grucce a suon di musica, la testa gira. Venti secondi
di panico in cui il cuore ti sale alla gola, le farfalle volano libere fuori
dallo sterno e la pelle rabbrividisce invasa dalla percezione di freddo che
pare durare in eterno. È un terremoto. Tutti fuori. Tutti dentro. Tutti senza
capirci nulla.
A un decennio dall’inizio del nuovo
millennio il vero sisma è quello delle relazioni. Storie che non vogliamo
chiamare tali, i fidanzati non esistono più e con loro nemmeno i compagni, i
morosi, i patners e non parliamo poi dei mariti (esiste ancora nel vocabolario
questa parola ?). Le persone vanno avanti per la loro strada, ognuno ha vissuto
una catastrofe sentimentale segnandone l’esistenza e proprio per questo il
verbo “impegnarsi” è stato bandito dalla lingua italiana. Il tempo è sempre
troppo poco, non vogliamo nessuno nel nostro letto e a una dichiarazione
d’amore rispondiamo malamente come se qualcuno avesse insultato nostra madre. Non
ci sono regole, non una parola di troppo, non una carezza, un cenno di affetto,
non più pensieri scritti su foglietti o sorprese fatte sotto casa. Non esiste
più mandare i fiori se si litiga, scusarsi fino a perdere il fiato o dispensare
promesse di comportamenti migliori. Al massimo ci arriva un messaggio gelido
via facebook o un sms che lascia il tempo che trova e che spesso viene
cancellato senza leggere. Ma dove siamo arrivati, la terra sotto di noi trema
mentre ad altezza cuore si forma una crepa, l’ennesima, che ferisce e lo divide
in due, tre, quattro pezzettini. Cadono i mattoncini, la polvere si alza, da
sotto le macerie si ergono bandierine bianche in segno di pace, ma che pace?
Risalgo in macchina, io la Capre e un
amico. Sono impaurita. Il telefono squilla insistente. Mi sento come se fosse
l’ultimo giorno prima della fine del mondo. Io di fronte a un bivio. Al bivio
che mi mette al palo. Si quel palo che mi si conficca lento nel petto. Quello
che mi fa accorgere che ho trentacinque anni. Guardo nascere l’alba di un nuovo
giorno che non so se arriverà alla fine. Vedo la gente che dorme sulle auto con
i bambini. Negli occhi abbiamo il terrore ma non sono sicura che sia solo una
questione di assestamento sismico. Forse la terra ci sta punendo, punendo
perché abbiamo smesso di amarla.
L’unica cosa che ti cambia la vita
è l’amore. Blue e la terra lo sanno bene.
Il parallelismo tra il terremoto di fuori e quello di dentro, è calzante e poetico.
RispondiMi sono incantata a leggere, specie quando hai scritto: "Le persone vanno avanti per la loro strada, ognuno ha vissuto una catastrofe sentimentale segnandone l’esistenza e proprio per questo il verbo “impegnarsi” è stato bandito dalla lingua italiana. Il tempo è sempre troppo poco, non vogliamo nessuno nel nostro letto e a una dichiarazione d’amore rispondiamo malamente come se qualcuno avesse insultato nostra madre. Non ci sono regole, non una parola di troppo, non una carezza, un cenno di affetto, non più pensieri scritti su foglietti o sorprese fatte sotto casa. Non esiste più mandare i fiori se si litiga, scusarsi fino a perdere il fiato o dispensare promesse di comportamenti migliori. Al massimo ci arriva un messaggio gelido via facebook o un sms che lascia il tempo che trova e che spesso viene cancellato senza leggere."
E' incredibilmente, tristemente vero. E io lo sapevo già che era vero, ma è come se vederlo scritto mi avesse aperto gli occhi e fatto prendere coscienza di qualcosa che, da tempo ormai, mi aleggiava sotto il naso.
Proprio recentemente ho reagito ad una dichiarazione con rabbia quasi, come se mi avesse offesa o voluta ferire.
Perché siamo diventato così emotivamente indisponili? Perché ci siamo chiusi così tanto?
Un sorriso. Sempre tua, Antonia.
Io invece mi sono incantato con la frase: "Sono posseduta da una “diavolica senzazione” che abbisogna di essere esorcizzata."
RispondiAtari Juggernaut