Sono nata in un piccolo paesino della bassa mantovana lungo
il cammino Matildico. Sono stata battezzata nel complesso Polironiano disegnato
da Giulio Romano, ho giocato tra le colonne di Palazzo Te e mi sono rifugiata
nella Sala di Amore e Psiche quando volevo sorridere delle scene erotiche che
raccontavano le avventure della favola di Apuleio. Sono nata in un piccolo
ospedale di periferia, mentre a Bologna c’erano le lotte studentesche e Deleuze
teneva conferenze al Dams. Mi ha tirato fuori dalla pancia della mia giovane
mamma (aveva compiuto da due mesi quindici anni) un medico bellissimo di
colore, tale Lalanne, che incontrai vent’anni dopo durante una visita
ginecologica. Sono sempre stata una bambina solitaria, amavo andare in
bicicletta sugli argini e rifugiarmi nelle case abbandonate ai bordi dei fiumi.
Mi rinchiudevo interi pomeriggi nei miei pensieri scrutando le fronde degli
alberi che venivano accarezzate dal vento. Rubavo i fichi e le more, andavo a
caccia di cachi e mangiavo pannocchie. Mi facevo la doccia sotto il getto che
innaffiava i campi e bevevo l’acqua dalle fontane dei paeselli che attraversavo
con la mia due ruote. Avevo otto anni la prima volta che scrissi i miei
desideri su un foglio e otto e mezzo quando capii cosa volevo dalla vita e cosa
avrei fatto da grande. Su quel foglietto, ancora custodito nella mia scatola
dei ricordi, scrissi che sarei stata una donna felice, che avrei girato il
mondo occupandomi d’arte e di cucina e che mai e poi mai avrei permesso a
qualcuno di farmi del male. Su quella carta ormai ingiallita, decisi di
scrivere il mio futuro, visualizzando il mio domani. Era un impegno che
prendevo con me stessa, fuori dalla sofferenza della separazione dei miei
genitori, dall’allontanamento di mia sorella e dalla crisi esistenziale che mi
si era presentata così presto.
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domenica 24 novembre 2013
Per fortuna che le bambine difficile diventano donne difficili
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martedì 23 luglio 2013
Mantova, Palazzo Te e la favola di Amore e Psiche specchiata nel pavimento di Alfredo Pirri
Quando ci
accostiamo a un’opera d’arte, senza altri interessi se non quello di sentirla il più intensamente possibile,
oltrepassiamo i limiti di ciò che non possiamo sapere, i limiti della nostra ragione. Secondo Kant e i romantici,
l’artista gioca liberamente con la sua facoltà conoscitiva e secondo Schiller, la
sua attività è come un gioco ed è solo quando l’essere umano gioca che diviene
libero perché è lui a creare le proprie leggi.
![]() |
Palazzo Te |
Giulio Romano ha
giocato sempre, ma soprattutto lo ha fatto, creando il palazzo del Te, la sfarzosa residenza di
Federico Gonzaga, costruita tra il 1526 e il 1534 sostituendola a una scuderia.
Un monumento singolare esente da limitazioni di carattere pratico e tecnico in
quanto Giulio aveva a disposizione mezzi i economici elargiti dalla famiglia
Gonzaga e la disponibilità da parte di Francesco che apprezzava la poliedricità
Giuliesca di essere architetto, artista erede di Raffaello e consigliere sulle
scelte della fastosa corte gonzaghesca. Una sede che non solo ha visto brillare
una dinastia sotto il profilo architettonico e artistico ma che ha avuto grandi
albe anche nella cucina dominata dalla personalità dello chef Bartolomeo
Stefani che, nel XVII secolo, scrisse un importante trattato di cucina in cui
faceva notare come gli alimenti non fossero mai “contro stagione”.
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venerdì 15 giugno 2012
Beyond the earthquake
Mi sono assentata volutamente dal mio blog.
Ho deciso di prendermi una pausa per osservare il mondo e per riflettere su ciò che mi stava intorno. Ho pensato che era meglio impormi il silenzio di alcuni giorni per capire cosa veramente volessi da questo momento della mia vita, ma soprattutto per dare una classifica alla scala dei valori e mettere sul podio le cose più importanti per creare il mio futuro. Stasera una domanda mi sorge spontanea. Cos’è il futuro? Nel lungo cammino della vita pensiamo continuamente al futuro credendo che questo sia lontano anni luce da noi, lo agogniamo non rendendoci conto che lui è già qui di fronte, ci aspetta e poi ci oltrepassa, ci guarda e poi ci prende in giro, ci urla e poi la sua voce diventa eco impalpabile e scompare negli angoli nascosti della memoria. Il futuro è tra noi, è il sogno di un lavoro perfetto, di un amore sospirato, di una famiglia felice. È la veloce sensazione che ci fa attendere ciò che pensavamo non arrivasse mai, è la rarefatta speranza che un giorno possa accadere qualcosa che cambi le sorti della tua esistenza, è una strana utopia che raggiungi in un attimo pensando che quell’attimo fosse lontano.
Ho deciso di prendermi una pausa per osservare il mondo e per riflettere su ciò che mi stava intorno. Ho pensato che era meglio impormi il silenzio di alcuni giorni per capire cosa veramente volessi da questo momento della mia vita, ma soprattutto per dare una classifica alla scala dei valori e mettere sul podio le cose più importanti per creare il mio futuro. Stasera una domanda mi sorge spontanea. Cos’è il futuro? Nel lungo cammino della vita pensiamo continuamente al futuro credendo che questo sia lontano anni luce da noi, lo agogniamo non rendendoci conto che lui è già qui di fronte, ci aspetta e poi ci oltrepassa, ci guarda e poi ci prende in giro, ci urla e poi la sua voce diventa eco impalpabile e scompare negli angoli nascosti della memoria. Il futuro è tra noi, è il sogno di un lavoro perfetto, di un amore sospirato, di una famiglia felice. È la veloce sensazione che ci fa attendere ciò che pensavamo non arrivasse mai, è la rarefatta speranza che un giorno possa accadere qualcosa che cambi le sorti della tua esistenza, è una strana utopia che raggiungi in un attimo pensando che quell’attimo fosse lontano.
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domenica 20 maggio 2012
Paralisi emotive e terremoti dell’anima.
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venerdì 30 dicembre 2011
Il Natale, il tortello mantovano e l’Era dell’Acquario.
Un anno incredibile pieno di emozionanti
avventure sta per andarsene lasciando posto al suo vicino. Cosa ci riserverà
questo nuovo periodo, quali vicissitudini ci si presenteranno, quali
trepidazioni vivremo, quanti amori conosceremo, quante pulsazioni faranno
battere i nostri cuori. Il 2011 si lascia alle spalle un anno di lavoro
intenso, una corsa contro il tempo, una manciata di ricordi indimenticabili e
un esercito di pianti sul cuscino. Questo vecchio anno mette da parte le
amicizie fasulle, le menzogne raccontate, i sorrisi finti, le mani bucate e
perché no, anche la sofferenza degli amori perduti. Ogni volta che siamo in
prossimità di questa data io penso che qualcosa possa cambiare ma la verità è
che il cambiamento non debutta oggi, il rinnovamento è gia iniziato da un po’.
Si sente nell’aria un odore mai sentito, una nota di canzone mai udita, si
assapora una spezia mai gustata e si vedono opere d’arte mai conosciute.
Prepariamoci è in arrivo l’Era dell’Acquario e non risparmierà nessuno.
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venerdì 28 ottobre 2011
Regina di cuori_ La Capreccion
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lunedì 1 agosto 2011
Vagina, amica mia dove sei? DORMI...?
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