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martedì 1 luglio 2014

Sai divulgare un segreto? Sussurralo al letto


E poi ti ritrovi a scrivere. Come sempre, bulimicamente assetata di parole, affamata di quell’urgenza che solo la scrittura sa colmare. Dipendente da quel foglio bianco che vuoi riempire.
Raccontare certe cose non è facile. Ma raccontarle quando le hai passate è una liberazione. Un inno alla vita. Si, perché la vita ti ha premiato con la vita, ti ha regalato quella felicità che si prova solo quando riesci ancora a rialzarti esclamando ce l’ho fatta. Lo sto scrivendo dalla mia scrivania e non più dal mio letto.

C’era una volta una bambina. Una bambina che ha fatto le scale per diventare grande. Una bambina che contava sempre quei ventuno scalini per arrivare in cima o per raggiungere la base di quelle scale che le sembravano sempre troppo ripide, sia verso l’alto che verso il basso. Una bambina diventata grande in un soffio di vento, lento oggi, un’eternità che non si consumava mai, allora. Il tempo che vivi da bambino è cementato. Non passa mai. Da grande, lo stesso tempo, è frusto. Rapido. Feroce. È come un tuono. Il tempo di ora, è un tempo alla velocità della luce. Tic. Tac. Il tempo di un bambino, è un tempo che suona le campane di mezzogiorno del sabato prima di Pasqua. Din Don. Din Don. Din Don.