Sono nata in un piccolo paese di provincia, allora c’era anche l’ospedale e mia madre mi ha dato alla luce a15anni, un medico di colore, raro per quell’epoca ha assistito la mia baby mamma, un parto cesareo difficilissimo e molto travagliato. Era una calda giornata di fine maggio, le rose erano già sbocciate e nell’aria si poteva sentire il profumo intenso che emanavano, nei fossi si scorgevano le viole che si mescolavano alla dolce e inebriante essenza dell’erba dei campi della bassa mantovana. La mia famiglia era talmente povera da non avere nemmeno il bagno in casa, di notte facevamo la pipi nel vasino e prima di andare a nanna in inverno dovevamo mettere il “prete” con le braci calde perché il riscaldamento non esisteva. Dormivamo tutti insieme nella stanza dei nonni, io Cry, Capre, mio cugino Gregory e a turno altri nipoti, poi ci è stata data una stanza supplementare perché eravamo diventati troppi e i letti erano sempre quelli. Alla mattina a scuola e poi tutto il giorno a giocare nella corte aspettando l’ora di cena, quando ci riunivamo tutti e io sedevo alla sinistra del nonno, ero l’unica a poter bere il brodo con il vino nella scodella, ero la più grande, la più ascoltata, la più brava a scuola, la più giudiziosa, ero quella che aveva il peso di ciò che combinavano gli altri, la responsabilità se creavano danni, se non facevano i compiti, e se sprecavano quel pochissimo cibo che avevamo a disposizione per fare merenda: mezza rosetta di pane con la mortadella, perché costava poco. Bimba prodigio, con un’occhialino rosso che contornava il mio faccino saccente, capelli rossi e tante lentiggini, non proprio un mostro di bellezza, ma sicuramente un caterpillar in tutto ciò che facevo. Ero la prima, sempre in tutto, qualsiasi materia a parte matematica che sinceramente l’ho sempre odiata (a che serve poi..) il mio primo computer l’ho preteso a 7 anni, il mitico commodor 64, ero troppo intelligente perché me lo negassero. Tutte le bambine della mia età giocavano con le Barbie, io andavo a vedere i dipinti nelle chiese della zona, leggevo in continuazione e sapevo già cosa avrei fatto da grande. In quel periodo soffrivo di crisi di nervi perché ero una bambina nei panni di una adulta, ora soffro di crisi di nervi perché sono un’adulta che vorrebbe tornare a vestirsi con le scarpe rotte e i codini in testa, vorrebbe ritornare a sognare e vorrebbe prendersi il tempo per vestire le bambole che non ha mai conosciuto. Solo libri, studio, appunti e scrittura…si perché io ho sempe scritto molto, di tutto di tutti e se anche mi mancava la carta perché non avevo i soldi per comprarla io scrivevo con i sassi sull’asfalto, con un legnetto sulla terra…scrivevo perché era l’unico modo per non impazzire era l’unico modo per diventare quella che sono.
Sono cresciuta, la mia vita è cambiata un po’, io in realtà sono solo diventata un po’ più grande, con un po’ più d’esperienza, un po’ più di diplomazia, ma in fondo sono sempre la stessa, sempre quella ragazzina alla quale tutti chiedevano i consigli per i compiti in classe, quella che dava mezza merenda alla sua compagna di banco, quella che di fronte a un bocciolo di rosa ne ha sempre respirato a larghi polmoni il profumo. Alle superiori ero Minerva, dea della caccia e della sapienza perché avevo la tenacia di un guerriero e l’avidità di sapere di un ricercatore. Mi rispecchiava molto questo ruolo, me lo avevano dipinto addosso e a volte venivo anche derisa per la mia troppa conoscenza e per il mio carattere estremamente determinato e duro. Ero già bellissima a 14 anni, una teenager con capelli ricci, occhi azzurri tutta tette e culetto in fuori, ma in realtà io non mai pensato troppo alla mia bellezza, il mio cervello era molto più importante, mi avrebbe portato lontano, forse anche troppo, a volte l’ignoranza è meglio per affrontare la vita, se non sai nulla non ti può toccare nulla, se ignori il mondo ti scivola addosso.
Oggi ho 33anni, una laurea in storia dell’arte, un master in arti visive fatto in due paesi diversi dal mio, tre lingue e la quarta in arrivo. Faccio il lavoro che ho sempre voluto fare e scrivo per hobby.
Sono carina, un corpo da 18enne vestito con l’eleganza della maturità, un viso magro e pulito non segnato dal tempo, merito anche di un buon chirurgo. Ho acquisito stile e sicurezza, portamento e classe. Sono diventata una donna, una donna Vera.
La mia vita è davvero perfetta non la cambierei con nessun altra, ciò che mi ha portato qui è stata la tenacia di uscire dalla fame e dalla mediocrità di un paesello di provincia, il voler dimostrare che anche una ragazzina povera può farcela
. Vivo in una casa di 130 metri nella zona più fashion della città, una casa con il riscaldamento, il bagno e tante stanze dove poter danzare nei momenti di sconforto mentre ascolto Seu Jorge. Qui ho tante cose che non avevo prima, ho un letto imbottito rosso, delle magnifiche sedie Philippe Stark e un divano IKEA per gli ospiti. Ho un Mac tenuto come un trofeo sulla scrivania che mi permette di lavorare, e una bellissima collezione di opere d’arte comprate durante i miei innumerevoli viaggi in giro per gallerie. Mi manca solo una cosa che ora non ho più. Mi manco io.
TO BE CONTINUED…