
Agosto di cavalli di razza
che si vedono all'arrivo. Nel senso che, giunti alla fine, al traguardo, al
capolinea, aquellochecazzovipare, bisogna stare a vedere com'è che si rimettono
in corsa, e si lanciano nuovamente al galoppo.
Agosto che mi devi portare
bene. O, almeno, mi devi portare. Da qualche parte. Una qualunque. Basta che mi
porti. L'immobilità mi manda al manicomio. Agosto di coraggio preso a due mani.
E di prese di posizione. Perché va bene tutto. Tranne le prese per il culo. Per
quelle, abbiamo già dato. Abbi pazienza. Agosto che, col caldo, ci si deve
spogliare non soltanto dei vestiti: via pure le maschere, le bugie che
feriscono, gli inganni che fanno lo sgambetto alla fiducia. E quella, povera,
inciampa. Agosto senza saldi. Senza sconti di onestà.
Agosto che un vincente
trova sempre una strada. Un perdente una scusa. Agosto di punti di rottura. Non
più di sutura. Ho finito ago e filo. Adesso è dentro. O fuori. Agosto senza
scuse.
(Antonia Storace da Il giardino dei ciliegi)